sixty

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«Hai una penna?» bisbigliai ad Alice, seduta al banco dinanzi a me.
Eravamo in classe, dove tenevamo lezione almeno una volta a settimana. Questa di oggi, la condusse la Bernardini parlando di due ballerini di danza classica. La ragazza, si allungò con un braccio e afferrai la penna dalle sue dita. Presi appunti, perché sicuramente la maestra, o Maria stessa, ci avrebbero fatto delle domande. Scrissi velocemente, cercando di menzionare più dettagli possibili. Noi ballerini eravamo più interessati, rispetto ai cantanti che sembravano dormire in piedi. Eppure erano solo le nove del mattino.
«Rodolfo Valentino è un ballerino, attore italiano.. icona, sex symbol e latin lover» disse la donna, ed io continuai ad appuntare.
Sentii una mano portarmi i capelli dietro l'orecchio, che mi coprivano la vista, e quando alzai lo sguardo vidi Alex con un piccolo sorriso sulle labbra.
Sorrisi anch'io, distogliendo lo sguardo dal suo, perché altrimenti non avrebbe fatto altro che distrarmi. Infatti, quando la lezione terminò, non perse tempo a punzecchiarmi con l'indice il braccio.
«Ti sbrighi?»
«Ho finito, aspetta» scrissi l'ultima frase, mentre sentii uno sbuffo uscire dalla sua bocca.
Misi il quaderno nello zaino verde e seguita da lui, mi alzai. Prima che tutti potessimo uscire, la voce della conduttrice richiamò noi ballerini.
«Tocca a voi con la classifica» disse, spiegandoci che saremmo dovuti entrare negli studios per votare. Uscimmo dalla stanza-classe, per poi dirigersi in sala relax, privandoci degli zaini. Lanciai uno sguardo ad Alex, per poi recarmi nella sala quattro. Su un piccolo bancone, era già posto un foglietto numerato. In ognuna di quelle posizioni, ci sarebbe dovuto stare il nome di un ballerino, tranne quello del sottoscritto. Più o meno, avevo le idee chiare e pulite. Quindi, senza alcuna ombra di dubbio, iniziai a scrivere la mia classifica.
Quando uscii per riprendere il borsone, vidi Alex seduto sul tavolo intento ad aspettarmi.
«Fatto?» domandò, facendomi segno di avvicinarmi.
«Mh, mh» annuii, mettendomi tra le sue gambe.
Appoggiai le mani su di esse, strofinandole sul tessuto del suo jeans.
«Hai paura?»
«Poca, a dire il vero. Non penso di essere così male, non sono nemmeno stata giudicata tale dagli altri, quindi non saprei» dissi.
«Lo dici per scaramanzia? Perché sei la miglior ballerina qui dentro» disse lui.
«Non lusingarmi, Alex» scherzai, facendogli spuntare le fossette.
«Lo farò spesso, quindi abituati. Chi credi che ti abbia votata come la più sensuale, durante quel giochetto in puntata?» mi guardò ovvio.
«Davvero?» risi; «credevo che non ti piacessero i giochi» dissi.
«Gli ormoni hanno parlato per me» fece spallucce; «e i giochi continuano a non piacermi, a meno che non parliamo di quelli che abbiamo già sperimentato» ammiccò, portando le sue mani sulle mie natiche. Sussultai leggermente, mordendomi il labbro inferiore. Feci scorrere le mie mani dalle sue gambe, al di sotto della sua felpa.
«Sei di ghiaccio, V.» sussultò, facendomi ridere.
Percepii i suoi addominali contrarsi, un po' dal freddo dei miei palmi, un po' per l'eccitazione.
«Andiamo in casetta» mormorò, ad un centimetro dalle mie labbra.
Scossi la testa negando; «non possiamo» dissi.
«Perché?»
«Perché devono consultare la classifica, Alex» disse una voce, quella di Maria.
Presa dallo spavento, mi staccai dalla sua figura, ricomponendomi e schiarendomi la gola.
La conduttrice se la rise, mentre Alex era mezzo imbarazzato cimentato a sistemarsi il ciuffo.
«Sì, mh, infatti scherzavo» cercò di trovare una scusa il ragazzo.
«Certo, come no» disse la donna.
Lui, nel frattempo, si alzò dalla superficie per poi mettersi dinanzi a me.
«Facciamo finta che io non abbia visto nulla»
«Avrai visto chissà quanto invece, Maria. Non parlo di adesso, ma in generale» mi imbarazzai.
«No, tranquilla. La vostra privacy la considero tale. Non ho visto niente di ciò che pensi» mi rispose.
«Chiediamo venia» disse, ironicamente, Alex.
Lo guardai, assottigliando gli occhi, come a volergli dire che il suo senso dell'umorismo non serviva a niente, ora come ora.
«State bene, voi due?» ci chiese poi.
«Io sto bene, tu?» mi domandò.
«Lo sai cosa intendeva» gli colpii il braccio.
«La smetti di colpirmi?» mi bloccò per i polsi.
«Sei esagerato»
«Mi fai male»
«Ma se indossi un giubbotto imbottito che sembra un paraurti» sbottai.
«Non penso che a Maria interessi di cosa è fatto il mio giubbotto» puntualizzò, ed io alzai gli occhi al cielo. Aveva sempre la battuta pronta.
Ma la donna, di cui sentivamo solo la voce, non fece altro che ridere divertita.
«Troverete mai un punto d'accordo?» ci chiese.
«No» risposi io.
«Sta mentendo» disse Alex.
«Sei in vena di scherzare, stamattina?» domandai guardandolo, e lui annuì con mezzo sorriso.
«Noi siamo d'accordo nei nostri disaccordi, non credi?» domandò, avvicinandosi a me.
«Alla fine vi ritrovate sempre, no?» disse Maria.
Con le nocche della sua mano, mi accarezzò la guancia, sorridendo appena. Aveva una faccia da schiaffi, ma mi piaceva da morire.
«Sì-» sussurrò; «ci ritroviamo sempre» mi lasciò un bacio sulle labbra.
Mi staccai, sentendomi a disagio, nonostante fossimo soli sapevo che Maria ci stesse guardando e che, molto probabilmente, non era sola.
«Vi lascio andare. Ti aspetto in casetta, Va', così vediamo la classifica» mi disse, prima di staccare.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora