Capitolo 21 - Combattente

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Rick mi aveva letteralmente portata via prima che la situazione degenerasse.

Aveva fatto bene perché per qualcuno dei due sarebbe andata a finire male.

C'era solo una certezza in tutta questa situazione: io e il demone non andavamo d'accordo.

Lui era così presuntuoso.

Pensava di incutermi paura solo perché era un gigante palestrato con un potere mai visto prima capace di svuotarti l'anima.

Pensava che, essendo il capo dei sicari più forti, poteva comandarmi a bacchetta soltanto perché ero una principessa.

Non aveva capito con chi aveva a che fare.
Non aveva capito che lui era solo una pedina nel mio gioco.
Mai e poi mai avrei permesso a quel citrullo di un fae di darmi ordini.

La rabbia che provavo non sfociò via se non dopo ore.

Il resto della giornata fui spartita tra i sicari come fossi una pallina da far rimbalzare tra loro.

Prima, avevo smaltito un po' di tensione con Rick. L'avevo convito a insegnarmi a cavalcare. Ovviamente il mutaforma non era tanto sicuro ma gli avevo ricordato che il suo capo aveva ordinato di non insegnarmi a combattere e che l'equitazione non rientrava in questa attività.

La lezione era andata malissimo. Non riuscivo a salire in sella. Rick mi aveva spiegato che dovevo fare forza con le braccia e sollevarmi con le gambe, ma i miei muscoli sembravano burro sciolto e non ne volevano sapere di sorreggermi.

Il lupo rideva ogni volta che mi issavo per poi cadere con il culo per terra e io mi irritavo mandando al diavolo anche i pochi progressi che avevo fatto.

Finita la lezione di equitazione, fu il turno di Shaila. Approfittai del fatto che dovesse cacciare per farmi insegnare a seguire delle tracce. Anche con lei fu necessario rammentare che la caccia non c'entrasse niente con i combattimenti.

Shaila, sbuffando ogni due per tre, mi istruì elencandomi i fattori principali per una buona caccia: il silenzio, stare controvento ed essere paziente.

Il silenzio era importante perché quando si cacciava bisognava fondersi con la natura, diventare un tutt'uno. Non consisteva soltanto nel scoccare una freccia o lanciare un coltello. Era un'armonia di passi e silenzi.

Shaila mi spiegò che gli animali avendo un olfatto molto sviluppato potevano cogliere il nostro odore da chilometri, un po' come i fae, e per questo era necessario stare controvento in modo che l'odore andasse da un'altra parte e non dritto dalla preda.
Erano delle precauzioni che si dovevano prendere se si doveva cacciare.

La pazienza era il terzo elemento.
Essere paziente era qualcosa che mi era sempre risultato difficile. Non amavo aspettare. Volevo tutto e lo volevo subito.

Ma Shaila era stata chiara: per cacciare bisognava aspettare i momenti giusti e non essere impulsivi.

C'era da lavorarci, ovviamente. Ma non potevo chiedere alla strega di insegnarmi veramente a cacciare senza disobbedire al demone. Le chiesi comunque di farmi provare a seguire le tracce di alcuni conigli.

Subito dopo toccò a Egor.
Con lui parlai semplicemente. Scoprii che quando voleva, il mutaforma sapeva essere molto loquace.

«Tu mi alleneresti, se te lo chiedessi?»

Eravamo seduti sulle foglie autunnali cadute dagli alberi, tutti e due con le gambe incrociate.
Egor mi guardò con i suoi occhi marroni. Tutto di lui faceva pensare che fosse spietato, ma i suoi occhi... quelli erano buoni.

«No, se lui ha dato l'ordine.»

«Perché cazzo fate tutto quello che dice?!»

Mi dava tremendamente fastidio che tutti lo ascoltassero come cagnolini. La sua parola non era legge. Non per me.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora