ALEX'S POV
A svegliarmi quella mattina furono delle ciocche di capelli scuri che mi si appicciarono in faccia. Tentai di spostarli senza svegliare la ragazza al mio fianco ma, non appena mossi un braccio, la vidi sospirare leggermente. Cercai di alzarmi su un gomito, guardandola da sopra: aveva le guance arrossate per il sonno, i capelli scompigliati e mezzo viso coperto dal piumone azzurro del mio letto. Sorrisi appena, pensando a quanto carina fosse adesso e che, se solo glielo avessi detto, lei non ci avrebbe creduto. Perché lei era fatta così, aveva poca autostima di se stessa, ed il mio obiettivo era quello di farle capire quanto in realtà lei valesse. Ma V. aveva una testa dura come il cemento, e la sua testardaggine mi colpiva ogni volta. Un po' come la mia nei suoi confronti. Non sarei mai riuscito a capacitarmi del fatto che due casini come noi avrebbero trovato un punto d'incontro. Questo è il bello dell'imprevisto. Non ti aspetti nulla, ma quando accade.. ti arriva dentro ed è difficile che vada via. Come quella macchia di profumo che si spruzza la mattina prima di uscire, per poi restare incisa sul collo come un tatuaggio. Ma V. era uno di quei tatuaggi privi di dolore, uno di quelli che ti faresti altre cento volte ancora, senza mai pentirtene.
Mi avvicinai cautamente verso di lei, lasciando un piccolo bacio nei suoi capelli profumati di vaniglia. Il suo respiro era leggero, così come il tocco della sua schiena contro il mio petto. Lanciai un'occhiata alla sveglia sul comodino di Luca, che segnava le otto del mattino. Sapevo che lei avesse lezione alle nove, ed io pure. Per questo avevamo deciso di dormire insieme, così da svegliarci in contemporanea. Beh, in realtà, condividere lo stesso letto sembrava essere diventata un'abitudine. Un'abitudine che non mi dispiaceva affatto, se mi bastava a tenerla vicino. Priva di vestiti ancora meglio. Ma non era questo il caso, dato che Luca e Luigi erano già in stanza prima che giungessimo noi. Dunque, la puntata che si è tenuta ieri sarebbe stata ripresa tra una settimana, e quasi potevo definirmi curioso di cosa si sarebbe mostrato nel mio percorso. In quello di V, mi sorpresi nel vedere anche me, perché in quattro mesi Maria non ha mai messo voci veritiere sulla nostra storia. Dopo tutto quello che è successo, sarebbe un casino anche definirci. Un continuo susseguirsi di alti e bassi, di piacere e disillusioni. Ma rifarei tutto se il finale mi porta a quello che siamo adesso.
Troppo romantico, forse, lo so. Lo sono sempre stato, un eterno patito d'amore. Non ci ho mai capito fino a fondo, il dare e l'essere ricambiati era qualcosa a me sconosciuto. Qui ho avuto modo di venirne a contatto, con lei. L'ho visto nei suoi occhi, quel brivido percorrerla nello starmi vicino, il suo parlarmi di sé, la fiducia che ha riposto nei miei confronti seppur non conoscendomi del tutto. Ho percepito la sua paura e tutta la sua delusione quando mi sono avvicinato ad un'altra, lì ho capito quanto, in fondo, tenesse davvero a me. Sono piccoli gesti che ho imparato ad apprezzare. Perché solo un bel corpo non mi sarebbe mai bastato. Questo non vuol dire che mi dispiaccia, anzi, lo trovavo bello da far paura. Forse, non c'era minima cosa che non mi piacesse di lei. A partire dai suoi occhi, alle labbra carnose, a ogni singola curvatura del suo corpo. E amavo terribilmente vederla fremere sotto il mio tocco ogni qualvolta che la sfioravo, anche per sbaglio, perché sottintendeva tutta la voglia che aveva di me. Così come la voglia che nutrivo io di averla sempre mia. E ho odiato quel periodo in cui tutto è andato storto. Quel suo netto distacco verso di me mi ha strangolato fino a farmi perdere fiato. Tutto a causa mia. Me ne sono pentito, da morire. Perché è stato uno stupido errore che sapevo bene sarebbe successo. Cosmary ha sempre nutrito un forte interesse, seppur estetico, per me. E sapevo che mi avrebbe baciato per scopo personale. Ho ricambiato, sì, so benissimo di averlo fatto. Ma questo non ha fatto altro che darmi certezza su ciò che voglio veramente.E tutto ciò che voglio è proprio qui al mio fianco.
«V, svegliati, abbiamo lezione» mormorai al suo orecchio, avvicinandomi di poco.
Le appoggiai una mano sulla spalla, intento a scuoterla così che potesse rendersi conscia.
«Faremo tardi» continuai.
Si spostò leggermente, mugolando qualcosa di incomprensibile, appoggiando inconsapevolmente il suo sedere sul mio basso addome. Sospirai, mordendomi l'interno guancia, tralasciando quel gesto.
«Cinque minuti, per favore» mormorò.
«Alza il bellissimo culo che ti ritrovi, perché altrimenti questi cinque minuti ne diverranno quindici» dissi.
Si voltò completamente verso di me, incorniciando i miei occhi con i suoi ancora assonnati. Se li strofinò con le mani, per poi sbadigliare. Si mise a sedere, portando i capelli su una sola spalla, com'era solita fare e che a me piaceva tanto. Le pizzicai il fianco con le dita e lei torse il busto per guardarmi.
«Tu non hai sonno?»
«Ho dormito abbastanza» dissi.
Sbuffò, alzandosi, dandomi completa visione del suo minuto corpo coperto dal pigiama. Mi alzai anch'io, seguendola in bagno. Prese il suo spazzolino che, ormai, passava più tempo in questo bagno piuttosto che nel suo. Ci lavammo faccia e denti e insieme, uscimmo da quelle mura.
«Non mi dai il buongiorno?» domandai, mentre era sull'uscio della porta. Mi guardò come se avesse commesso un reato grave, e si avvicinò a me prontamente. Mi lasciò un bacio sulle labbra e chiusi gli occhi gustandomelo al meglio. Le appoggiai le mani su entrambe le guance, per tenerla stretta a me, e tentai di approfondire quel bacio a stampo. Schiuse le sue labbra, concedendo alla mia lingua di stare con la sua. Le sue piccole mani si intrufolarono al di sotto della mia maglia grigia, e sussultai al suo tocco freddo. La pressione delle sue mani si fece più evidente, e sorrisi sulle sue labbra a quel gesto. Una costante voglia di sentirmi vicino, desiderio di un contatto fisico concreto. Avrei voluto dirle che la pensavo in egual modo, e che anche io spesso nutrivo timore che tutto fosse solo un creato della mia immaginazione. Ma eravamo qui entrambi, a toccarci e baciarci. Non avrei voluto smettesse mai. Ma l'orario delle lezioni si faceva più vicino, e dovemmo quindi staccarci. Le lasciai un ultimo bacio sulla fronte e fece per andare in camera a cambiarsi. Io, dopo aver indossato una tuta nera, andai in cucina per fare colazione. Riscaldai del latte velocemente, accompagnandolo con dei biscotti. Vidi entrare Carola e Cosmary, ognuna andando in direzioni diverse: la prima sul divano, la seconda di fronte al mio sgabello. Ci lanciammo uno sguardo passivo, senza espressione, e mi andava bene. Non avrebbe avuto senso continuare a stare al suo gioco. Non avrebbe avuto senso niente di noi. Il suo avvicinamento ha solo causato l'allontanamento di un'altra. Ed è forse stato uno dei periodi più brutti che abbia mai vissuto. Quando la figura di V. si parò dinanzi ai miei occhi, fece per sedersi accanto a me, rubando dei biscotti dal pacco aperto.
«A me non va più» dissi, trascinando la mia tazza verso di lei.
Mi guardò stranita, e con gli occhi le dissi che avrebbe potuto berlo lei. Fece spallucce e, senza farsi troppe domande, lo bevve. Il tutto sotto lo sguardo dell'altra ballerina, che dopo un po' andò via. Ci alzammo anche noi, intenti ad indossare i nostri rispettivi giubbotti, per poi uscire dalla casetta. Il vento ci soffiò contro, e risi nel vedere i suoi capelli svolazzare in aria. Lei, fingendosi offesa, mi diede una spallata che mi fece quasi barcollare. Ricambiai, ma a differenza sua, io riuscii a farla andare oltre il margine del marciapiede.
Ridacchiai, mentre lei si spaventò per l'essere quasi caduta. Mi guardò male, ma non riuscivo a smettere di ridere. Pensando al passato, ridere in questo modo con una ragazza, per me era un paradosso. Lei riusciva a cacciare fuori la parte migliore di me. Quella che ho sempre nascosto, quella che a volte riesco ad introdurre nel testo di una canzone. Ma i rapporti sociali mi hanno sempre quasi spaventato. Con lei mi riesce facile. Possiede l'ingrediente segreto capace di attirare completamente Alessandro Rina. E nessuna ci è mai riuscita.
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DIFFERENT | Alex Wyse
Fanfic"Il mio stupido cuore aveva scelto, stupidamente, te" Dove il bianco incontra il nero. La fusione di due bolle e mondi diversi tra loro, che creeranno una storia d'amore completamente incasinata. Lei, con solo la danza nella testa. Timida, delica...