seventy-four

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ALEX'S POV

Ero sul punto di confessarle tutto, e ancora una volta non sono riuscito a farlo.

Luigi in puntata, durante la pausa, ha palesato pubblicamente la nostra relazione e sui social non si parlava d'altro. Tra video edit, foto, commenti, menzioni. Tutto incentrato su di noi, ma non fu una novità, in quanto questa situazione è stata dilungata per mesi. A me non creava peso, anzi. Nel vedere persone supportare un qualcosa che non è stato concretamente dimostrato, mi diede sollievo. V. è una ragazza molto stimata. Da quanto ho letto, viene apprezzata su vari punti di vista: chi per la bellezza, chi per la sua inarrestabile bravura nella danza, chi per la personalità. Seppure ci fossero soggetti rimasti agli avvenimenti con Christian, o quelli con Cosmary, la maggior parte non voleva altro che noi due, e la nostra felicità. E dopo tutte le molteplici incomprensioni che ci hanno turbato, era tutto ciò che volevo anch'io.

Mi trovai seduto sul divanetto sul retro, in compagnia di Luigi e Leonardo. Scrollai sulla Home di Instagram tra vari post, dopo aver trascorso una buona mezz'ora a telefono con un amico di infanzia. Se sapesse di me e V? In modo abbozzato, ma sì. Raccontai di lei a chi ritenessi più opportuno, e tra questi sicuramente rientrò mia sorella, che di dimostrarsi disinteressata non ci tenne proprio. Come già dissi, lei e V. sono in buoni rapporti, e in un modo e nell'altro riescono a tenersi anche in contatto. Nonostante le differenze di età, molti sono i punti in comune tra loro due, che le hanno permesso di creare un equilibrio. Come l'interesse per un libro, una serie televisiva, o la scuola. La mora si era anche resa disponibile nel dare lezioni private di inglese a mia sorella, negata in materia. Aveva tutta questa voglia di fare, che mi rendeva perplesso su come riuscisse a non stancarsi mai. Così come appuntava, sul promemoria della sua agenda, le lezioni da seguire. E ne erano tante, quasi più di quattro al giorno. Aggiungendo quelle con John Erik e quelle extra di latino e hip hop. Sarebbe arrivata sfinita al serale, e non era neppure iniziato. Questo suo continuo senso critico nei confronti di se stessa, l'avrebbe portata all'esaurimento. Forse il limite lo aveva già sfiorato, ma V. sapeva bene come nascondersi. Ma non con me. Avrebbe potuto continuare a mentirmi, inconsciamente, ma avrebbe dovuto sapere che l'avrei colta in ogni caso. Quando è nervosa è solita toccarsi freneticamente i capelli, muovere la gamba in continuazione, mordersi il labbro, o peggio ancora, torturarsi le mani con le unghie. Si sarebbe autodistrutta, ed io non volevo questo.
«Quando usciremo da qui, permettiti almeno dei mesi di puro relax» le dissi una volta, mentre eravamo stesi sul suo letto. Lei, in risposta, si limitò ad annuire, sospirando subito dopo. Danza su danza. Sarebbe riuscita a danzare anche dormendo. Era il suo obiettivo primario e non l'avrei condannata per questo. Anch'io ero qui con uno scopo, che cambiato non è. Nessuno dei due era nei piani dell'altro. Ma come sarei potuto restare impassibile dinanzi ad una come lei?

Questa è la storia in cui è il ragazzo a cedere per primo.

Ed io ero completamente andato. Col cuore e con la testa. Non avevo altro in mente che lei. La musica stessa parlava di lei. Anche la mia. Scrivevo canzoni, cantavo cover pensando a tutte le possibili reazioni che avrebbe potuto avere nell'ascoltarmi. Ed era quasi impossibile, dato che in studio mi ritrovo spesso a darle le spalle. Lo avrei fatto, però. Avrei preso il coraggio e, per una buona volta, le avrei urlato in faccia il testo di una canzone degna dell'amore che provavo. E sapevo quale: quella che non ho mai avuto il coraggio di cantare. Troppo adatta a due come noi, che sono alle prese di un sentimento che, detto a voce, sembrava così mediocre. Un sentimento reso grande attraverso i gesti. Una carezza sul viso, sulla mano, un piccolo bacio rubato, un abbraccio, uno sguardo. Tutto questo contava molto per me. I gesti mi hanno sempre dato convinzione di pienezza, di essere al sicuro, con la giusta persona. Che poi, pensandoci, sono gesti dedicati a pochi. Non vai da uno sconosciuto e, d'un tratto, gli baci la fronte. O almeno io, non lo farei mai. Bacio, accarezzo, sorrido a chi voglio bene. E a V, ne volevo tanto. Così tanto che, senza, mi sentirei disperso, senza aria, senza casa. Per quanto esagerato possa essere, è l'unica descrizione adeguata che avrei potuto dare a questo amore che stavo costruendo.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora