Era sera ormai e nel cielo non vi erano nuvole, solo un'infinità di stelle e una luna solitaria color bianco latte che sembrava giudicarmi.
Sapevo che avevo dato in escandescenze troppo velocemente dentro la locanda, ma sapevo anche di avere, in parte, ragione.
Per prima cosa, non mi piaceva sentirmi costantemente analizzata da persone, che poi, non mi conoscevano minimamente e che vedevano in me una semplice ragazzina coperta da un velo magico.
Per seconda cosa, da che pulpito mi ponevano quelle domande se poi alla fin fine io ero un oggetto di scambio per uno di loro?
Non ero tanto stupida da ignorare il fatto che loro sapessero, anzi, non avevo dubbi che tutti loro sapessero la verità. Almeno quella che gli spettri avevano raccontato.
Giravano già delle voci su di me.
Sulla mia fuga dal castello e sull'incontro con il Macellaio. Era inevitabile sapessero anche di quello che rappresentavo io per il demone.Ero arrabbiata e la brezza fresca della sera non aiutava a farmi sbollire, al contrario, gli angoli spigolosi del mio cuore si facevano ancora più affilati e taglienti.
Alcune ciocche dei miei capelli erano mosse dal venticello leggero, le altre erano intrecciate in una treccia che un tempo era stata stretta e ordinata. Non mi ero neanche guardata allo specchio prima di uscire dalla stanza. Ormai non lo facevo più. Ma non importava, pensassero pure che ero una pazza. In fondo chi era il sano di mente in tutta questa storia? Io non di certo!
«'Fanculo.»
Ero davvero nervosa. Avevo un irrefrenabile bisogno di muovermi e stancarmi fino allo sfinimento in modo da non pensare più, in modo da essere così prosciugata da reprimere tutti i problemi.
Avevo bisogno di allenarmi, di sfogare, di rompere.
Sentii la porta della locanda sbattere alle mie spalle. Io stessa prima l'avevo aperta e rilasciata in malo modo. Se qualcun altro ci avesse messo mano si sarebbe scardinata sicuramente.
Non badai a girarmi, sapevo già chi fosse ancora prima di sentire la voce.
«Hai messo a tacere Brianna. Non è da tutti.»
Il demone avanzava verso di me con passo moderato. Non sembrava essere arrabbiato o infastidito come quando mi aveva vista arrivare insieme a Zy.
«Non me ne frega proprio un cazzo.» sbottai scappando via da lui per andare verso la piazza.
Non volevo sentirlo. Non volevo vederlo. 'Fanculo a lui. 'Fanculo al mondo.
Un piccolo risolino uscì dalle sue labbra.
«Mi piace quando sei arrabbiata, diventi incantevolmente aggressiva.»
«Non me ne frega un cazzo neanche di questo.»
Si avvicinò ancora di più facendomi perdere un battito di cuore. Il suo odore... era così speziato e fresco. Come quello di una tempesta, almeno così me lo immaginavo.
«Sul serio? Se non te ne importa niente perché stai scappando?»
Un angolo delle sue labbra si sollevò verso l'alto. Fu allora che lo scrutai, il suo viso era rilassato, i suoi occhi blu oceano brillavano di sfida e il suo corpo... non indossava l'armatura, né la tuta da combattimento, ma soltanto una camicia nera e un paio di pantaloni che gli ricadevano morbidi sui muscoli scolpiti.
Voleva giocare?
Voleva il nostro gioco segreto?Improvvisamente mi sentii nervosa, ma non come quando ero uscita dalla locanda. Era un nervosismo elettrizzante, stimolante e volevo... avevo bisogno che giocasse con me.
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La regina della vita e della morte
FantasyPrimo libro della saga Sanguis Ignis. Disponibile su Amazon in versione cartacea ed EPUB. ⚠️ La storia contiene contenuti espliciti e non adatti a persone sensibili. ------------------------- "E a me, e a lui, andava bene così. Perché in fin dei con...