Dopo aver parlato quel poco con Alex, andai a letto a dormire. Mi svegliai alle otto del mattino, dove ebbi una lezione di latino con Francesca Tocca. Sempre su richiesta della Celentano, che volle impegnarmi in altri stili.
Nel pomeriggio invece, dopo aver sistemato la mia camera, andai in cucina.
«Hai parlato con Alex?» mi domandò Luigi, non appena presi posto dinanzi a lui a tavola.
«Sì, ma non abbiamo concluso niente»
«Perché?» chiese lui, bevendo la tisana.
«Perché, qualsiasi cosa abbia, sembra non essere pronto a parlarne con me» sospirai.
«Ha i suoi tempi»
«Lo so»
«Vedete di risolvere però, che mi manca vederlo sorridere» scherzò lui.
A pensarci, prima di conoscere bene Alex, lui era sempre immerso nella sua serietà. Tutt'ora lo è, ma ultimamente lo vedevo più spensierato e felice. Ma non credevo che la causa fossi io.
«Avete visto Alex?»
Voltai il capo verso Cosmery, protetta dalla sua tuta grigia e uno sciarpone sul collo.
«Dorme» rispose Luigi.
«Che camera è?» domandò lei.
«L'azzurra» rispose Mattia, che era sul divano.
Lei sorrise e andò via, e mi affrettai a guardare il ragazzo dinanzi a me.
«So cosa ti stai chiedendo, ma non ho risposte, mi spiace» disse lui alzando le mani.
Cosa vuole da Alex? E perché è addirittura andata in camera sua?
Vorrei tanto andare lì e coglierla sul fatto, ma la mia parte razionale mi fece restare qui, incollata alla sedia.
Non doveva importarmi. Non ne avevo il diritto.
«Dopo abbiamo palestra, non dimenticarlo»
«Mi troverete già lì» risposi a Luigi, nonostante con la testa fossi da tutt'altra parte.
Feci per alzarmi e indossare la mia giacca rosa. Con la testa sulle nuvole, non salutai nemmeno gli altri in stanza. Uscii direttamente dalla casetta e lasciai un sospiro quando mi incamminai sul lungo marciapiede che porta agli studios.
E se lo avesse beccato senza maglia? Già immaginavo la bava di Cosmery scendere piano piano. Per non parlare di lei, era bellissima. Non biasimerei nessuno se iniziassero ad interessarsi.
Aprii il portone ed entrai in sala tre.
«Buongiorno» dissi alla Celentano, seguita da Elena. Mi salutarono entrambe e la maestra non perse tempo a parlarmi della sfida.
«Come ti senti?» chiese Elena.
«Ansiosa, dato che non so contro chi gareggerò» gesticolai.
«La vincerai a mani basse. Ho visto la sfidante, ma per regolamento, non posso mostrartela. So per certo che hai molta più tecnica e flessibilità rispetto a lei» disse la Celentano.
«Dopo l'uscita di Virginia, posso aspettarmi di tutto» provai a sdrammatizzare.
«Oh, stendiamo un velo pietoso su quest'argomento» sospirò; «spero solo che a valutarvi non sia Garrison» disse, mentre io feci una risatina divertita.
Dopo questo, iniziai a provare con Elena le due coreografie che molto probabilmente il giudice avrebbe voluto vedere. Le ricordavo bene fortunatamente.
«Non sarai dinamica in tutte le mosse, ma sei molto versatile Vale» mi disse Elena. Sorrisi e la ringraziai, vedendo la maestra annuire.
«Posso farti una domanda?» disse quest'ultima.
«Certo»
«Ti sarebbe piaciuto eseguire la gara contact?»
«Sì, tanto»
«Va bene, se riesco te la farò recuperare»
«Grazie mille» dissi contenta.
Poi l'ora terminò, e feci per andare in palestra. Non c'era ancora nessuno, così approfittai per spogliarmi della felpa.
«Vai continua, togli altro» scherzò Luca, spaventandomi.
«Cretino» dissi, ripiegandola nello zaino verde.
Vidi Alex entrare con la nuova arrivata e non smetteva di guardarmi. Era perso, vuoto.
«Va', mi aiuti?» domandò Chri.
Mi voltai verso di lui e fece segno di prendere degli step dall'attrezzatura. Ne appoggiammo due sul pavimento e iniziai ad imitarlo.
Allenai braccia e addome con dei push up. Poi sentii qualcuno poggiarsi sulla mia schiena. Era Luigi.
«Mi ammazzerai» dissi con fatica, non riuscendo più a reggermi sulle braccia.
«Non vorrei mai» disse lui e sentii Christian ridere al mio fianco. Si alzò e si appoggiò anche lui sul fondo della mia schiena. A quel punto, senza più forze, mi accasciai sul pavimento facendoli barcollare. Sentii le risate di Carola e Sissi echeggiarmi nelle orecchie.
«Mi stanno scoppiando gli organi interni» dissi a denti stretti. Se la risero per poi alzarsi entrambi. Mi girai, a supino, e portai le mani sul basso ventre.
«Vuoi anche un massaggino?» scherzò il cantante di Rudy. Non sarebbe male, ma rifiutai.
«Vuoi una mano?» fu Crytical a parlare. Mi porse la sua mano e l'afferrai subito, alzandomi in piedi. A pochi metri da me, Cosmery si allenava con delle molle elastiche ed Alex, in piedi, senza far niente.
«Alza di più il volume» disse Nicol a Dario.
In radio venne trasmessa Sorry di Justin Bieber. Sissi finse proprio di stare ad un concerto e insieme a Dario, iniziarono a cantare euforici. Vidi Cosmery prendere per un braccio Alex e quest'ultimo, svogliato, venne portato al centro della saletta in sua compagnia. Tentava di farlo ballare e sentii un groppo in gola incapace di scendere giù.
Non riuscivo a guardarli, sembrava star vivendo un deja-vù in cui non ero io quella a ballare con lui.
Ritornai alla sbarra in fondo alla stanza, diedi le spalle ai miei compagni, e iniziai ad allenarmi con specifici esercizi.
«Dovresti fare pratica a nascondere meglio le emozioni» disse Carola, venendomi vicina.
«Sto bene» feci un mezzo sorriso.
«Non stai bene, e nemmeno lui» si riferì ad Alex.
«A me pare di sì» mormorai io, guardandolo in compagnia di Cosmery, mentre gli teneva la mano.
Poi le vidi uscire fuori, le sue fossette.
Stava sorridendo, ed era imbarazzato.
«Io vado in bagno» dissi piano, per poi uscire dalla saletta prima che Carola potesse fermarmi.
Respirai lentamente e portai i miei capelli in una cipolla disordinata. Indossai le scarpette e feci per trovare la felpa, ma ricordai di aver dimenticato lo zaino in palestra. Ma non volevo ritornarci, non mi andava proprio di vederli così vicini.
La porta si aprì e la figura di Crytical mi si piazzò davanti.
«Hai dimenticato questo» disse, porgendomi lo zainetto. Sorrisi debolmente e lo ringraziai. Era venuto solo per riportarmelo.
«Perché lo fai?» chiesi.
«Cosa?»
«Preoccuparti per me»
«Sono molto altruista» sorrise; «e non mi piace vedere le persone tristi» continuò.
Lo guardai per bene, mentre nascondeva il suo corpo nella felpa blu. Il silenzio venne ricoperto dal rumore delle lancette dell'orologio sulla parete.
Sentii delle risate da dietro il portone, che dopo qualche secondo venne aperto. I ragazzi iniziarono a rientrare man mano, e vidi Alex perplesso nel vedermi da sola con Francesco.
Sentii quest'ultimo lasciare un sospiro, poi mi sfregò la spalla con la sua mano come segno di conforto. Gli sorrisi di ricambio e feci per alzarmi.
«Alex, mi aiuti a studiare?» eccola di nuovo, la voce di Cosmery.
Indossai la felpa e il giubbotto e fui la prima, ancora una volta, ad uscire fuori dagli studios.
Ma si, aiutala a studiare. Come se da sola non riuscisse a fare niente. E poi, studiare per cosa? Come fare una piroetta?
«Basta, basta, basta» mormorai tra me e me.
«Ti fermi?» sentii urlare. Mi voltai confusa e mi sorpresi nel vedere Alex camminare a passo svelto per raggiungermi. Non lo avevo sentito arrivare.
Quando fu quasi ad un passo da me, feci per ritornare sul mio cammino.
«Fermati, V. Non mi va di correre» disse col fiatone.
«Non ti ho chiesto io di seguirmi»
«Sei scappata via»
«No, non l'ho fatto» mentii, una volta raggiunto il cancello. Entrai in casetta con lui alle calcagna.
«Mi guardi, per favore?» mi prese per il polso facendomi voltare. Con l'indice e il pollice mi alzò la testa verso di lui, ma non riuscivo a reggere il suo sguardo.
«Lasciami, Alex»
«Mi ha preceduto- quel.. Crytical. Stavo per venire da te, ma mi ha sorpassato»
«Non m'importa» lo guardai.
«A me si, V. Importa»
«Ti importava più stare con Cosmery» dissi io.
Sembravo una bambina, in questo momento. Lasciavo parlare la mia parte immatura.
«È per lei?» chiese, portandomi le mani sul viso.
«Lasciami» ripetei, cercando di sottrarmi al suo tocco. Ma lui era sicuramente più forte di me, da impedirmelo.
«Alex?»
Il ragazzo si staccò subito nel sentire la voce di Cosmery, la quale aveva appena varcato la soglia di casa. Feci una risatina beffarda. Non voleva neanche mostrarsi con me.
Arretrai di qualche passo e feci ingresso in camera mia. Mi recai in bagno per una doccia calda. Bagnai anche i capelli, cercando di rilassarmi tutta. Ne avevo bisogno. Una volta uscita, mi guardai allo specchio. Ero triste, chiunque l'avrebbe notato. E non ne avevo motivo. Alex non mi appartiene, ed io non appartengo a lui. Ma negli ultimi istanti, lo sentivo tanto lontano da me.
Mi aggrovigliai in un asciugamano bianco e feci per uscire dal bagno vaporizzato. Ma quasi non mi venne un colpo quando vidi Alex, sul letto, giocare con le mie mutandine.
«Possiamo parlare civilmente?» mi disse, sentendo il cigolio della porta. Nel momento in cui si voltò a guardarmi si destabilizzò. Si aggiustò il ciuffo castano e si mise seduto sul bordo del letto.
«Puoi- puoi darmi le mie cose?» domandai imbarazzata, ma lui sembrava essersi perso nel guardarmi. Le goccioline d'acqua ricadevano dai capelli al mio petto e maledii le piccole dimensioni di questo ammasso spugnoso.
«Alex» lo richiamai.
«C-Cosa?»
«Le mie cose» indicai le mutandine che aveva tra le mani.
«Oh, mh, si. Tieni» disse. Non sarà mica imbarazzato?
«Vuoi una mano?» domandò col suo tono malizioso. Come non detto.
«No, grazie. Riesco da sola» dissi, sporgendomi verso le sue spalle per riprendere anche il pigiama. Le sue mani si appoggiarono sui miei fianchi e trasalii al solo pensiero che quest'asciugamano sarebbe potuto scomparire da un momento all'altro.
«Sicura?» mormorò con voce roca, portando le sue labbra sulla mia spalla. Appoggiai entrambe le mani sulle sue gambe, restando in una posizione ambigua e ringraziai il fatto che la porta si trovasse dall'altro lato, altrimenti non oso immaginare la vista.
«Sicurissima» sussurrai, mentre il suo viso si avvicinò al mio. Sfiorai le mie labbra con le sue, senza baciarle, nonostante mi mancassero tanto.
«Fossi in te, chiuderei la porta» disse lui, ma io scossi la testa.
«Mi basta poco per renderti spoglia di questo asciugamano, V.» sussurrò e in quel momento sentii un forte calore nella zona intima.
«Va' a chiuderla tu» dissi, staccandomi da lui. Come un ordine, si mosse nell'avvicinarsi alla porta. Ma fui più veloce di lui, e mi rifugiai in bagno per vestirmi.
«Sei una stronza» urlò da dietro lo spessore in legno.
Risi divertita, perché non riuscivo a tenergli il broncio, nonostante tutto.
Aprii di poco la porta, incredula di quello che stavo per fare.
«Alex»
«Non ti parlo»
«Alex» ripetei, facendo sbucare la testa fuori dal bagno. Era sul mio letto, steso a schiena in giù.
«Merda, V.» sibilò, non appena uscii fuori, con solo l'intimo. Si coprì il volto con entrambe le mani, creando due spiragli per guardarmi.
«È ancora disponibile l'offerta?» chiesi, mostrandogli il pigiama.
«Magari ti spoglio, non ti rivesto»
Gli lanciai maglia e pantalone in faccia, lui fece un risolino e si appoggiò sui gomiti. Mi bruciò con lo sguardo. Lo sentivo insistente su di me e feci per illuminare l'abat-jour, per poi spegnere la luce.
Si morse il labbro inferiore e trasalì quando presi posto su di lui.
«Non provocarmi»
«Perché no?» feci io, spostando i capelli su un solo lato. Fece un verso frustato, sembrava starsi trattenendo dal fare.
«Allora la smetto?»
«No, non pensarci nemmeno» si affrettò a dire.
Poggiai le mani lungo i bordi della sua felpa e lo guardai negli occhi, come a chiedergli il consenso. Ero sempre io quella a nudo, vederlo spoglio non gli avrebbe fatto male.
Si mise alla mia stessa altezza, per facilitarmi il lavoro. Gli sfilai piano la felpa marrone ma rimasi delusa nel vedere che indossasse anche una maglia al di sotto. Iniziai a respirare irregolarmente mentre portai via il pezzo di tessuto che lo copriva. Guardai a lungo il suo busto e senza che lo prevedessi, le mie mani andarono ad appoggiarsi sul suo petto. Lo spinsi piano così che potesse ritornare steso e si morse l'interno guancia nel guardarmi da sotto.
Mi accasciai su di lui, iniziando a baciargli il collo. Scesi piano sulle sue clavicole e arrivai a baciargli l'addome. Il suo petto si gonfiava e sgonfiava velocemente, quando alzai lo sguardo verso di lui, lo vidi gettare istintivamente la testa all'indietro.
Mi avvicinai al suo volto e mi sentii sprofondare quando mi guardò. Passai con l'indice il perimetro del suo viso, partendo dalle sopracciglia arrivando ai contorni delle labbra.
«Sei davvero bello, Alex» sussurrai.
Mostrò le sue fossette, sorridendomi con gli occhi. Era la prima volta che glielo dicevo e non me ne pentii affatto.
Appoggiò una mano dietro la mia testa e iniziò a baciarmi le labbra lentamente. Era un bacio desideroso, pieno di passione. Non avrei mai voluto smettere.
«Alex» dissi sulle sue labbra, mentre lui lasciò uscire un mugolio; «non ho finito» continuai, staccandomi.
«Cosa mi stai combinando, V.» mormorò.
Mi alzai, andando verso i piedi del letto. Poggiai un ginocchio in mezzo alle sue gambe divaricate e, intimorita, guardai il bordo dei suoi boxer.
Presi tra le mani il lembo dei suoi pantaloni elasticizzati e glieli portai giù alle caviglie. Li gettai sul pavimento e mi morsi il labbro nel vedere una protuberanza attraverso il tessuto nero.
Feci scorrere i miei occhi su di lui, dal basso fino al suo viso. Aveva le guance leggermente arrossate e ciò lo rendeva ancora più sexy.
«È che ho sempre subito e..» sospirai; «credo che adesso tocchi a me far subire te» dissi.
Non lo avevo mai fatto prima d'ora e avevo paura di essere un disastro. Esattamente com'è che si fa?
Iniziai col sedermi sulle sue gambe e presi coraggio prima di sfiorare col dito il suo rigonfiamento. Fece un verso straziato e strizzò gli occhi, serrando le labbra, quando iniziai a strofinargli contro la mia mano.
«V, cazzo» mormorò.
Poi mi fermai, accorgendomi che forse mi sarei dovuta spingere oltre. E lentamente, presi tra l'indice e il pollice l'elastico dei suoi boxer, iniziando ad abbassarli. Quando il suo membro uscì fuori, eretto, deglutii fortemente. Merda se era grosso.
«I-Io..» iniziai a balbettare, non sapendo come comportarmi. Lui prese la mia piccola mano tra la sua, e l'appoggiò sulla sua lunghezza. Iniziò a portarmi con sé in dei movimenti lenti, verso l'alto e il basso. Capito il meccanismo, tolsi la sua mano dalla mia così che potessi avere maggior libertà. Si appoggiò sui gomiti per osservarmi, mordendosi il labbro trattenendo dei gemiti. Era così eccitante guardarlo.
«Non resisto più» disse dopo un paio di minuti e mi fermai quando vidi della sostanza bianca fuoriuscire dalla punta. Mi sporcai leggermente le mani e presi dei tovaglioli che avevo nel cassetto del comodino. Si pulì, pulendo anche me. Poi si rialzò le mutande, passandosi la mano sulla fronte.
«Ti odio» mormorò.
Mi distesi su di lui, facendo un sorrisetto divertito.
«E non guardarmi così» continuò.
«Scusami, Alessandro»
«Se mi chiami in questo modo non ci metto niente a farti seguire un secondo round» disse, ma mi limitai a guardarlo. Senza più timidezza, senza più quella paura. Si era lasciato andare fisicamente con me, proprio come ho fatto io.
Le sue dita percorsero la mia schiena, arrivando fino si glutei che tenne stretti tra le mani.
«Consideralo come un regalo di Natale anticipato» dissi io.
«Questo è solo l'inizio» controbatté lui; «sperando che non ci siano altri impicci di mezzo» disse.
Sospirai annuendo, per poi alzarmi dal suo corpo. Improvvisamente bussarono alla porta, e ringraziai il fatto che Alex l'avesse chiusa. Era Sissi, che mi avvisò che avrei dovuto preparare la cena.
«Arrivo!» urlai di rimando, mentre indossai - finalmente - il pigiama.
Girai la chiave della porta e la aprii solo dopo che Alex fu interamente vestito. Mi raggiunse e, prima che potessimo uscire, mi rubò un piccolo bacio.
«Queste cose succedono sempre quando uno dei due ha i capelli bagnati» disse, entrando in cucina. Mi toccai i capelli e non ci crederete mai, ma avevo dimenticato fossero umidi.
«Dovremmo farlo più spesso» ammiccò, facendo un sorriso sghembo.
«Cosa dovreste fare?»
Alzai gli occhi al cielo nel vedere Cosmery impicciarsi nella nostra conversazione.
«Cucinare, solo cucinare» inventai retorica.
Lei mi guardò stranita, ma non avrei mai potuto dire che parlavamo di preliminari.
Alex scosse la testa divertito e lo guardai un'ultima volta prima di mettermi ai fornelli e servire la cena per tutti.Spazio autrice:
Buona vigilia di Natale, spero che il capitolo vi piaccia <3
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DIFFERENT | Alex Wyse
Fanfiction"Il mio stupido cuore aveva scelto, stupidamente, te" Dove il bianco incontra il nero. La fusione di due bolle e mondi diversi tra loro, che creeranno una storia d'amore completamente incasinata. Lei, con solo la danza nella testa. Timida, delica...