Capitolo 25 - Senza aria

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Qualcosa mi ronzò nell'orecchio e mi svegliò.

Non ricordavo neanche il momento in cui mi ero addormenta. Ricordavo solamente che la scorsa notte avevo iniziato a fare degli esercizi per ore e ore, poi di punto in bianco mi ero addormentata.

Mi mossi appena dalla posizione rannicchiata in cui avevo dormito e sentii rigido ogni singolo muscolo del mio corpo.

Oddio, che male.

Mi aspettavo di sentire l'acido lattico dopo tutto quello sforzo fisico ma questo era davvero insopportabile.

Non avevo il coraggio di aprire gli occhi e alzarmi ma continuai a sentire quel ronzio attorno a me.

Li aprii piano, sbadigliando rumorosamente, e misi a fuoco quello che era un cielo limpido della mattina.

Qualcosa mi solleticò il viso e notai una farfalla svolazzarmi attorno.

Il suo corpo era scuro e ricoperto di uno strato sottile di pelo ma le sue ali erano di un blu acceso che piano piano sfumava diventando sempre più chiaro andando verso il corpo. Il contorno era invece nero con piccole macchioline bianche.

Era meravigliosa. Semplicemente meravigliosa.
E io non ne avevo mai vista una così.
A dire il vero non avevo mai visto una farfalla dal vivo.
E mi sembrava un animaletto affascinante.

Era così piccola ma le sue ali erano forti, sbattevano sfarfallando di qua e di là e sfruttavano le correnti d'aria per spostarsi.

Continuò a sfarfallarmi attorno.

Trovai la forza di alzare almeno il busto, alzai un dito e la farfalla si poggiò proprio lì.

«Ehi, piccoletta.» sollevai l'indice e lo avvicinai al viso per guardarla meglio.

La punta di un'ala era strappata.
E c'erano varie cicatrici nell'altra.

Sei ferita. Come me. Eppure voli ancora.

La farfalla si alzò in volo lasciandomi di nuovo sola, la seguii con lo sguardo e la vidi andare verso gli altri che ancora dormivano.

Passò sopra i corpi di Rick, Shaila ed Egor e poi andò a poggiarsi proprio sopra il naso del demone.

Mosse le ali velocemente e gli occhi del demone si aprirono di scatto. La guardò un attimo soppesando cosa fosse quella cosa che lo aveva svegliato. Velocissimo sollevò la mano e la strinse in un palmo.

No!
Non farle del male!

Guardai tutta la scena con estrema apprensione.

La stava schiacciando tra le sue dita, la stava ammazzando.
Come se niente fosse.
Come se nella sua mano non ci fosse un essere vivente.

Cercai di alzarmi del tutto ma non riuscivo a muovermi, un po' per i dolori, un po' perché ero scioccata dalla situazione in sé.

Volevo salvarla.
Volevo salvarmi.

Quella farfalla, con l'ala ferita, era un po' come me...
Mi rispecchiavo in lei.
E lui la stava uccidendo.
Mi stava uccidendo.

Il demone non si accorse del mio sguardo e continuò a stare in silenzio, fermo, serio.

Guardò il suo pugno inclinando leggermente la testa in una posa da predatore. Si portò il pugno vicino al volto, come avevo fatto io poco prima, e aprì la mano.

Strinsi gli occhi fortissimo per non vedere i mille pezzi in cui aveva sbriciolato la povera farfalla con le sue forti mani.

Stavo per vomitare.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora