fourty-one

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«Che ne pensi con questa tonalità?» mi chiese Alex, facendo riferimento alla canzone assegnatagli da Anna Pettinelli. Eravamo entrambi seduti sulla panchina all'esterno e gli feci compagnia, non avendo lezione.
«Non me ne intendo, ma per me andava bene» dissi, stringendomi nelle spalle.
«Poi me lo fai un sorriso?» domandai divertita, portandogli le braccia al collo.
«No» rispose, mostrando però le sue fossette.
Girò il volto e me lo ritrovai a pochi centimetri di distanza. Sorrisi anch'io, istintivamente, mentre portò le labbra sulle mie.
«La Pettinelli non aspetta altro» scherzai, ma lui non volle starmi a sentire. Mi portò una mano sulla guancia e continuò a lasciarmi dei piccoli baci che mi fecero ridere.
«Alex» mormorai.
«Parli-» mi baciò; «troppo» mi baciò un'altra volta.
Fece per staccarsi e rise nel vedermi imbarazzata. Non ci eravamo mai esposti così tanto, di mattina, dove chiunque avrebbe potuto vederci.
«Ritorniamo alla canzone» disse, cambiando argomento.
Roteai gli occhi al cielo, e lui iniziò a canticchiare. Lo guardai attentamente, mentre teneva lo sguardo fisso dinanzi a sé. Quasi non ci credevo che uno come Alex, abbia baciato una come me.
Una come me.. mi definì così in una delle nostre tante conversazioni. Stavamo parlando di come sia stato impossibile, per lui, che io non avessi mai avuto una relazione. Chissà che immagine ha di me, me lo chiedo spesso. Perché con 'una come me' io intendo noiosa, orgogliosa e fin troppo insicura. E non volevo che lui pensasse questo di me.
Sentii improvvisamente una giacca calda posarsi sulle mie spalle, era sua.
«Tremavi»
«Non ce n'è bisogno» dissi io.
«Ah, V, non essere testarda» sospirò.
«Non sono testarda» ribattei.
«Certo che lo sei» disse lui, accomodandosi meglio nei cuscinetti arancioni.
«No»
«Vedi? Stai continuando»
«Non sono-» feci per parlare.
«Va bene, va bene. Non lo sei, capito» mi interruppe, scuotendo la testa divertito.
Non risposi, mi chiusi meglio nella sua giacca marrone e lui estrasse un foglio bianco dalla tasca del suo jeans.
«Cos'è?» chiesi.
«Bozzetto del nuovo inedito» rispose, rileggendolo.
Feci per sporgermi leggermente verso di esso ma, come mi aspettavo, lo ritirò dalla mia vista.
«Dai, Alex»
«Non ancora, non è finito» disse; «vorrei tanto fartelo leggere, ma non ora» continuò.
«Mh»
«Davvero, ci tengo tanto e- penso che ti piacerà» si voltò verso di me.
«Sicuramente» lo guardai; «sai che mi piace tutto ciò che canti, Alex» dissi.
«Mi lusinga, signorina Carillon»
«Chatillon» lo corressi.
«Fa lo stesso» ribatté ed io scossi la testa divertita al suo modo di pronunciare il mio cognome.
Venimmo interrotti dal cancello che venne aperto, mostrando la figura di Dario e Mattia appena rientrati da una lezione. Seguirono a ruota anche Nicol e Aisha.
«Oi, mi riferisco agli allievi della Celentano. Ci prepariamo che la maestra vuole vedervi» disse la voce metallica di Maria.
Io ed Alex ci voltammo nello stesso momento confusi, ed alzai le spalle non sapendo a cosa stessi andando in contro.
Feci per alzarmi, e gli scompigliai i capelli prima di entrare in casetta.
In camera, misi addosso dei leggings e un maglioncino stretto che mi tenesse al caldo. Passai di colpo verso la camera azzurra e appoggiai il cardigan marrone di Alex sul suo letto.
«Siete pronti?» domandò Carola, una volta in cucina. Io e Cristiano annuimmo, iniziando ad uscire nuovamente in giardino. Cosmery, dopo cinque minuti, si degnò di raggiungerci.
Entrati in saletta, la maestra si presentò in compagnia di Andreas.
«Buon pomeriggio» disse quest'ultimo, iniziando a spiegare il perché fossimo tutti riuniti lì.
Su richiesta della Celentano, avremmo dovuto eseguire una lezione di hip hop in contemporanea.
«Se riuscissimo a lavorarci bene, potremmo anche mettere su una coreografia di gruppo» disse il ragazzo. Vidi Cristiano entusiasta della proposta e ammisi che fosse davvero una bella idea. Fermo restando se fossi rimasta ad Amici.
Con il plexiglass a dividerci, iniziammo con l'eseguire i passi base - che io già imparai grazie alla coreografia con Christian -.
«Cosmery non ci siamo proprio» sbuffò la maestra, sedutasi sul pavimento della sala.
La ragazza, al mio fianco, si accasciò sulle ginocchia stanca.
«Fai tutto troppo ristretto» continuò la donna.
Cosmery annuì, cercando poi di riprovare e riprovare ancora. Anche noi altri fummo succubi di piccole ramanzine. Carola, ritrovandosi in uno stile a parte, si abbatté più volte. Cercai di confortarla, ma non bastava. Gli unici a riuscire, più o meno, nell'intento, fummo io e Cristiano.
Appena la lezione terminò, ci dirigemmo in sala relax. C'eravamo solo noi quattro e feci per prendere la mia giacca.
«Dai, Carola, non fare così» sentii dire da Cristiano. Mi voltai e li vidi seduti sulle gradinate. Mi avvicinai a loro e mi accasciai dinanzi alla ragazza. Le accarezzai i capelli, per poi alzarle il volto con la mano.
«Rovinerò tutta la coreografia» disse.
«Non succederà, Ca'. Ci siamo già passate e sei stata molto brava» dissi, facendo riferimento alla nostra coreografia con Serena.
«In ogni caso, possiamo provarla insieme» disse il ragazzo, trovando in me conferma.
Lei sembrò calmarsi, e insieme ci dirigemmo fuori dagli studios.
Cosmery si mise al mio fianco e sembrò intenzionata a parlarmi.
«Sei molto brava» disse.
Okay, questa non me l'aspettavo.
«Grazie, anche tu. Se ti ci impegni sai farcela»
Fece un sorriso di circostanza e si schiarì la voce.
«Posso chiederti una cosa?»
«Certo, dimmi» risposi, mentre attraversavamo la stradina.
«Tra te ed Alex c'è qualcosa?» domandò.
Quasi non mi strozzai con la saliva nel sentire quella domanda. Perché voleva saperlo? E cosa avrei risposto? Alex ed io non stavamo insieme, nonostante siano successe tante cose tra di noi. È complicato, a dirla tutta.
«N-No.. io ed Alex siamo amici» dissi, facendo la vaga. Certo, 'amici'. Amici che si toccano, amici che si baciano. Ma che stupida che sono.
«Oh, grande! Cioè- no. Nel senso che vi ho sempre visti così vicini e ho pensato che ci fosse stato qualcosa tra voi» disse.
Se solo sapesse..
«Quindi, ho strada libera?» domandò poi.
«Come, scusa?»
«Con lui, intendo» la vidi sorridere.
«Perché?» chiesi, stringendomi nella giacca.
«Hai visto quant'è bello?» si morse il labbro.
Certo che l'ho visto. Ma Alex era anche più di questo.
Mi limitai ad annuire, non sapendo come rispondere. Le piaceva, questo era certo.
Entrammo in casetta, io nel mio silenzio e lei tutta euforica sapendo di avere via libera.
Avevo creato un bel casino.
Ma non avrei potuto dirle di star ferma e non avvicinarsi a lui, essendo consapevole che, per l'appunto, Alex non fosse mio.
«Com'è andata?» fu proprio la sua voce a riportarmi coi piedi sulla Terra.
Feci per rispondere ma Cosmery mi anticipò.
«Bene, stiamo preparando una coreografia di hip hop con Andreas»
Lui annuì e si mise seduto su uno sgabello, dove c'era anche Elena.
Posò lo sguardo su di me e fece un'espressione confusa, come a chiedermi 'cos'hai?'
Scossi la testa, facendo un mezzo sorriso. Al solo pensiero che l'altra ballerina si sarebbe avvicinata a lui, mi fece aggrovigliare lo stomaco.
Come non detto, andò a sedersi accanto a lui e iniziò a parlargli di non so cosa.
Sospirai, andando in camera. Se vederli ballare insieme mi infastidiva, sapere che adesso ci avrebbe provato mi infastidiva ancor di più.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora