sixty-three

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ALEX'S POV

Tra meno di un mese si sarebbe tenuto il serale. Il panico e l'ansia iniziavano a mangiarmi vivo. La storia del nostro percorso si rivoluzionerà completamente, trovandoci in un contesto diverso da quello a cui siamo abituati. Io speravo di esserci, perché penso di meritarmelo. Il palcoscenico mi ha sempre fatto paura: tutte quelle persone a guardarti, mentre cantano le tue stessi canzoni, non ci avrei mai creduto. Inizialmente mi sentivo così piccolo come una formica, che tentennavo a cantare. Adesso, invece, ho avuto il coraggio di prendere questa paura e racchiuderla nel palmo della mia mano, riuscendo a dominarla. Quando vedo tutte quelle persone intorno a me, non posso fare altro che esserne grato e sperare che possano aumentare di numero man mano. Alla fine, se sono qui è anche per loro, e al loro supporto.
«Devo andare» disse V, distraendomi dai miei pensieri. Aveva una gara di classico da fare, con tutti gli altri ballerini. Ero sollevato per lei, dato che si trovava avvantaggiata, ma in qualunque caso, so che sarebbe stata perfetta. Ha ballato sin da piccola, proseguendo con un liceo coreutico, arrivando fin qui. Non ci ho mai capito di danza, ma lei mi piaceva tanto, soprattutto in diversi stili.
«Ti aspetto in casetta» le dissi, indossando il giubbotto.
Le lasciai un bacio nei capelli, per poi uscire dalla sala relax, in quanto avessi avuto una lezione con la vocalist in precedenza. Le temperature a Roma iniziavano ad equilibrarsi. Il sole non scottava, le nuvole diminuivano. Nulla a che vedere con le giornate piovose a cui ero abituato in Inghilterra. Se non fossi mai tornato in Italia, tutto questo mi sarebbe sfuggito dalle mani. La mia musica, Amici, V.
Mi sarei perso le cose più belle, che hanno stravolto la mia vita come un uragano.
Una volta varcato il cancello bianco, feci per dirigermi in camera. Erano le cinque del pomeriggio, così decisi di fare una doccia calda e veloce. Non appena uscii dal bagno, vidi Luigi steso sul suo letto con le cuffie nelle orecchie. Io, in pigiama, decisi di stendermi sul mio. A pancia in giù, mi sporsi per prendere il block notes dal cassetto del mio comodino, con aggiunta di penna nera. Stavo già abbozzando qualcosa per il prossimo inedito, sbilanciandomi su questioni del passato e sulla mia sfera sentimentale. So bene quanto V. non approvasse il fatto che abbia scritto canzoni ispirandomi a lei, a noi. Non me ne sarei pentito, glielo avevo già detto, sarebbe rimasto un bel ricordo posto all'interno del mio bagaglio personale. Anche se, in fondo, sapevo quanto fosse contenta di ciò che ho fatto. Ammirare tutto è una canzone a cui tengo particolarmente. Quelle parole dette per caso sono diventate parte di un mio creato. La notte prima del suo compleanno, la notte del nostro primo bacio. Da li, sono cambiate tante cose. L'ho desiderato tanto quanto un bambino desidera di aprire un regalo a Natale. Ci abbiamo messo un po', ma non è stato scontato. Forse uno dei momenti più belli da quando sono qui.
Uno sbuffo, da parte del mio compagno di stanza, mi fece distrarre. Voltai lo sguardo verso di lui, il quale tolse le sue cuffie scocciato.
«Che hai?» gli chiesi.
«Carola» disse solo.
Problemi amorosi, plausibile. Sapevo quanto il ragazzo tenesse alla ballerina, ma la sua capacità di dimostrarglielo era pari a zero.
«Sai già cosa fare» dissi.
«Non posso andare lì e dirle di provare qualcosa per lei, così su due piedi» sbuffò.
«Cosa c'è di male?»
Alla mia domanda, non rispose, ben sapendo che niente di male c'era davvero. Se non lo avesse fatto, si sarebbe mangiato le unghie dopo.
«No, non posso» mormorò.
«Mi verrebbe da prenderti a pugni» dissi, per quanto testardo fosse.
«La tua ragazza ti sta influenzando» rise.
Ci pensai un secondo, tenendo a freno la lingua. Sentirmi dire che V. è la mia ragazza sembrava surreale, dopo tutto quello che ci è capitato.
«Non cambiare discorso» dissi, distogliendo lo sguardo dal suo.
«Ti sei imbarazzato»
«Smettila, Luigi»
«Ho un amico innamorato» canzonò, gettandomi contro un cuscino, che mi colpì l'addome. Serrai le labbra, trattenendo un sorriso, perché per quanto fosse assurdo, aveva ragione. Ma non gli avrei dato la soddisfazione confermandoglielo.
Mi misi a sedere, lanciandogli il cuscino di rimando, ma lui non smise di ridere. Non capivo cosa ci trovasse di divertente.
«Non fare così, Alex, sai perfettamente che è come dico io» continuò.
«Potrei dire lo stesso per te, Luigi» lo fissai; «dire a Carola quello che provi, non ti farà altro che bene, dato che sei ricambiato» dissi.
«Allora perché ho così tanta paura?»
«Perché dubiti di mostrare la vera parte di te» provai a rispondere.
«E se con me non stesse bene? Se fossi l'opposto di ciò che ha immaginato?» domandò, sfregando le mani tra loro.
«Troverai qualcun'altra che ti apprezzerà, anche se dubito che a Carola tu non piaccia. Ci avrà pensato più di ottanta volte a quello che potrebbe aspettarsi da te, e credo che sappia a cosa andrà incontro»
«Sembri esserne così sicuro» fece un mezzo sorriso.
«Me l'ha detto V, altrimenti non starei qui a raccontarti cose inverosimili» ridacchiai.
«Ah, ecco, adesso capisco» rise.
«Vuoi che ti presti un-»
«Fai poco lo scemo, Alex» mi bloccò dal prendere un preservativo dal cassetto.
Alzai le mani in segno di resa, facendo spallucce. Almeno così, lo avrei conservato per me. In quel momento entrò in camera anche Luca, per prendere della roba dal suo armadio.
«Cosa sono quelle facce?» ci chiese; «chi c'entra? Valeria o Carola?» sospirò.
«Ha il terzo occhio, il ragazzo» dissi.
«Si, sono abbastanza perspicace. Allora?»
Luigi prese col spiegargli ciò che aveva detto a me in precedenza, ed anche Luca gli diede il mio stesso consiglio, ossia quello di parlargliene. Solo così avrebbero chiarito.
«Magari ne discutete soli, chiusi, isolati, così che poi-» disse Luca, ma venne interrotto.
«Vi siete messi d'accordo?» ci guardò, Luigi.
«Gliel'ho proposto anch'io» dissi.
«A differenza tua, io so mantenere a bada i miei ormoni» mi indicò.
«Mi offendi»
«Io ti capisco, amico» mi disse Luca, e lo guardai accigliato.
«Eh?»
«Non dire nulla, che qua scatta la gelosia» sintetizzò Luigi.
Non avevo dimenticato i trascorsi tra la mora e il cantante, o meglio, l'interesse che lui ha provato nei suoi confronti.
«Farò finta di non aver sentito» mormorai.
«Che lei abbia un bel corpo lo sappiamo tutti, non l'ho mai negato a nessuno. Nemmeno a te, Alex. Sarei un falso se adesso smentissi le cose, solamente perché state insieme. Perché voi due state insieme, vero?» alzò un sopracciglio.
«Cosa cambia se te lo dicessi?»
«Purtroppo nulla» disse.
«Purtroppo?»
«Sta scherzando, Alex» rise Luigi.
«Pagherei per rivedere la tua reazione» se la rise anche Luca.
«Chiedi alla produzione» disse l'altro.
«Io continuo ad essere qui» mi sbracciai.
«Ancora non hai risposto alla mia domanda» mi ricordò l'alto della situazione.
Mi alzai dal letto, raggiungendo la porta, e quando fui sull'uscio gli feci un sorrisetto trionfante che li fece ridere entrambi; «sì, stiamo insieme».

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora