Capitolo 5 - Non sei come gli altri

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Quella strana voce che mi aveva accompagnata nelle ultime ore si era assopita. E persino la sinfonia nella mia mente si acquietò. Lo presi come un buon segno, perché effettivamente stavo correndo un bel rischio a seguire quella ragazza, che un minuto prima mi aveva attaccata, proprio dentro quella che dovrebbe essere casa sua.

Magari mi avrebbe venduta alle guardie dei Reali, magari mi avrebbe barattata per soldi, magari mi avrebbe uccisa lei stessa. Ma dovevo mettermi in testa che d'ora in poi avrei compiuto delle scelte difficili.
E questa era una di quelle.

Non mi fece entrare dalla porta principale, anzi, non mi fece entrare nella sua casa ma in quella che probabilmente era la stalla per gli animali.

Il puzzo era terribile, ancora peggio del tanfo all'interno del tunnel che mi aveva portata fuori dal castello e la stanza era cosparsa di paglia e di vari attrezzi arrugginiti. Ma era sempre meglio del gelo glaciale che mi aveva fatto battere i denti per tutta la scorsa notte.

La stalla non era più che una stanzetta con due recinti, uno per i maiali, l'altro per le galline. A illuminare l'interno solo la luce del sole proveniente da una piccola finestra nella parete di legno centrale, il resto era invece dovuto alle candele che bruciavano in una sorta di candelabri attaccati ai muri.

La ragazzina bionda scomparve dietro una porta che probabilmente portava al resto della casa. Ricomparve poco dopo con una pagnotta di pane e delle coperte che posizionò sul pavimento improvvisando così un letto di paglia.

«Mangia.»

La sua voce un sussurro gelido mentre mi porgeva la metà del panino, l'altra la ingurgitò lei stessa in un secondo.

Ispezionai il suo corpo, il viso smunto, le occhiaie violacee sotto gli occhi, le guance scavate. Magrissima. Eppure rimaneva lo stesso molto bella.

«Come ti chiami?» le chiesi, gli occhi si puntarono subito nei miei. Non rispose.

«Perché porti quel velo in viso?» chiese di rimando come se volesse farmi capire che nessuna delle due, in realtà, era pronta a rivelare i propri segreti.

Tutto si limitava a offrirmi un posto caldo in cui dormire. E infatti non risposi alla sua domanda.

«Puoi rimanere qui quanto vuoi ma dovrai stare attenta. I miei genitori non devono essere messi in mezzo. Ci siamo capite?»

Annuii. Non avrei mai messo in pericolo una famiglia intera per salvarmi. Mai. Anche se quella ragazza faceva di tutto per risultare scortese. Io non ero da meno.

«Come fai a conoscermi?» ruppi il silenzio che si era creato all'improvviso.

Io non mi fidavo ma la mia mente ultimamente era un turbinio di voci e pensieri. Avrei fatto di tutto per evitarli.

«Il villaggio è tappezzato di tue immagini. C'è una ricompensa per chi ti trova.»

Rabbrividii.

Erano arrivati fino a lì. Dunque erano così vicini dal trovarmi. E avevo fatto tutta questa strada per cosa? E questa ragazza chi diavolo era e perché mi offriva alloggio? Era tutto una trappola. E io ci ero caduta in pieno.

«Stai tranquilla, non ti denuncerò.»

Sicuramente si era accorta di come mi ero irrigidita subito quando aveva pronunciato "per chi ti trova" e forse aveva persino notato gli ingranaggi all'opera nella mia mente.

«Perché dovrei fidarmi? Tu conosci me, ma io non conosco te.» la guardai dubbiosa, ancora in piedi, ancora con il pane in mano.

«Perché se avessi voluto darti in pasto ai lupi, saresti già morta.»

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora