fifteen

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«Ragazzi, mi raccomando. Siete pregati a tenere in ordine le vostre camerate, grazie» fu la voce della redazione a darci il buongiorno. Ero mezza addormentata sul divano in cucina, mentre sentivo Carola dire che la nostra stanza era stata lucidata come un cristallo. Non le diedi torto, eravamo tra i pochi a pulire la casetta per bene.
«Penso si riferisse alla nostra camera» disse Mattia.
«Allora datti una mossa» rispose la ballerina. Come riuscivano a discutere anche di prima mattina? Erano solo le sette. Sbuffai, portando la testa sotto il cuscino.
Perché ero già sveglia? Per colpa della sveglia di Carola. Avevo lezione alle undici e avrei potuto dormire di più, se non fosse stato per quell'aggeggio funzionante.
«Vieni con me?» mi domandò la sua voce. Feci un verso frustato ovattato dal cuscino.
«Ho bisogno di svegliare Luigi»
«E non puoi andarci sola?» domandai.
«Potresti uscire dal guscio, che non ti sento?» disse togliendomi il cuscino dalla testa. Mi voltai verso di lei, bruciandola con lo sguardo.
«Non ti senti neanche un po' in colpa per avermi svegliata?» mi misi a sedere.
«È stata la mia sveglia, non io» si giustificò.
«Certo, ma l'hai impostata tu» mormorai.
«Non vorrai mica spendere ore a piagnucolare per una sveglia?» alzò gli occhi al cielo.
«Dai, andiamo» disse, prendendomi per il polso. Mi trascinò, letteralmente, contro la mia volontà, verso la stanza dei ragazzi. Una volta entrate, notai come Luigi se ne stava beato a dormire.
«Non immagini quanto sia gelosa» sbuffai, facendo ridere Carola.
«Luigi, hai lezione tra poco» disse la ballerina, avvicinandosi al suo letto. Accanto al suo, notai la presenza di Alex, anche lui dormiente. Era girato di spalle ed era completamente nascosto dalle coperte.
«E ti serviva l'accompagnamento per svegliarlo?» dissi a braccia conserte. Sentii un risolino, quello di Luigi. Si era svegliato.
«Grazie per avermi svegliato, ma la sveglia sarebbe suonata tra qualche minuto» si stiracchiò il ragazzo, mettendosi a sedere.
«Beh, di solito ti svegli prima. E comunque meglio prevenire che curare» disse Carola, cercando di fare l'indifferente. Notai come i suoi occhi scrutarono Luigi, non appena questo si alzò prendendo dei vestiti dall'armadio.
«Hai preparato la colazione?» domandò.
«Certo, vieni» rispose Carola, mentre entrambi uscirono dalla porta. Bene, adesso posso sapere il motivo della mia necessaria presenza?
Sospirai, appoggiandomi sul letto di Luigi ormai vuoto. Era così caldo e mi tentava tanto.
«No, non posso. Non posso addormentarmi di nuovo, altrimenti non mi sveglierei più» pensai ad alta voce. Però, avrei potuto almeno stendermi. Non sarebbe successo nulla di male.
Rilasciai un verso compiaciuto non appena la mia schiena toccò il materasso. Mi appoggiai completamente e osservai il soffitto. Le mie palpebre traballarono e pregavano di riposarsi. Poi d'un tratto la sveglia di Luigi suonò. Portai una mano sul petto, presa dallo spavento, e cercai di spegnarla il più presto possibile.
«Spegni quel coso» mugolò Alex, muovendosi nel suo letto. Mi ero anche scordata della sua presenza.
«Lo spegni o no?» disse frustato, mentre misi finalmente fine a quel suono fastidioso. Respirai profondamente, cercando di regolarizzare il battito del cuore. Non c'era cosa che odiavo di più, se non il suono della sveglia durante il completo silenzio. Vidi Alex girarsi dalla parte opposta del letto, facendo uscire dal piumone la sua testa. I suoi capelli spettinati e gli occhi semi aperti fecero capolinea nel mio campo visivo. Ma non appena divenne cosciente, aggrottò la fronte nel vedermi.
«Che ci fai tu qui?» domandò con voce roca.
«E cosa stai facendo nel letto di Luigi?» fece per appoggiarsi su un gomito. Mi scrutò per bene, ed io mi misi seduta composta.
«Buongiorno anche a te, Alex»
«Che ci fai nel suo letto ancora in pigiama?» continuò a chiedere.
«Perché?» domandai perplessa, mettendo le mie gambe a penzoloni.
«Ti ho fatto una domanda»
«Stai insinuando qualcosa?» chiesi divertita.
«Potrei pensare a tante cose, dato che, ripeto, sei in pigiama nel letto di un ragazzo» puntualizzò.
«Con le telecamere, aggiungerei» dissi.
«Non puoi sapere cosa accade sotto le coperte, sai? Le telecamere non sono integrate al loro interno» disse.
«Alex, ma cosa stai dicendo?»
«Non puoi semplicemente rispondermi?» disse sbuffando.
«Hai appena alluso che io abbia fatto chissà cosa con Luigi, qui, in questo letto» dissi ferrea.
«Non è colpa mia se ti presenti qui, lì sopra, stesa» indicò il letto su cui ero appoggiata, poi continuò; «e poi lui dov'è?» domandò, torcendo il collo per guardarsi intorno.
«È in cucina, con gli altri» risposi.
«E perché non sei con loro?»
«Perché ho maledettamente sonno e questo era il posto più tranquillo della casa. Nella mia camera c'erano Serena e Albe, lì in cucina Carola che discuteva con Mattia sulla pulizia della camera, Nicol e Luca che provavano in saletta. Mi scoppia la testa e sono solo le sette e mezzo del mattino» mi sfogai, vedendo la sua espressione calmarsi.
«Quindi non hai dormito qui?»
«No, Alex. Non ho dormito qui. Come puoi mai pensarlo?» domandai stizzita.
«Scusa» sussurrò.
«Non fa niente, non ho voglia di iniziare una discussione con te di prima mattina» sbuffai, accasciando il viso nelle mie mani a coppa.
«Perché sei sveglia sei hai sonno?»
«La sveglia di Carola» risposi.
«Se Luigi l'avesse spenta, avrei evitato di svegliarmi anch'io. Quindi siamo in due» rise.
«Avrei dovuto spegnerla più velocemente, scusa» sospirai. Scostò di poco il piumone e notai fosse senza maglietta. Merda. Poi cercò di abbassarlo verso l'addome e mi coprii subito il viso.
«Alex! Fermati, fermati» dissi subito.
«Sei scema?» rise.
«Sei tu lo scemo qui che dormi nudo» dissi, mentre con la mano coprivo ancora i miei occhi. Sentii la sua risata canzonare nelle mie orecchie, ma io non ci trovavo nulla di divertente.
«Puoi aprire gli occhi»
«Non mi fido» dissi.
«Ho i pantaloni del pigiama»
«Giuralo»
«Li apri o no?»
«Non hai giurato!» lo incolpai.
«Allora resta così finché non deciderai» disse ed io sbuffai, scoprendo i miei occhi. Indossava davvero i pantaloni del pigiama. Era così bello, diamine.
«Visto?» domandò.
«È che sei imprevedibile» gli dissi.
«Hai ancora sonno?»
«Un po'» ammisi, mentre lui mi fece segno con la testa di avvicinarmi a lui.
«Scordatelo, Alex» feci una risatina.
«Starai morendo di freddo con quel pigiama leggero»
«Le tue arti da manipolatore non funzionano su di me» lo guardai.
«Sicura? Perché io credo proprio di sì» fece con modestia. E si, aveva ragione.
«No, ti sbagli»
«Voglio solo che tu venga qui vicino a me» disse, guardandomi con quegli occhioni da cerbiatto.
«Sono già qui»
«Nel mio letto» puntualizzò, facendomi imbarazzare e lui lo notò, burlandosi di me.
«Vado via» dissi.
«No, dai. Non riderò più, scusa. È solo che sei così buffa quando arrossisci» sorrise, ma io non risposi. Mi limitai a guardare le sue fossette. Non mento che una parte di me vorrebbe correre in quelle coperte, ma la ragione mi dice di non cedere come una stupida ogni volta che mi viene data l'occasione.
«Allora?» domandò.
«Perché lo fai?» domandai a mia volta, facendo trasparire la parte insicura di me.
«Perché ti voglio qui»
«Dio, Alex.. sei odioso» mormorai tra me e me, ma le parole giunsero anche al suo udito. Serrò le labbra tra loro mentre mi osservò avvicinarmi a lui.
«Fammi spazio» sospirai e lui prese alla lettera le mie parole, spostandosi leggermente date le piccole dimensioni del singolo letto. Mi stesi a supino, mentre lui era messo di lato. Ero nell'imbarazzo più totale, ferma immobile come una mummia. Non riuscivo nemmeno a voltarmi verso di lui e facevo il possibile per non far scontrare i nostri corpi.
«Non mordo» disse; «dovresti saperlo» continuò.
«Tu mordi inconsapevolmente, Alex» sussurrai, guardando il soffitto.
«Ah, si?» soffiò contro il mio profilo, ed io annuii.
«Vuol dire che questa volta ti farò meno male» disse.
«Questa volta sarà la peggiore, invece»
«E perché dovrebbe?» sussurrò al mio orecchio ed io istintivamente chiusi gli occhi.
«Perché a te piace ciò che mi fai» provai a dire cercando di essere più lucida possibile.
«Tu non sei da meno»
«Non ti ho mai provocato» ammisi, mettendomi sulla difensiva.
«E tutte le volte che sei con Christian? O quando parli con Luca?» elencò.
«Queste non sono provocazioni» aggrottai la fronte; «non ti daranno mica fastidio?» domandai poi, girando la testa verso di lui. Era fin troppo vicino a me e trattenni il respiro per qualche secondo.
«Fastidio di cosa?»
«Non lo so, sei stato tu a dirmi che questi le credi 'provocazioni'» dissi.
«Lascia perdere» disse, guardando oltre.
«Sai di avere torto. Non ti ho mai stuzzicato, a differenza di come fai tu con me» sbottai.
«Però ti piace» sorrise malizioso.
«Tutt'altro» mentii.
«Non mentirmi» fece per mettere una mano sul mio fianco per raggirarlo verso di se. Ecco cosa intendevo con provocazione.
«Non farmi fare un altro passo verso di te, che ti faccio cadere a calci da questo letto» sbottai e lui fece una faccia divertita.
«Hai deciso di accomodarti vicino a me, quindi stai invadendo la mia proprietà e devi lasciarti fare ciò che voglio» disse, spostando la mano sotto la maglia del mio pigiama. Le sue dita affusolate stringevano il mio fianco mentre teneva i suoi occhi fissi nei miei.
«Mi hai praticamente costretta quasi»
«Dovresti chiedere scusa alla mia doppia personalità di manipolatore» scherzò.
«Divertente» dissi retorica.
«Non hai lezione?»
«Alle undici» risposi.
«Perfetto, io questo pomeriggio» disse lui.
«Quindi?» chiesi.
«Quindi riposati» fece per coccolarsi meglio nella coperta, scoprendomi un minimo. La presi e la adagiai nuovamente sul mio corpo e lo vidi sorridere. Si avvicinò a me, quasi che le nostre punte dei nasi si sfiorarono. Il suo petto nudo non favoriva la situazione, ed io mi sentii sprofondare in queste lenzuola.
«Non riesci proprio a lasciarti andare a volte» mormorò, sembrando deluso.
«Sono a letto con te, questo vuol dire anche tanto. E poi cosa ti aspetti? Potrebbe entrare chiunque da un momento all'altro e pensare chissà cosa» dissi.
«Che pensassero qualsiasi cosa. Ancora non capisci che devi fregartene di ciò che dicono gli altri sul tuo tornaconto?» domandò, ma io non risposi. È che sapevo bene di farmi influenzare spesso dal parere altrui.
«Siamo solo io e te, adesso» sussurrò, ed io sbuffai al suo modo provocatorio di fare. Mi girai nella parte opposta alla sua, dandogli le spalle.
«Scherzi?» domandò.
«No»
«Voltati»
«Lasciami dormire» dissi con un sorrisetto che lui non poteva vedere. Poi feci l'ultima cosa che pensai di fare, e mi appoggiai maggiormente al suo basso ventre con il mio sedere. Lo sentii fare un verso strano che mi fece mordere il labbro inferiore.
«Sei una stronza» disse divertito, avvicinando il suo viso nell'incavo del mio collo. Giocherellò prima con la sua mano sul mio fianco, mentre mi baciò piano il lembo della pelle. Deglutii, chiudendo gli occhi a quel gesto.
«Non ti sopporto, Alex» mormorai, frustata dal suo tocco e dalla voglia di tenerlo ancora più stretto a me.
«Credo anch'io di non sopportarti» disse lasciandomi un bacio dietro l'orecchio, per poi continuare: «nemmeno un po'».

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora