«A prescindere di come andrà questa sera. Avremo tempo per discorsi strappalacrime, okay?»
Fu Albe a darmi il buongiorno quella mattina. I miei occhi stanchi tentarono di mettere a fuoco la situazione, mentre le mie emozioni si scontrarono tra loro. Gioia, ansia, contentezza, paura.
Guardai i miei amici, poi le mie mani tremanti. Mi sentii avvolta in una voragine di preoccupazione, e mancavano ancora parecchie ore alla registrazione.
«Sei agitata. Lo percepisco da qui, quindi non trovare scuse per negarlo» mi sentii dire.
Mi voltai con mezzo sorriso verso il ragazzo dai capelli scuri. Con addosso la sua canotta nera, mi fece un sorrisetto divertito.
«Non ho alcuna aspettativa, per questa sera. Ho solamente un terribile subbuglio allo stomaco»
Luigi mi guardò, scuotendo la testa rassegnato. Mi fece segno di seguirlo e così decisi di prendere posto accanto a lui, sul divano blu.
«È normale, Va'. Avere questo tipo di sensazione dimostra quanto tu tenga a tutto questo, a fare una bella figura, ad emozionare chi ti guarda. Spesso prima di andare sul palco chiudo gli occhi e conto, conto fin quando non sento di aver preso coraggio. L'ansia scompare fuori, ma vive al mio interno. Come quando hai la sensazione che il cuore possa balzare fuori da un momento all'altro. Hai presente? Fa male, ma quanto può essere bello?» domandò, adagiando la sua schiena su un cuscino.
Conoscevo bene quella sensazione: i battiti pulsavano forte contro il petto, il respiro sembrava mozzarsi in gola, il peso delle gambe tendeva a cedere illudendoti di crollare. La mia dose di adrenalina, unica in grado di spingermi a fare.
«Come ci riesci?»
«Che intendi?» alzò un sopracciglio.
«A contenere le emozioni. Come- come puoi gestire qualcosa che, d'improvviso, potrebbe prendere il sopravvento sulla tua vita?»
Fece una risatina amara mista al divertito; «sono abituato. Ho imparato col tempo e mentirei se ti dicessi che non è stato difficile. Cerco di equilibrarmi per non scombussolarmi dentro. Un sovraccarico di emozioni non so cosa potrebbe comportare, indipendentemente dal fatto se si è afflitti dal diabete o meno. Evito di rischiare. Evito tante cose, in realtà, per chi mi è attorno e per me stesso» disse.
«Per questo hai sempre avuto timore di non essere apprezzato? Per il tuo tendere a nascondere le tue emozioni?» domandai.
«Sì, prevalentemente. Ci sono passato con Carola. Vivevo con il terrore di non poterle piacere davvero, se avessi dimostrato chi realmente fossi»
«Ti ha accettato comunque. Ha accettato ogni singola parte di te» gli dissi, facendomi più vicina a lui.
«Ed è per questo che la amo» mormorò, poggiando la sua testa sulla mia spalla.
Feci un sorriso che non riuscì a notare; «lei lo sa?» domandai.
«Gliel'ho confessato prima che andasse via. In realtà, è stata lei ad anticiparmi» rispose.
«Manca solo una settimana, Gigi» sussurrai, lasciando un sospiro malinconico.
«Non vorrei finisse mai»
«Neanche io vorrei».Trascorsi l'intera mattinata con Luigi sul divano. Lui mi chiese dei consigli su alcuni testi scritti in saletta, ed io mi limitai ad essere onesta a riguardo.
La nostra conversazione venne disturbata da Albe, il quale ci avvisò che il pranzo fosse pronto. Presi posto accanto alla riccia bionda e Dario, gustando le piadine preparate da Alex. Quest'ultimo, perso nei suoi pensieri, si sedette accanto a Sissi, a tre posti dal mio. Mi chiedevo a cosa pensasse, se avesse ansia o se fosse felice. Quegli occhi nocciola parevano così vuoti, che dubitavo potessero trasmettermi qualcosa guardandoli. Così bravo a nascondere le proprie paure, a convincere chiunque che tutto andasse bene, ad aiutare chi glielo avesse chiesto seppure fosse un brutto momento. Alex ci sarebbe sempre stato; avrebbe sorriso nonostante stesse male dentro, pur di non mostrare le proprie debolezze. Pur di non essere fragile.
Ma la sua stessa fragilità l'ho toccata con le mie mani, l'ho assaporata attraverso le sue labbra, l'ho captata guardando i suoi occhi. Ho percepito il suo essere in pochi gesti, non sarebbe riuscito a mentirmi. Così come io non avrei fatto con lui.
«Tutto okay?» mormorai, avvicinandomi alle sue spalle, mentre le sue braccia, come un meccanismo, continuavano a pulire le pentole.
Preso alla sprovvista, mi guardò annuendo, per poi riporre il suo sguardo nuovamente sulle sue mani.
Senza chiederglielo, lo aiutai. Presi uno straccio pulito per asciugare ciò che ha sciacquato in precedenza. La mascella tesa, labbra chiuse, postura corretta. Non era affatto okay.
«Alex-»
«Non preoccuparti per me, V.» mi interruppe, sapendo cosa avessi intenzione di fare.
«Puoi dirmi come ti senti?»
«Non lo so» sospirò; «non so come sto. Durante le prove mi sentivo in un modo, ora in un altro, stasera potrebbe peggiorare così come migliorare. Sarà che ho paura di come potrebbero andare le cose, dati gli scontenti di queste puntate. Non ho alcuna idea di cosa potrebbe succedere. Mi chiedo se io sia stato abbastanza per meritarmi la finale, se io abbia avuto modo di convincere i giudici. Se stasera sbagliassi qualcosa? Se andasse tutto male? Se diventassi una delusione per chi mi ascolta? Se-»
«Ehi, Alex» lo fermai; «smettila con queste futili ipotesi. Perché pensare al peggio, quando sai di valere tanto?» domandai, toccandogli il braccio.
Sospirò, chiudendo gli occhi per un momento. Bloccò le sue azioni, asciugandosi le mani, per poi afferrare la mia e portarmi fuori in giardino. Una volta giunti sulla panchina bianca, si lasciò andare via, abbandonandosi ai suoi pensieri.
«Puoi guardarmi?» dissi, prendendogli il volto con entrambe le mani, costringendo i suoi occhi nocciola a venire a contatto coi miei. Fu in quel momento che divenni consapevole che, in verità, i suoi occhi non erano poi così vuoti. Solamente desolati, impauriti.
«Tu non hai paura?» mi chiese.
«Ricordi cosa mi hai detto tempo fa?» iniziai; «di non fare di questa esperienza la mia paura. Sono felice di essere qui. Sono anche timorosa della mia permanenza, non lo metto in dubbio. Questo è stato un passo da gigante, essere in semifinale, intendo. Sono qui che metto in discussione me stessa da quel lontano ottobre, quando sono entrata. Sono cresciuta. Ho imparato ad accettare tutto. Ma ho paura, sì. Sapere che questa sera potrei ritornare a casa, andarmene da te, non poter vivere la tua finale sulla mia pelle, mi spaventa. Ma sarei contenta lo stesso, per te. Perché io ci credo in quel che fai, Alex. So quanto ti costa, so a cosa vai incontro. Ti ho visto scrivere, comporre, suonare. Ti ho visto disperarti, in cerca della perfezione, in cerca di qualcosa che potesse essere diverso. E so che ci credi anche tu. Dovresti solo convincerti di questo» mormorai, non distogliendo lo sguardo.
La sua fronte scontrò la mia, le mie mani caddero sulle sue. Il respiro di entrambi si confuse con l'aria circostante. Sapevo solo di essere qui, e che nessun altro avrebbe potuto intromettersi.
«Non ti merito, V.» sussurrò.
«Non dirlo, Alex»
«Sei troppo buona ed io-»
«Lo sei anche tu» mi affrettai a dire; «smettila di trascurarti così tanto. Ciò che non meriti è il trattamento che riservi nei tuoi stessi confronti. Perché se solo riuscissi a vederti con i miei occhi, Alex, capiresti che bella persona sei» continuai.
Fece sfiorare la punta del suo naso sul mio, lasciandomi un piccolo bacio a stampo. Se solo avesse capito che sarei stata disposta a fare qualunque cosa per lui, che gli avrei donato il mondo se solo avessi potuto. Se solo sapesse che ci sarei sempre stata, che l'avrei supportato, che avrei sempre nutrito stima per il suo lavoro, che l'avrei amato incondizionatamente. Sempre. Se solo avesse capito quanto meritasse di sentirsi dire quelle cose, che avermi accanto non gli avrebbe fatto altro che bene. Sperai che, attraverso questo bacio, riuscissi a trasmettergli tutto quello che avrebbe dovuto sapere. Al costo di ripeterglielo ogni giorno affinché lo comprendesse.
«Grazie, V.» sussurrò, staccandosi leggermente.
Le sue lentiggini vennero schiarite dalla luce calda del sole, ed io gli sorrisi lievemente come a dirgli che non sarebbe rimasto solo.
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DIFFERENT | Alex Wyse
Fanfic"Il mio stupido cuore aveva scelto, stupidamente, te" Dove il bianco incontra il nero. La fusione di due bolle e mondi diversi tra loro, che creeranno una storia d'amore completamente incasinata. Lei, con solo la danza nella testa. Timida, delica...