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Erano le tre di notte.
Primo gennaio di un nuovo anno.
Tutti ancora svegli, ancora carichi per ballare e stare insieme. Tranne Sissi e Dario che erano entrambi scomparsi nel nulla, e non osavo immaginare cosa stessero facendo. Nicol, nonostante fosse tardi, mandò tramite email tutte le foto e i video che la produzione avrebbe pubblicato sulla pagina ufficiale. Christian, Mattia e Luca erano in cucina con Carola e Cristiano. Mentre io ero mezza stordita, stesa sul divano blu del salotto. I miei occhi si chiudevano di tanto in tanto, non riuscivo a reggere nemmeno due bicchieri di alcol. Non avendo mai bevuto per via della danza, questa potevo considerala una prima volta. A qualche festa mi è capitato di bere della birra, o champagne, ma solo dei piccoli sorsi. E odiavo il loro sapore.
«Dormi?» sentii scuotermi leggermente.
Aprii gli occhi in due fessure, scrutando la figura minuta di Crytical. Scossi la testa negando, e lui se ne uscì con un risolino.
«Però hai sonno. Ti accompagno in stanza?» disse, sedendosi sul bordo del divano.
«Non voglio andare a letto» mormorai.
«Allora ti farò compagnia» sospirò; «mi fai spazio?» chiese, e con fatica cercai di piegare le gambe al mio petto, stando stesa su un lato.
«Ho mal di testa» dissi.
«Nonostante il volume della musica sia basso?»
Annuii alla sua domanda, guardandolo di sottecchi.
«Sicura di non voler andare a dormire?» mi chiese dolcemente.
«Non tentarmi» feci un mezzo sorriso.
«Lo dico per te» sorrise.
Sbuffai straziata, perché avevo tanta voglia di andare a letto, ma non volevo essere l'unica a lasciare la 'festa'.
Mi misi seduta, scontrando la spalla con la sua e appoggiandomi allo schienale. Torsi il collo per vedere se gli altri fossero ancora in stanza, anche se il loro vociare avrebbe dovuto aiutarmi. Ma ero davvero mezza addormentata da non capacitarmi di niente.
«Sai per caso dov'è Alex?» chiesi, ritornando a guardare il ragazzo al mio fianco.
«Non l'ho visto» fece spallucce; «non c'è nemmeno Cosmery. Credi siano insieme?» mi guardò.
«Cosa?» mi allarmai, affacciandomi con la testa oltre lo schienale. Aveva ragione, lei non c'era.
«Staranno insieme per fornire materiale alla produzione» ridacchiò.
«Sei davvero sicuro di non averlo visto?»
«Che ti prende?» mi guardò, prendendomi per un braccio e facendomi ritornare seduta composta.
«Niente» risposi titubante. D'altronde lui non poteva  saperne nulla.
Scostò la sua mano dal mio arto e decisi di alzarmi da quel divano.
«Dove vai?»
La testa mi pulsava forte e a stento riuscivo a connettere alla realtà. Francesco faceva troppe domande alle quali non avevo alcuna voglia di rispondere.
«A prendere un bicchiere d'acqua»
Detto questo, mi allontanai da lui per recarmi al bancone. Luigi mi raggiunse, passandomi una mano sulla schiena.
«Promettimi che una volta usciti da qui faremo serata insieme, ti prego» rise Christian.
«Per prendermi in giro?» feci la finta offesa.
«Sei in questo stato per così poco» si aggiunse Luca, ma mi affrettai a puntargli il dito contro.
«Sto così- perché ho sonno» dissi.
«Certo, certo» rise lui.
Mi appoggiai con i gomiti sul bancone, portandomi le mani tra i capelli.
«Ne è rimasto un altro po', ne vuoi?»
Alzai lo sguardo verso Christian, che indicava la bottiglia di prosecco sulla superficie marmorea. Negai con il capo, ma lui insistette.
«Ad una condizione» alzai un dito; «che tu lo beva insieme a me» dissi.
Roteò gli occhi al cielo per poi annuire, mi avvicinai a lui osservando il suo pomo d'Adamo scendere e salire. Mi risvegliai solo quando mi porse la bottiglia. Sbuffai, bevendo il restante liquido sotto lo sguardo divertito degli altri.
«Com'è possibile che ne sia rimasto così tanto?» sbottai, portando la bottiglia lontana dalle mie labbra.
«Non a tutti piace bere, Va'» disse Mattia.
Feci una faccia disgustata: odiavo il sapore dell'alcol, ma una volta presa mano, sembrava che non riuscissi a farne a meno.
Francesco ci raggiunse, guardandoci con un cipiglio sulla fronte. Si starà chiedendo che cosa stia facendo con una bottiglia d'alcol tra le mani, quando avrei solo dovuto bere dell'acqua.
I miei pensieri furono posti in secondo piano, quando la figura di Alex fece capolino nella stanza.
Si avvicinò al bancone, con un sopracciglio alzato, mentre restava in posizione opposta alla mia.
«Che sta succedendo?» domandò, guardando me.
«Ci stiamo divertendo» disse Luca.
«Parla per te» piagnucolai, continuando a sentire la testa dolorante.
«Ti stavi scolando mezza bottiglia di prosecco» aggiunse Crytical, venendomi accanto.
Indicai i ragazzi seduti, come a dire che la colpa fosse loro e lui rise divertito alla scena.
«Hai bevuto?» fu Alex a parlarmi.
Dov'era stato fino ad ora? E perché anche Cosmery era scomparsa?
«Poco» dissi, avvicinando il pollice e l'indice per indicarne la grandezza.
Lui scosse la testa, versando dell'acqua in un bicchiere per poi farlo scivolare sul bancone finché non mi raggiungesse.
«Bevi dell'acqua» disse poi.
Presi tra le mani il contenuto in vetro e iniziai a bere, rinfrescandomi la gola.
«Si preoccupa il ragazzo» ammiccò Luigi e Christian calò lo sguardo in un sorriso triste.
«Ho lo stomaco in subbuglio» mormorai, portandomi una mano al di sopra; «tu stai bene?» chiesi al ragazzo vestito in rosso.
«Si, sei tu che reggi poco» rise guardandomi.
«Che ne dite se giochiamo un po'?» fu Cristiano a parlare, e ci voltammo tutti a guardarlo.
«Non è tardi?» dissi io.
«Alex ti sta influenzando troppo. Non essere noiosa» sbuffò Luca, ricevendo uno sguardo assassino da parte mia.
«A cosa vorresti giocare?» domandò Carola.
«Al gioco della verità» rispose il ragazzo.
«Dov'è finito l'obbligo?» rise Mattia.
Cristiano iniziò a spiegare il gioco, che era solito fare insieme ai suoi amici.
Ad ogni domanda il candidato avrebbe dovuto rispondere solo con la più semplice verità, ad eccezione di quelle domande a cui non si ha volere di rispondere - che sono cinque - bisogna bere.
«Sei fortunato che la ragazza qui non l'abbia bevuto tutto» disse Mattia indicandomi.
Lasciai perdere la sua constatazione, e tutti andammo a sederci sul divano blu. Presi posto su un cubo difronte, mentre Serena, Albe e Nicol stettero sul pavimento.
Cristiano fece girare una bottiglia di acqua vuota, la quale indicò Elena. Le domande per ora erano molto semplici e non toccavano il margine di maliziosità. E da un lato preferivo che continuasse in questo modo.
«State giocando senza di me?» la voce di Cosmery echeggiò nella stanza. Andò subito a sedersi accanto ad Alex, che si trovava proprio di faccia alla mia figura. Finsi che tutta quelle scena non mi stesse dando fastidio, e continuai a seguire il gioco.
Girai io la bottiglia, la quale capitò su Luigi.
«Fa' la brava» mi avvertì, sapendo già le mie mali intenzioni.
«Scordatelo» dissi; «dimmi, Luigino, in tutta sincerità- hai mai voluto baciare Carola?» domandai, beccandomi le risatine di alcuni. La bottiglia di plastica venne presa e mi si schiantò contro.
«Ahia!» guardai fulminata la mia amica, che era diventata paonazza.
«Dov'è il prosecco?» domandò invece Luigi.
«Così non vale» misi il broncio.
«È nel regolamento, quindi sì, vale» fece un sorrisetto. Era davvero furbo.
Il gioco andò avanti per un po', dove risposi ad una domanda a riguardo della mia verginità. Non mi imbarazzava dire che lo fossi ancora, non era affatto una cosa anormale. Però notai uno strano luccichio negli occhi di Alex, nonostante lui lo sapesse già.
«Tocca a te» disse Albe al ragazzo di cui poco fa stavo parlando.
«Preparo la bottiglia» rise lui.
«Faresti mai sesso con qualcuno dei presenti?»
«A meno che tu non l'abbia già fatto» azzardò a dire Luca.
Iniziavo a sentire caldo, e credo che l'alcol mi stia dando alla testa seriamente.
Gli occhi di Carola si puntarono su di me, così come quelli di Luigi e Nicol.
«Sì» rispose solo.
Calai lo sguardo, per poi alzarlo sulla sua figura. Aveva un sorrisetto di lato che mi stava mandando in crisi e Dio solo sapeva come mi sentissi in quel momento.
«E con chi?» continuò Albe.
«La domanda è una» disse Alex.
«Sappiamo tutti con chi» rise convinta Cosmery, appoggiando una mano sulla gamba del ragazzo.
Corrugai la fronte, confusa dalle sue parole. Perché credere che Alex avesse, in modo sottinteso, pensato a lei?
«E sentiamo, con chi? Con te?»
Aspettate. Ero stata davvero io a parlare?
Alex mi guardò, sorpreso dal fatto che avessi preso iniziativa nei confronti della ballerina.
«Hai qualche problema?» domandò altezzosa.
«Ti ho solo fatto una domanda»
«La risposta è sì. Lo farebbe con me»
«E perché dovrebbe?» mi alzai, creando espressioni stupite e divertite sulle facce di alcuni.
«Li hai visti anche tu i filmati» ridacchiò beffarda.
«Quindi, per quei filmati, lui dovrebbe portare a letto te? Certo, stanne convinta» dissi.
Ero sicura che fosse l'alcol a parlare per me. Ne ero sicurissima.
«Ti infastidisce sapere che non sei all'altezza dei suoi gusti?» mi provocò.
«Se davvero non fossi all'altezza dei suoi gusti, spiegami il perché questo pomeriggio era-»
«Okay, così può bastare» Alex parlò.
«Tu-» mi indicò; «vieni con me» e detto questo, mi ritrovai sulle sue spalle.
Mi aveva letteralmente presa come un sacco di patate. Questo è un atto di violenza.
«Alex, mettimi giù!» dissi, dando dei pugni sulla sua schiena.
Iniziò ad incamminarsi, e sentii le risate dei miei compagni farsi sempre più lontane.
«Alex!» continuai, cercando di svincolarmi dalla sua presa.
Aprii la porta della mia camera, mettendomi finalmente coi piedi sul pavimento. Lo guardai arrabbiata, perché stavo per mettere k.o quella presuntuosa di Cosmery. Odiavo il fatto che mi avesse fermata proprio sul più bello.
«Perché?» chiesi soltanto, portandomi le mani sui fianchi e aspettando che mi desse una risposta di senso compiuto.
«V, non sei in te» mormorò.
«Sono in me, Alex. Mi ha dato su i nervi, tutto qui» sbuffai, togliendo gli anfibi dai piedi.
«Lo so. E mentirei se dicessi che non mi è piaciuto da morire vederti in quel modo» fece un sorrisetto.
«Tu- tu non intendevi lei, vero?»
Ed eccola qui, la mia fedele insicurezza.
«È lei quella che ho quasi scopato in un bagno? Quella che ho toccato e che ha toccato me? Quella a cui ho regalato della-»
«Ho capito, ho capito» risposi imbarazzata.
«Sei tu, V.» mormorò, avvicinandosi a me.
Mi poggiò le mani sulla schiena scoperta dal top e avvicinò piano le sue labbra alle mie.
«Sei solo tu» sussurrò.
Sorrisi sulla sua bocca, circondandogli il bacino con le mie gambe e il collo con le mie braccia.
Mi baciò con foga, facendomi scontrare contro il muro della stanza. Gli tirai i capelli, in preda al piacere che la sua bocca provocava alla pelle del mio collo. Con le mani cercai di togliergli la giacca in jeans che indossava, la quale andò a finire sull'asfalto. Chiusi gli occhi, lasciando dei piccoli gemiti fuoruscire dalle mie labbra, le quali ritornò a baciare per far sì che nessuno ci sentisse.
Alex voleva me, non lei.
Questa cosa mi provocò un tuffo al cuore, perché ogni molecola del mio corpo lo ricambiava. Questa volta non c'era nessuno di mezzo. C'eravamo solo io e lui. E lui, lo volevo per me.
La mia schiena si staccò dal muro bianco e rosso, mentre sentivo i passi di Alex dirigersi verso l'altra parte della stanza. Continuava a baciarmi e mi staccai quando lo vidi aprire la porta del bagno con un piede. La richiuse, girando la chiave nella fessura e mi guardò come a chiedermene il consenso. In tutta risposta lo baciai, non mi importava di nient'altro se non di lui.
Appoggiai i piedi al pavimento e con un gesto veloce la sua maglia si ritrovò su di esso. Si tolse le scarpe, per poi appoggiare le dita sulla zip dei miei pantaloni in pelle.
«Anche questo dovresti indossarlo più spesso»
Ridacchiai leggermente e le mie gambe restarono scoperte ai suoi occhi, così come le sue, dopo averlo privato dei suoi jeans scuri.
«Hai chiuso la porta della stanza?» domandai, mentre le sue labbra si catapultarono nuovamente sulle mie. Scosse la testa, per poi fare spallucce. Le sue mani iniziavano a diventare un tutt'uno con la mia pelle accaldata, mentre mi prese e appoggiò sul bordo del lavandino. La sua lingua calda perseguitava la mia in una corsa senza fine e le mie gambe iniziarono a tremolare sotto il suo tocco magnetico.
Il suo rigonfiamento pulsava contro la mia intimità. Entrambe coperte tessuti leggeri e sottili che, se tolti, avrebbero potuto innalzare il fuoco.
Le mie mani iniziarono a tastare ogni parte del suo corpo, partendo dal collo, dalle spalle, arrivando al suo petto nudo che amavo da impazzire. Lo toccavo come se le mie mani non avrebbero potuto fare altro. Feci per scendere dal lavandino, mentre Alex continuava a baciarmi. Il gusto di prosecco si diffuse tra le nostre lingue, ma non m'importava. In quel momento, fu l'unico modo per apprezzarne il sapore. Mi morse leggermente il labbro inferiore, mentre indietreggiai di qualche passo, trascinandolo con me. Le sue mani sui miei fianchi, le mie sul suo petto. In un attimo l'acqua calda ci accolse entrambi sotto il suo calore. Eravamo in doccia, ancora semi nudi. Sentii le labbra di Alex aprirsi in un sorriso divertito, che contagiò anche me. Mi staccai per guardarlo, e merda, era proprio bello. I suoi capelli bagnati, le gocce d'acqua che gli ricadevano sul petto e le labbra arrossate per causa mia. Chiuse le ante in vetro della doccia, restando bloccati al suo interno. Mi portò i capelli dietro entrambe le orecchie, premendo le sue mani sulle mie guance.
«Mi hai finalmente offerto una doccia» scherzò, beccandosi uno schiaffo sul petto.
«Ero in debito con te» mormorai, alzandomi sulle punte per lasciargli un bacio a stampo.
Ma a lui non bastava. E lo stesso valeva per me.
L'acqua della doccia bagnò i nostri baci e i nostri corpi, che erano avvinghiati l'uno all'altro. Alex appoggiò le sue mani sulle mie natiche, lasciandosi uscire un verso appagato che mi fece eccitare.
Le sue dita salirono lungo il bordo delle mie mutandine, calandole giù lentamente. Gli facilitai il lavoro, mettendole via in un angolo della doccia. Feci la stessa cosa con lui, e in un attimo il suo membro si scontrò contro la mia pelle. Era già pronto per me. Fui io a mordergli il labbro questa volta, succhiandoglielo leggermente.
Mi staccai da lui, calando lo sguardo sulla sua intimità, poi ritornai a guardare Alex con un sorrisetto. Dio, non mi ero mai sentita così.
«Che c'è?» chiese lui con voce roca.
«Niente. Felice di essere abbastanza sobria da ricordare tutto questo» sorrisi.
Il suo sguardo scese lungo la mia scollatura, dove il bianco del top divenne trasparente con l'acqua, così da mostrare tutto.
«Felice di poter ricordarlo anch'io» ammiccò, mordendosi il labbro.
Passò il polpastrello del pollice intorno al mio capezzolo, mentre con l'altra mano ne tenne uno ben stretto a sé.
«Spogliami, Alex» mormorai, trattenendo piacere per quel tocco.
Non se lo fece ripetere due volte ed il tessuto bianco che mi ricopriva la parte superiore venne messo via anch'esso. Ero totalmente nuda. Merda.
«Cazzo» sussurrò, guardando ammaliato il mio seno turgido.
Era la prima volta che lo vedeva privo di tutto e mi sentii abbastanza imbarazzata per questo.
«Sei bellissima, V. Davvero» mormorò, avvicinando il suo petto al mio.
Misi le mani dietro la sua testa e lo spinsi dritto a me, facendo scontrare le nostre bocche.
Quel momento di dolcezza venne sostituito dalle sue dita intente a toccare la mia intimità dall'esterno. Bramai vogliosa sulle sue labbra e lui sorrise soddisfatto. Allargai di poco le gambe per permettergli più spazio, mentre l'acqua scorreva lungo i nostri corpi. Non mi toccava da un po', e sentivo la sua mancanza. La mancanza di quel piacere che colmava il vuoto.
Lo stesso piacere che iniziai a provare quando le sue dita si fecero largo in me. Mi accarezzavano, mi stuzzicavano velocemente, poi piano. Mi stavano facendo impazzire. Morsi la sua spalla, quando arrivai al culmine e portò le dita su un mio seno, tracciando una linea immaginaria. Il sapore di me sulla mia stessa pelle. Si avventò a baciarmi il petto lentamente, portandomi in braccio per facilitarsi il lavoro. Sobbalzai quando iniziò a leccarmi i capezzoli con la sua lingua. Non mi era mai successo e mi eccitava da morire.
«Alex» mi morsi il labbro, mentre lui continuava a baciarmeli.
Non ce la facevo più, iniziavo a sentire caldo sul serio, ma non ero capace di staccarmi da quel tocco. Ne volevo sempre di più.
Fu lui ad allontanarsi, aprendo l'anta della doccia. Ne approfittai per impostare l'acqua tiepida, notando come l'intera stanza fosse stata circondata dal vapore.
Rientrò all'interno, mostrandomi una bustina d'argento che aveva tra le dita. Oh dio.
«Da dove l'hai presa?»
«Mi hanno consigliato di portarmene almeno una dietro, non si sa mai» disse, affermando di averla tenuta nella tasca dei suoi jeans.
«Lo avevi previsto?» domandai ancora e lui scosse la testa negando.
«Tutto okay?» mi chiese, accarezzandomi il braccio bagnato.
«Sì, beh- mh..»
«Capisco se non vuoi. Forse è affrettato, avrei dovuto aspettare ancora-»
«No, Alex» lo fermai; «Lo voglio» dissi, lasciandogli un bacio sulle labbra.
«Ti voglio» mi corressi, baciandolo ancora.
Sentii le sue labbra sorridere e gli poggiai entrambe le mani sul viso, sentendo al mio tocco le sue due fossette.
Strappò velocemente coi denti la bustina in argento, e prese dal suo interno il profilattico in lattice. Glielo vidi indossare e mi morsi il labbro, sentendo una vampata di calore lì sotto.
Alzò lo sguardo verso di me, ed io lo guardai di conseguenza. L'ansia e la paura mi stavano per mangiare, ma cercai di far prevalere il desiderio che avevo di farlo con lui.
Alex ritornò a baciarmi, posando le sue mani sulle mie natiche, tenendo ben salde al suo tocco. Portai nuovamente le gambe al suo busto, mentre le sue labbra toccavano con foga le mie. Percepivo la sua eccitazione, il suo volermi. Ed io, provavo esattamente le stesse cose.
Sussultai quando sentii la sua punta sfiorare la mia fessura. Alex mi guardò, percependo quella sensazione di timore che provavo. Sapeva che fosse la mia prima volta e sapevo avrebbe fatto di tutto purché le cose non andassero nel verso sbagliato.
«Farò piano» sussurrò.
Annuii, mentre in quel momento riponevo tutta la mia fiducia nei suoi confronti.
Lo baciai, così che i brutti pensieri passassero in secondo piano.
Strizzai gli occhi, quando lo sentii entrare dentro me e non evitai di farmi scappare un verso lamentoso.
«Continua, Alex» mormorai sulle sue labbra.
Si fermò non appena percepì il mio istante di dolore, nel quale le mie pareti si strinsero forti sul posto.
Alle mie parole, si allontanò per guardarmi, come se si volesse assicurare che andasse tutto bene.
Gli feci un piccolo sorriso che cercò di confortarlo e riprese a muoversi dentro e fuori di me.
La mia schiena si alzava e calava sulla parete della doccia ad ogni suo movimento.
Lasciai un gemito di piacere quando tutto il dolore venne a sfocarsi. Gettai la testa all'indietro, staccandomi dalla bocca di Alex, il quale continuava ad appagarmi con veemenza. Lo guardai e lui guardò me succube del piacere che riusciva a provocarmi. La mia mano dietro il suo collo, l'altra tra i suoi capelli bagnati. Le sue sui miei glutei, ai quali si aggrappavaa per spingersi a fondo dentro di me. Lo sentivo godere, mentre portò la testa nell'incavo del mio collo lasciandomi baci, mordendomi e leccandomi la pelle con passione. La mia guancia premeva contro la sua, sentendola accaldata quasi quanto la temperatura di tutto il mio corpo. Mi baciò le spalle, il petto, le curve dei seni, regalandomi solo piacere, fino a farmi perdere completamente la testa.
E pensare che qualche istante prima morivo dalla voglia di dormire, e adesso mi ritrovavo in una doccia completamente nuda.
La mia prima volta me l'ero immaginata un po' diversa: più romantica, in un letto, a lume di candela. Ma l'idea di starlo facendo qui, bagnata fradicia, con Alex, in un bagno di un programma televisivo.. appagava tutta l'eccitazione che provavo.
Le mie unghie si infilzarono nella pelle delle sue spalle, mentre succhiò il mio labbro recandomi un altro gemito. Spinse altre volte ancora e raggiungemmo l'apice nello stesso momento.
Appoggiò la testa sul mio petto mentre respirava con fatica. Alzai il suo viso verso di me, così che potessi guardarlo. Gli portai indietro i capelli bagnati e lo baciai. Lo baciai veramente, come se avessi potuto trasmettergli tutto ciò che provavo. Lui ricambiò e si decise ad uscire da me, così che potessi appoggiare i piedi al suolo.
«Non l'ho mai fatto in una doccia» mormorò sulle mie labbra; «lo rifaremo, vero?» continuò.
«Vedremo» gli lasciai un bacio a stampo.
«Vedremo? No- io non ho voglia di aspettare ancora» disse, mentre mi voltai a prendere il bagnoschiuma.
«Che fai ora?» domandò accigliato.
«Ti insapono»
«Tu a me?»
«Alex, lo abbiamo appena fatto in una doccia. Non ti farai sorprendere da questo?» domandai, scuotendo la bottiglia di vaniglia dinanzi ai suoi occhi.
Lui fece spallucce, mentre le mie mani insaponate si fecero largo sul suo corpo. Sul suo petto, sul suo addome, sulle braccia, la schiena.
Gli tolsi il preservativo, e lentamente iniziai ad accarezzare la sua lunghezza. Era ancora acceso per me. Mise una mano sulle mattonelle alle mie spalle, all'altezza della mia testa, mordendosi il labbro con durezza. La mia mano continuava a muoversi su e giù, soddisfatta per l'effetto che gli recavo.
E in qualche attimo, la sua sostanza scontrò la mia gamba, che l'acqua si apprestò a far scivolare via.
Si accasciò sul mio seno, mentre leccava piano la pelle in modo circolare.
Con la mano prese il bagnoschiuma, mentre iniziò a spargermelo sulle mie curve. Si allontanò per guardarmi e le sue fossette balzarono fuori. Avrei tanto voluto sapere a cosa stesse pensando in quel momento. Ma non lo feci. Mi limitai a stare in silenzio.
Ci insaponammo a vicenda anche i capelli, mentre Alex sfiorò il suo membro contro il mio fondoschiena. Merda.
Mi voltai, lasciando che l'acqua portasse con sé la schiuma dai miei capelli e quando fummo entrambi puliti, uscimmo da quelle quattro vetrate.
Presi un asciugamano per me e un accappatoio per Alex, il quale chiuse stringendo la cintura in spugna.
Girai la chiave nella fessura e per poco non mi balzò il cuore in gola.
«Alex?»
Chiusi subito la porta, guardando il ragazzo al mio fianco. Rideva. Stava ridendo.
Gli diedi uno schiaffo veloce, mentre morivo dall'imbarazzo.
«Vi abbiamo visti, ormai» urlò da oltre la porta in legno bianco.
Alex fece per aprire, mentre io fui titubante. L'aria fredda della camera si scontrò contro le mie gambe, mentre Carola e Luigi erano sul letto a guardarci.
«Non- non dite niente» mi affrettai a dire, puntando un dito contro ad entrambi.
«Niente?» si allarmò la mia amica; «tu eri- eri lì dentro con Alex!» continuò.
«Da quanto tempo siete qui?» cambiai discorso.
«Da cinque minuti, credo» rispose Luigi.
Lasciai un sospiro di sollievo, notando l'orologio segnare le cinque del mattino.
«Mi spiegate?» incrociò le braccia al petto la riccia.
«È palese che hanno fatto-»
«Sht, zitto» interruppi Luigi.
Andai a prendere dell'intimo e il mio pigiama, tirando Alex in bagno con me, evitando che potesse spifferare tutto ai due.
«Tu sei matta» rise.
«Non riderei se fossi in te» dissi, spogliandomi dell'ammasso spugnoso.
Indossai le mutandine, sotto il suo sguardo, e quando feci per mettere il reggiseno mi voltai di spalle verso di lui.
«Me lo agganci?» domandai.
Lo sentii ridacchiare beffardamente, intuendo la mia furbizia. Le sue dita si posizionarono sulle estremità e non appena agganciato, le fece scendere lungo le mie braccia, lasciandomi un bacio sulla spalla.
Indossai anche il pigiama e feci per prendere il profilattico dalla doccia, per gettarlo nella pattumiera.
«È un disordine questo bagno» constatò.
In effetti, tutti i nostri vestiti erano sparsi ovunque, e gli dissi che poi avrei sistemato tutto l'indomani.
Quando uscimmo, gli occhi dei miei due amici si puntarono nuovamente su di noi.
«Non vi parlerò più» disse la ragazza.
Roteai gli occhi al cielo, andando a prendere il phon, mentre Alex andò in camera a vestirsi.
Mentre continuavo ad asciugare i capelli, non potei fare a meno di osservare lo sguardo divertito di Luigi. Perché lui sapeva.
«Ti sei fatta cogliere in flagrante tu stessa» disse, cercando di sovrastare il rumore del phon.
«Primo, hai dei segni ben evidenti sul collo» iniziò ad elencare sulle dita della mano; «due, sei appena entrata per vestirti, portando Alex con te. Ed è ovvio che ti abbia vista nuda» disse; «e terzo, siete entrambi spariti, e adesso vi becchiamo entrambi in queste condizioni. Cosa dovremmo pensare secondo te?» fece spallucce.
Astuto, davvero astuto.
Terminai non appena i miei capelli furono asciutti abbastanza, e in quel momento Alex entrò coperto da un pantalone grigio e una maglietta bianca.
Si leccò le labbra leggermente, prima di sedersi sul mio letto.
«Lo sappiamo, ormai» disse Carola.
«Perfetto» disse con nonchalance; «mi asciughi i capelli?» guardò me, deviando il discorso.
«Non sai farlo da solo?»
«Mi annoio»
«Le mani le hai, il phon è quello» glielo indicai.
«Per favore» fece il musino.
Sbuffai, arrendendomi alla sua capacità di manipolatore. Gli accarezzai i capelli lentamente mentre ero in piedi in mezzo alla sue gambe. Mi guardava, indipendentemente dalla presenza di Carola e Luigi. Accarezzò piano i lati delle mie cosce con le sue mani, com'era solito fare, e avevo tanta voglia di baciarlo in quel momento.

Passò un'altra mezz'ora, e mi ritrovai stretta nel mio piumone rosso. Le luci vennero spente, tranne quella della mia abat-jour. Alex ancora seduto sul mio letto, mentre parlava con Luigi e Carola di non so cosa. Il mio cervello iniziava ad essere stanco, essendo sveglia da parecchio tempo.
«Faremo un'uscita a quattro poi» scherzò Luigi.
«Quindi ammetti che ti piace Carola» mormorai io.
«Non stavi per dormire tu?» domandò, facendo ridere Alex.
Il ragazzo si sporse verso di me, lasciandomi un bacio sulla tempia. Poi fece per intrufolarsi all'interno del mio letto.
«Mi stai soffocando»
«Fatti più in là» disse lui.
«Ma è il mio letto»
«Si, ma c'è spazio abbastanza per ospitare entrambi» sbuffò; «dai, V.» mi pregò.
Mi spostai, permettendogli di stendersi decentemente dietro di me.
«Noi vi lasciamo soli» disse Luigi, alzandosi e prendendo la ballerina per la mano. Lei si puntò l'indice e il medio negli occhi, per poi puntarli verso di me. Avremmo dovuto parlarne, e sapevo che se l'avessi scampata, Carola mi avrebbe assillato lo stesso.

«Ho sonno» dissi, voltandomi verso di lui.
«Dormi»
«Tu non ne hai?» domandai e lui negò.
«Sei di ferro» mormorai.
«Certo, l'hai potuto notare anche tu» fece un sorrisetto malizioso.
Capii solo dopo il doppio senso delle sue parole e gli assestai un colpo con la gamba.
«Giuro che una volta fuori, io ti denuncio per violenza corporale» disse, facendomi ridere.
La sua mano si intrufolò sotto la maglia del mio pigiama, pigiando forza sulla schiena per avvicinarmi a lui.
Gli accarezzai i capelli, e con il pollice le sue guance calde.
«Alex»
«Mh?»
«Cos'avevi prima? Quando eravamo sul divano e mi hai detto quelle cose-»
«Niente, tranquilla» mormorò.
«Non posso stare tranquilla se mi hai invogliata a dimenticarmi di te» dissi.
«Mi hai detto che hai paura di non riuscire ad essere felice» iniziò, ma lo bloccai.
«E tu mi hai detto che te ne saresti occupato»
«È questo il problema. Se non ci riuscissi? E se ti facessi ancora del male? Sarebbe più facile se tu ti dimenticassi di me, V.» mormorò.
«Non posso dimenticarmi di te, Alex. Come potrei? Hai completamente stravolto la mia vita»
«E sono anche la causa della sua rovina» sussurrò.
«Alex-» mi avvicinai, prendendogli il viso tra le mani; «se tu sei la mia rovina, non esiterei un attimo a farmi distruggere completamente da te» dissi.
«È un controsenso»
«Dove sono adesso?» gli domandai.
«Qui»
«Qui, con te» aggiunsi.
«Perché io voglio te, Alex» sussurrai; «solo te» dissi prima di baciarlo.

E pensai che forse aveva ragione.

L'amore è un controsenso, semplicemente perché con le nostre combinazioni di parole, senso non ha.

DIFFERENT | Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora