Capitolo 51 - Ce la posso fare

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Spiazzarmi non era così semplice perché ormai mi ero abituata alle sorprese, alle novità. Nella mia vita c'erano così tanti misteri dietro l'angolo che si presentavano giorno dopo giorno che ormai non mi stupivo più.

Ma non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi dentro la casa del demone. Non era possibile secondo ogni logica che io, tra tutte le case, entrassi proprio dentro la sua.

Non era possibile che più cercavo di allontanarmi da lui, più le nostre strade si incrociavano.

Adesso capivo l'arredamento, le armi, la sistemazione dei mobili. Adesso coincideva tutto.

«Casa tua?» chiesi ancora incredula.

Il demone nascondeva le cose, le ometteva al massimo, ma non diceva bugie. Mai.

«Che c'è? Non credevi avessi una casa tutta mia?»

Il demone mi squadrava dal suo metro e novantatré, le braccia incrociate e lo sguardo che era un mix tra divertimento e strafottenza.

Non credevo di entrarci... nella tua casa.

«No... in effetti è da te.» ammisi.

Indietreggiai fino alla parete alle mie spalle e mi concentrai su un arco rifinito con della pelle, probabilmente di gnu, e ne esaminai i dettagli.

«Cosa è "da me"?»

La sua voce era già cambiata, si era fatta più tenebrosa, più cupa. Non gli piaceva parlare di sé, questo lo avevo capito già da tempo.

Sbuffai.

«Tu pensi veramente che io non ti conosca abbastanza, non è vero?»

«Io non lo penso, ne sono sicuro.»

«So che quando ti arrabbi diventi gelido come il ghiaccio, so che i tuoi occhi brillano quando arriva il momento di combattere, so che odi quando gli altri non eseguono i tuoi ordini, so che non sorridi mai, so che il tuo potere ha vita propria e che devi fare un grande sforzo per tenerlo sotto controllo, so che sei il capo degli spettri. So un sacco di cose su di te, demone.»

Avrei potuto andare avanti all'infinito. Avrei potuto stilare una lunghissima lista di cose che sapevo sul demone. Lo conoscevo. Lo conoscevo così bene perché lo avevo osservato tutto il tempo per mesi e mesi. Non sapevo tutto, ovviamente, ma conoscevo a memoria ogni singolo dettaglio.

Ghignò e mi irrigidii.

«Su una cosa ti sbagli: io sono il capo di tutti i sicari, bestiolina.»

Sgranai gli occhi e mi costrinsi a chiudere la bocca. Questo, di dettaglio, mi era passato di mente. Rick mi aveva accennato qualcosa del genere, persino Pick aveva insinuato che il demone fosse più di un semplice capo di un gruppo di sicari. Lui era il capo della Città dei Sicari.

Davanti a me non avevo un leader, ma un Re potente che guidava un popolo potente.

Una scarica elettrica attraversò il mio corpo.
Pensare a lui seduto su un trono aumentava le mie fantasie. Immaginarlo vestito soltanto di una corona ricoperta di spine era peggio che mai.

Inspirai e rigettai l'aria bruscamente.

«Perché sei scappata?» mi chiese interrompendo un silenzio che era stato prolungato fin troppo.

«Non sono scappata.»

Chiusi gli occhi e rividi gli sguardi terrorizzati delle persone. Potevo immaginare i loro pensieri, potevo immaginare cosa pensavano adesso di me.

Vedevo ancora gli occhi lucidi dei guardiani del cancello, le guardie pronte a reagire, le madri che si ponevano dinanzi ai loro figli in una posizione di difesa.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora