Capitolo 60 - Buco nero

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Quella mattina non mi sarei mai aspettata di ritrovare il passato letteralmente sul portico di casa.

E adesso lo guardavo camminare verso di me vestito di un'armatura bianca scintillante, forgiata dai migliori fabbri del continente.

Non potevo credere ai miei occhi: Dankan era lì.

I capelli bianchi erano cresciuti al punto che ormai superavano le spalle, li portava sciolti come l'ultima volta ed erano splendenti sotto il sole estivo. I tratti del suo viso non erano più fanciulleschi, come se tutti quei mesi fossero serviti a renderli più spigolosi. Ancora non vedevo gli occhi, ma quelli li ricordavo bene: di un oro brillante.

Era sempre bellissimo, sempre sensuale e cavalleresco, esattamente come quando l'avevo conosciuto ma con quell'armatura sembrava un vero principe delle fiabe.

Non capivo come fosse possibile che Dankan si trovasse qui, con altri cavalieri, in perfetta salute.

Ma...

Dankan era qui.
Il mio "inizio" era qui.

E la rabbia sfociò via perché il mio difensore era venuto a prendermi, aveva affrontato tutta quella distanza per giungere fino a me. Lui. Era stato lui ad aiutarmi a scoprire cosa stavano nascondendo i Reali. Era grazie a lui se mi ero salvata.

Avevo lo stomaco in subbuglio, così tanto che iniziavo a sentire una leggera nausea. Il cuore era un tamburo battente mentre guardavo Dankan e gli altri soldati attraversare la distesa di erba con calma immortale.

Avrei voluto corrergli incontro e gettargli le braccia al collo ma avevo notato come tutti fossero in tensione, con le armi sotto mano e i poteri che fremevano sotto pelle. Non volevo che gli capitasse qualcosa, non volevo che capitasse niente. Quindi rimasi ferma dov'ero, sul porticato in legno, lontana e distante da Dankan.

Quando finalmente giunsero vicino a noi ed entrarono in quello che si poteva definire il giardino del cottage, rimasi senza fiato.

Non sapevo cosa dire.
Non sapevo cosa fare.
Era tutto dannatamente sbagliato.

«Dankan...» cominciai a parlare e a muovermi.

Passai davanti a Surya e Zy. Lanciai uno sguardo ai miei amici ma con quello stupido velo non potevo fare niente, esprimere niente. Superai le gemelle e Brianna e poi subito dopo Thormes. Arrivai quasi fino alla fine, con passi incerti ma calcolati, e lì Rick mi fissò chiedendomi tacitamente di non fare gesti pericolosi e avventati. Non sapeva che quello che avevamo davanti era Dankan, il mio Dankan, e che non mi avrebbe mai fatto del male.

E poi, sull'ultimo gradino, oltrepassai il demone che era a capo del gruppo, che era il tassello più importante della torre, e nonostante tutto si frapponeva sempre tra i suoi compagni e i nemici.

Lo oltrepassai ma una mano sulla spalla mi inchiodò sul posto. Era lui, lo sapevo bene. Avrei riconosciuto quella presa, quell'odore, quella sua prestanza, ovunque. Mi voltai di scatto e scansai la sua mano con sgarbo.

Non mi avrebbe fermata.
Non quando dall'altro lato c'era Dankan, non dopo tutto quello che era successo nella sala degli allenamenti.

Non poteva impormi di scegliere.
Non volevo scegliere tra loro due.

«Dankan... pensavo... io pensavo che... credevo che fossi in una cella nel palazzo di Armarhal. Pensavo che fossi ferito.» balbettai.

Ero sotto shock, non riuscivo a capacitarmi di come tutto questo fosse possibile. Mi sembrava un incubo, simile a quelli che facevo spesso durante il sonno.

«Ci sono stato ad Armarhal, ma adesso sono qui... principessa

Sussultai.

Era da tanto tempo che qualcuno non mi chiamava principessa. Odiavo quella definizione di me stessa, ma la voce di Dankan era così familiare, così dolce e genuina, che non avrei fatto una tale precisazione. Non con lui.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora