Capitolo 29 - Salvezza o rovina

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Mi svegliai all'alba e come al solito io e il demone ci concentrammo sul mio allenamento.

Stavo migliorando velocemente.

Nel giro di qualche giorno avevo iniziato gli esercizi per il combattimento corpo a corpo e subito dopo aver appreso almeno il minimo essenziale, pretesi di imparare anche a usare l'arco e i pugnali.

Il demone continuava a ripetermi che stavo esagerando, ma più me lo diceva, più aumentavo le ore di allenamento.

Rick continuava a sbuffare e a borbottare qualcosa di incomprensibile e io lo ignoravo.

Shaila mi lasciava in pace, a malapena mi guardava, dopo il nostro piccolo scontro.

Egor... beh, Egor era Egor.

Ogni muscolo mi provocava un dolore lancinante, ero ricoperta di ferite su tutto il corpo e la stanchezza mi colpiva nei momenti più improbabili.

Ma io continuavo.
Dall'alba alla sera.

Surya stava già riprendendo le forze grazie alla magia della strega e alle sue capacità di guarigione velocizzate. Le sarebbe rimasta una bella cicatrice però.

Avevo scoperto che le unghie del Macellaio erano ricoperte da una sostanza vischiosa, un veleno che rallentava la guarigione e dissanguava la preda.

Non tutto si poteva guarire alla perfezione.
In particolar modo ferite di questo genere, ma almeno la mia amica poteva camminare.

Entrai nella tenda che le avevo lasciato volentieri in modo che non si bagnasse o sporcasse la ferita dormendo all'aperto.

Aveva bisogno di riposo e cure.

Trovai Surya sdraiata come l'avevo lasciata il giorno prima, la testa rialzata e il ginocchio sopra una coperta arrotolata.

Le guance erano leggermente rosee, segno che indicava si stesse riprendendo, e i capelli lunghi e biondi si aprivano come un ventaglio occupando la maggior parte di spazio vicino a lei.

Estella, come sempre, la accudiva. Il muso sul petto della mia amica.

Mi sedetti accanto a lei e le passai un pezzo di coniglio che aveva cucinato Egor per pranzo.

Lo divorò.

«Mi piace... come... cucina...» bofonchiò tra un morso e l'altro.

Già, Egor faceva degli spiedini di carne succosi e prelibati. Gli avevo chiesto se poteva insegnarmi a cucinare qualcosa, in caso mi fosse servito.

«Come ti senti?» le chiesi guardando Estella mangiare una coscia di coniglio che avevo portato esclusivamente per lei.

«Benissimo! Sono pronta a camminare...»

Provò a muovere la gamba ferita e la sua smorfia di dolore mi bastò come risposta.
Non era ancora pronta.

«Il demone dice che dovrai riposare e che il veleno del Macellaio potrebbe essere ancora in circolo. Meglio se non cammini per un altro po'.»

I suoi occhi verdi si scagliarono su di me.
Odiava rimanere ferma. Anche quando abitavo nella sua stalla lei era sempre in movimento, dove c'era bisogno lei faceva.

«E quel che dice il demone è legge?» presumette con un pizzico di acidità.

«Assolutamente no. Ma penso abbia ragione, per una volta.» le dissi con un tono che non ammetteva repliche.

A costo di legarla come un salame sarebbe rimasta ferma e zitta.

Mi lanciò un'occhiataccia ma non replicò.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora