seventy-six

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I palloncini alla parete erano pronti, così come la torta portataci dalla redazione. La riccia bionda mi passò le candeline, che posizionai sul pan di spagna ricoperto da cioccolato fondente. Tutto era al suo posto. Mancava solo il festeggiato.
«Dovrebbe essere qui a momenti» borbottò Crytical, che nell'ultimo periodo aveva legato parecchio con il cantante di Rudy. Feci segno agli altri di mettersi distanti dalla porta, formando un semicerchio che avrebbe potuto accoglierlo. Alex fece una corsa all'interno della casetta, avvisandoci che il moro ci stava raggiungendo. Sentii la sua risata oltre la porta vetrata coperta dalla tenda bianca, e quando ci vide, gli urlammo 'tanti auguri'. Luca lo abbracciò forte, seguito da tutti gli altri. Picchiettai la spalla del mio amico, il quale mi strinse forte nelle sue braccia non appena si voltò verso di me.
«Buon compleanno, Gigi» mormorai, baciandogli forte la guancia. Mi ringraziò, scompigliandomi i capelli con la mano.
Carola, dopo averlo abbracciato per un lasso di tempo abbastanza lungo, fece partire la famosa canzoncina di rito. Il ragazzo, in piedi accanto alla tavola, chiuse gli occhi, esprimendo un desiderio. Chissà quale, mi chiesi mentalmente.
«È il primo compleanno che festeggio lontano da casa, e non potrei che essere più felice di trascorrerlo con voi. Quindi, ci terrai a brindare anche a noi, al nostro percorso, a quello che il futuro sarà. Vi voglio bene, ragazzi» disse lui, facendomi sorridere sinceramente. Brindammo con del succo all'ace, per la felicità di Mattia, al quale avremmo poi raccontato tutto. O almeno, Christian sicuramente l'avrebbe fatto.
«E come ad ogni festa, non possono mancare i balli di gruppo. Musica, maestro» disse Nunzio, facendo ridere John, il quale avviò la produzione casuale della sua playlist. Ma essendo il volume quasi impercettibile, e sembrando noi dei disperati, la produzione decise di accontentarci, trasmettendo diverse canzoni, tra cui gli stessi inediti dei cantanti in casetta. Vidi Carola parecchio euforica, intenta a ballare con Michele e Alice. Luigi mi raggiunse, prendendomi per mano, facendomi girare su me stessa. Successivamente, sulla voce di Albe con Così bello, il festeggiato venne circondato da tutti noi, che quasi avremmo potuto fargli mancare l'aria. Lo stringemmo in un abbraccio di gruppo, e solo quando ci staccammo, vedemmo Carola ancora avvinghiata al ragazzo.
«È ancora colpa della scapola, Ca'?» scherzò Alex, ricevendo un dito medio dal suo amico.
Sorrisi addolcita, perché sapevo quanto ognuno dei due tenesse all'altro, e che troppo presi dall'orgoglio non lo avrebbero ammesso.
Per non sembrare una maniaca, intenta a fissare quella scena ossessivamente, decisi di avvicinarmi al bancone dell'isola, su cui venne riposta la torta. Avevo un certo languirono e quel cioccolato avrebbe meritato almeno un assaggio.
«Ne vuoi un po'?» chiesi al castano, che si avvicinò alla mia figura. Annuì, e ne presi un pezzo con la forchetta, portandogliela alla bocca. Risi nel constatare quanto impacciato fosse nel mangiare anche una semplice torta. Con il polpastrello dell'indice, rimossi il cioccolato dall'angolo della sua bocca, pulendomi poi con un tovagliolo di carta. Lui, per ripicca quasi, prelevò della panna poggiandola in piccole quantità sulle sue labbra.
«Adesso, in pratica, dovrei baciarti così che possa pulirti?» domandai, trattenendo una risata. Lui annuì subito dopo; «nonostante abbia un tovagliolo nella mia mano?» continuai.
«Fai troppe domande» mormorò, calando il volto verso il mio, che afferrai tra le mie mani, assaporando il dolce gusto di panna riposto sulle sue labbra rosate. La mia schiena si scontrò con il bancone, mentre il corpo di Alex premé contro il mio, bloccandomi completamente.
«Bacio!» urlò Albe, spaventandomi.
Mi staccai da Alex, imbarazzata, guardando il riccio biondo a due passi da noi.
«Smettila di ridere come un deficiente, Alberto»
«Odio quando mi chiami per nome intero» mi disse.
«Che è successo?» si avvicinò Dario, l'altra stella della coppia di fan di questa coppia.
«Mi devi una piadina, Dario» gli rispose.
«Non è giusto. Li hai visti prima di me»
«Di cosa state parlando?» si intromise il castano, con le mani sui miei fianchi.
«Niente, abbiamo solo scommesso su una piadina, per chi dei due vi avesse visto baciarvi per primo» spiegò Albe, ricevendo una gomitata dall'altro riccio.
«Non ci credo» mormorai, portandomi una mano sul viso, mentre Alex ridacchiò per la stupidaggine dei suoi due amici. La situazione venne interrotta da Calma, che fece per tagliare una fetta di dolce e riporla in un piattino di carta. Lanciò un'occhiata al mio ragazzo e, come se si fosse accorto della mia presenza, anche a me. Quasi impassibile, senza emozioni. Si allontanò subito dopo, lasciandomi perplessa.
«Stai bene?» mi sussurrò il castano.
«Mh, mh» annuii, accennando un sorriso.
«Venite a ballare?» ci propose Nunzio, ricevendo uno sbuffo da parte di Alex; «dai, amico. Se non tu, almeno dammi via libera per rubarti la ragazza» disse, spostandolo. Attorse un braccio attorno alle mie spalle, incamminandomi verso il centro della cucina. Ridacchiai non appena cominciò a danzare, restando inerente al suo stile, in quanto la canzone fosse La Vida Es Un Carnaval di Celia Cruz. Cercai di imitarlo, instaurando una vera e propria esibizione, in quanto gli altri fecero da pubblico. Nunzio venne sostituito da Leo, il quale prese la mia mano, facendomi volteggiare velocemente. Restai con un paio di calzini - di diverso colore, tra l'altro - togliendo le pantofole rubate temporaneamente a Christian. Mi avvicinai approssimativamente al ballerino biondo, facendo ondeggiare contemporaneamente i nostri bacini. Sentii solo incitazioni di vario genere da parte di Carola, che applaudì più volte in diversi momenti. Fu lei ad andare al centro della cucina, questa volta. Non potei non ridere quando vidi proprio Alex raggiungerla. Mi fulminò con lo sguardo, mentre Carola venne contagiata dalla mia risata. Il massimo di Alex? Far voltare Carola su se stessa.
«Conquisteresti tutti con le tue piroette, Alex» gli dissi.
«Tu dici?» ridacchiò, ricordando la sua caduta in saletta qualche giorno prima. Ritornò serio, mettendosi in posizione, dandosi la spinta per girare. Tra risate e applausi, la folla iniziò a scomparire man mano. In cucina restammo in cinque, tra cui io e il castano, Crytical, Serena e Dario. Guardai l'orologio, le cui lancette segnavano la mezzanotte oltrepassata. Due minuti dopo, le luci vennero meno. La ballerina mi venne vicino, lasciandomi un bacio sulla guancia prima di andare a letto.
«Vieni con me» mormorai a bassa voce, al ragazzo seduto sullo sgabello.
«Dove?»
«Fuori, prendi la giacca» gli dissi, recuperando il mio giubbotto nero, aprendo la porta.
Per quanto avessi potuto subire il freddo, questa notte si stava particolarmente bene.
«Ti dai una mossa?» sbuffai, vedendo il castano raggiungermi in giardino.
«Si gela, V.» mormorò; «che intenzioni hai?» chiese poi, seguendo i miei passi.
«Ho solo voglia di stare con te, qui, sul tetto» risposi, salendo l'ultimo scalino, ritrovandomi sulla superficie piana della casetta.
Lo vidi scuotere la testa divertito, arrendendosi alle mie strane idee improvvise. Mi sedetti, aspettando che facesse lo stesso. Portò un braccio attorno al mio collo, tirandomi a sé. Ci ritrovammo stesi, con le labbra unite, nello stesso posto in cui tutto era iniziato. Adagiai anche la mia schiena al suolo, mentre restai incollata ad Alex lateralmente, così tanto che le nostre mani si toccarono. Stare qui mi piaceva tanto. Ammirare le stelle è sempre stato il mio passatempo preferito.
«Guarda! C'è la costellazione di Cassiopea» dissi eccitata, toccando freneticamente il ragazzo disteso al mio fianco.
«Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando»
«Vedi quella stella?» gli indicai; «è l'Orsa Maggiore, ed esattamente a nord est, puoi trovare Cassiopea, che ha questa sorta di forma a W» cercai di spiegargli, avvicinandomi al suo viso, così che potessi percepire meglio il suo punto di vista.
«Dammi la mano» dissi, e così fece. Gli presi l'indice, disegnando con una linea immaginaria quella della costellazione, così che avrebbe potuto capire in che posizione fosse.
«La vedo» sorrise; «come fai a saperle riconoscere?» mi chiese, voltandosi verso di me.
«Ho trascorso intere estati nel giardino della mia campagna, sull'amaca, con Timothée e mio padre. Lui è sempre stato un appassionato di astronomia, oltre che alla musica e all'architettura. In casa abbiamo una scorta di libri sulle costellazioni, sulle origini del mondo, sulla mitologia greca e norrena. È stata la notte del mio tredicesimo compleanno in cui sono venuta a conoscenza di Cassiopea, diventando poi la mia costellazione preferita, forse perché più facile da individuare» ridacchiai.
«Parla per te, mi ci sono voluti ben cinque minuti prima che capissi dove si trovasse» mi guardò, con le fossette ai lati della bocca; «raccontami di più» mormorò, spostandosi leggermente su un lato.
«Cassiopea era la regina di Etiopia, ed era molto, forse troppo, vanitosa. Arrivò al punto di dichiararsi, addirittura, più bella delle Nereidi, figlie di Poseidone, ninfe del mare. Sentendo il confronto con la donna, chiesero aiuto al padre, e lui, stanco delle loro lamentele decise di mandare un mostro marino, Ceto, sulle rive di Etiopia, con l'intento di annegare la regina. L'unico modo per salvarla, era quello di sacrificare una bella e giovane donna, e di mezzo ci andò Andromeda, la loro figlia. Ma arrivò Perseo il quale, perdutamente innamorato, decise di portarla via con sé sul cavallo di Pegaso» raccontai, ricordando le parole di mio padre.
«E come va a finire?»
«Perseo e Andromeda si sposeranno. La regina Cassiopea fu salva, ma venne comunque punita. Gli dei decisero di farla girare per sempre, insieme a Cefeo, attorno al polo celeste. Infatti, spesso, la sua posizione cambia» dissi, tenendo lo sguardo dritto sulle stelle, voltandomi poi verso di lui, che non aveva smesso un secondo di osservarmi.
«Perché è la tua costellazione preferita?»
«Perché Cassiopea è completamente il mio opposto. Ho imparato, con questa leggenda, a non vantarmi mai di nulla. E così ho fatto, proprio come adesso. Non vorrei mai ritrovarmi a girare su me stessa come se fossi in un loop infernale»
«Sei una ballerina, gireresti su te stessa comunque» ridacchiò.
«Quello è un altro discorso» feci un gesto con la mano, come a lasciar perdere.
Si alzò su un braccio, guardandomi dolcemente, oscillando il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Mi lasciò un piccolo bacio leggero, sospirando sulla mia pelle.
«Mi piacerebbe leggere uno di quei libri, un giorno» mormorò.
«Non pensavo ti piacesse leggere»
«Infatti ho letto poco nella mia vita, ho sempre preferito scrivere, o giocare a calcio» disse.
«Giocavi a calcio?» mi sorpresi.
«Il piccolo me ci giocava, nonostante nutrisse dentro una gran voglia di fare musica» rispose.
«Perché non hai seguito il tuo sogno, allora?»
«Era come se sentissi di non essere accettato per quello che volevo fare, vedendo gli altri seguire altre tendenze, come il calcio, appunto. Quindi ho deciso di conformarmi, in un primo periodo» disse.
«Hai iniziato quando sei stato in Inghilterra con tuo padre?»
«Avevo solo sedici anni quando mi sono trasferito lì. Ma in quel periodo ho completamente cambiato pensiero, il mio essere. Ho capito ciò che volevo davvero dalla vita» mi disse, accarezzandomi il viso con il polpastrello del suo pollice.
«Te ne saresti pentito se avessi continuato a lavorare o a fare altro?» domandai, approfittando del suo aprirsi con me.
«Sicuramente. Forse, adesso, sarei ancora lì in Inghilterra a far consegne, limitandomi a cantare nella doccia e a comporre testi inutilmente» disse; «grazie alla musica sono completamente rinato. Sento di essere un Alex diverso, molto probabilmente maturato, da quando sono qui. Se poi non fossi tornato in Italia, avrei perso l'occasione di entrare ad Amici, di crearmi nuove amicizie nel mio paesino, e di conoscere te» sorrise leggermente.
«Avresti continuato la tua vita, normalmente»
«Ma lo avrei fatto senza di te» disse subito; «e non avrebbe avuto la stessa importanza. Tu mi hai rivoluzionato l'esistenza, V. Non so di che magia tu sia a conoscenza, ma sappi che mi hai completamente stregato. E nessuna ci è mai riuscita» mi guardò.
Nessuna. Non so che effetto avrebbero dovuto farmi queste parole, se di sollievo o peso sullo stomaco. Sapevo bene che Alex avesse avuto altre ragazze prima di me, con cui ha condiviso momenti che, con me, non sarebbero equivalsi alla sua prima volta. Non ero la sua prima ragazza, la sua prima volta, la sua prima carezza sul volto, la sua prima toccata intima. Sapevo di non essere la prima ragazza che avesse mai amato. E avevo paura di questo. Di essere trattata nello stesso modo in cui lui ha trattato, ipoteticamente, le sue vecchie conquiste. La mia incompetenza in campo era ben evidente. Paranoie su paranoie, di finalità inutile. Avrei dovuto smettere, e vivere il momento.
«V.» mi richiamò.
«Mh? Scusa- mi sono persa»
«L'ho notato» sorrise, mettendosi a sedere.
Copiai la sua posizione, portando le gambe al petto, guardando dritta una traiettoria infinita dinanzi a me.
«Perché me, Alex?»
«Cosa?» domandò perplesso, e come biasimarlo. Me ne uscii con quella domanda così d'improvviso.
«Perché hai scelto di stare con me?» lo guardai.
«A cosa hai pensato per arrivare a pormi questa domanda?» capii subito. Calai lo sguardo sulle mie mani, pizzicandole leggermente.
«Non puoi semplicemente rispondermi?» mormorai.
«Non saprei come farlo, perché a parole non sono bravo» disse; «credo solamente di aver trovato in te ciò che mancava in me. Sono come Cassiopea, il tuo perfetto contrario» continuò.
Non risposi, mi limitai a guardarlo con una luce diversa dal solito. Accennai un sorriso, pensando a quanto tenessi a questo ragazzo, e come in poco tempo sia diventato una parte fondamentale della mia vita.
«Non pensarci troppo, V.» sussurrò; «non esiste una spiegazione sul perché io abbia scelto te. Passando del tempo insieme, costruivo in me questa voglia di conoscerti di più, e di viverti al di fuori di questo contesto. Mi sono sentito come un bambino alle prime armi con un giocattolo nuovo, uno di quelli che avrei trattato e conservato gelosamente. Quella notte, quando siamo rimasti soli in cucina, avevo una maledetta voglia di starti vicino, ma sapevo bene che stessi instaurando qualcosa con Christian. Mi sei sempre piaciuta, in realtà. Ti ho sempre valutata come un qualcosa di impossibile, e averti nelle mie mani adesso, poterti baciare, non sai quanto mi lasci confuso. Perché, tra l'altro, potrei farti la stessa domanda. Alla fine, sei stata tu quella a scegliere me. Nonostante ti abbia fatto star male, nonostante sia un completato disastro, nonostante fingessi di tenermi il broncio. Hai sempre scelto me» mormorò, guardandomi.
«Perché mi sono affezionata a te, già dal principio. Anche quando mi snobbavi completamente. Ho sempre avuto voglia di conoscere quel ragazzo silenzioso e malinconico. Facendolo, sono venuta a contatto con una persona totalmente opposta da quella che mi ero immaginata. Ho scelto te perché sei stato in grado di tirar fuori una parte di me, che credevo di non possedere. Per non so quale motivo, la tua presenza mi faceva star bene e saperti lontano mi ha sempre spaventata. Ti ho scelto per paura, come se fossi diventato la mia dipendenza. Certo, sono stata male, e anche tanto, per te. Ma se tutto mi portasse a quelli che siamo ora, rifarei tutto daccapo senza pentirmi di nulla, Alex» dissi, con voce tremante per via del freddo, e per via delle emozioni che stavano prendendo il sopravvento.
Sentii accarezzarmi la mano, sapendo fosse la sua. Mi accostai maggiormente a lui, appoggiando le mie gambe sulle sue.
«Saresti disposta a scegliermi anche in futuro?» sorrise leggermente, mostrandomi la sua fossetta laterale.
«Sarei disposta a sceglierti per sempre» mormorai, imbarazzata; «non guardarmi così» dissi, dandogli una spallata.
«E gireresti all'infinito con me, così come è successo a Cassiopea e Cefeo?»
«Adesso esageri»
«Hai rovinato il romanticismo della situazione» ridacchiò.
«Si, lo so» feci un'espressione di disprezzo.
Prese il mio viso nelle mani, avvicinandomi al suo, lentamente. Mi osservò, sorridendo, facendo sfiorare le punte dei nostri nasi. Fui io a baciarlo, non volendo più aspettare altro tempo. Prima un bacio timido, poi un bacio vero. Senza nessuna malizia, solo e soltanto amore.

«Torniamo dentro?» domandai.
«Iniziavo ad abituarmici» sbuffò, alzando la testa dal mio petto.
Dopo quella confessione e quel bacio, ci ritrovammo nuovamente stesi sulla superficie del tetto. Tra attimi di silenzi e parole, ritornammo in casetta, dove venni ricoperta dal calore dei condizionatori. Mi spogliai della giacca, così come Alex, il quale senza esitazione andò alla ricerca di cibo. Domani sarebbe stata domenica, e come ogni domenica, non avremmo fatto nulla. LDA avrebbe cucinato, ed avremmo rivisto la puntata registrata questa mattina, in cui Albe, Aisha, John e Serena ebbero conquistato la maglia del serale. Una giornata tranquilla, in cui non ebbi tempo di mostrare la mia coreografia, dando spazio ai non magliati.
«Manca una settimana, V.» mormorò il castano, il quale raggiunsi al bancone.
«Non ricordarmelo»
«Quel palco sarà il doppio di quello a cui siamo abituati» disse; «e non hai idea di quanto io speri di essere in squadra con te, pur di non sfidarti».
«Non focalizzarti su di me. Dobbiamo sapercela cavare da soli, anche se capitassimo in squadre differenti. Sarò qui per aiutarti, in qualunque caso. Non ho alcuna intenzione di entrare in conflitto con te» risposi; «e riguardo ai duetti, sappi che fuori potremmo farne tantissimi» aggiunsi, dando un morso alla merendina di Alex. Lui mi guardò impassibile, annuendo soltanto, pensando a chissà cosa. Lo abbracciai da dietro, baciandogli i capelli. Con le mani gli accarezzai l'addome, al di sotto della sua felpa nera. Sussultò, girando la testa verso di me. Quando finì di masticare, si alzò dallo sgabello e fece per andare sul divano. Lo seguii, prendendo il plaid grigio, adagiandolo sui nostri corpi. Respirai profondamente, chiudendo gli occhi, beandomi del tocco leggero di Alex sul mio viso. Mi baciò più volte, facendomi sorridere. Mi accoccolai al suo petto, nel quale il cuore batteva forte, in unisono col mio. Avevo scelto Alex anche per questo. Per ogni battito di cuore quand'era con me, come una supernova pronta a scoppiare. Ho scelto il peggio e il meglio di lui.

Tra chiunque, tra tanti.

A me sarebbe bastato lui.

Spazio autrice:

DOMANI C'È LA PRIMA DEL SERALE!
(Non ho letto le anticipazioni, quindi NO spoiler).. La fine si avvicina. Così come nella realtà,  anche nella storia, e devo ammettere che un po' di malinconia inizio a provarla.

Ho già in mente qualche idea sul prossimo capitolo, in cui farò un salto temporale per congiungermi ai tempi reali degli avvenimenti.

Come pensate andrà a finire la storia?

Cosa vi piacerebbe succedesse tra V. e Alex?

Cosa vi piacerebbe vedere nel sequel?
Io ho già qualche spunto, ma avere dei consigli non fa mai male. Spero di ricevere commenti!!

Vi voglio bene❤️

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora