Capitolo 83 - Comdor

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Aprii gli occhi lentamente. La testa prese subito a pulsare, come se l'avessi sbattuta violentemente contro qualcosa di duro. Deglutii e mi leccai le labbra secche. Avevo bisogno di bere...

«Ti sei svegliata, finalmente

Sbattei le palpebre un paio di volte e cercai con lo sguardo la padrona di quella voce infastidita. Quando incontrai il suo volto mi resi conto di tutto ciò che era successo nelle ultime ore.

Mi alzai a sedere con una smorfia e mi guardai in giro. Eravamo lontane dalla grotta, ormai il sole era sorto e dei Ringhianti non era rimasta nessuna traccia, come se fossero stati soltanto un incubo.

«Dove siamo?» chiesi tastandomi una parte dolorante della nuca.

Delle creature mostruose ci avevano attaccate la sera prima e per poco non ci avevano fatte fuori. Per fortuna era arrivata Estella e ci aveva aiutate ad ucciderne uno. Poi... poi avevo usato il mio potere per farli andare via.

«Siamo vicine al confine.» disse Shaila mentre svitava il tappo della sua borraccia. La osservai. Anche lei non era messa tanto meglio di me, aveva addosso il sangue secco dei Ringhianti che aveva ucciso, qualche taglio sul volto e i capelli neri erano un po' arruffati.

«Cosa? Come è possibile?» chiesi. Soltanto il giorno prima eravamo a metà del viaggio verso Comdor.

Shaila indicò qualcosa al mio fianco. Una coperta legata a dei bastoncini che formava una brandina rudimentale. «Non potevamo stare lì. Abbiamo costruito qualcosa per trasportarti e abbiamo continuato il viaggio mentre ti riprendevi.»

Proprio in quel momento Estella uscì fuori da un cespuglio per venire verso di me. Scodinzolò, allegra, e si accucciò vicino con il muso sulla mia gamba. Le grattai la parte dietro le orecchie e le sorrisi. Se non fosse stato per lei sarei morta e probabilmente avrei perso la mobilità del braccio.

Un momento...

Mi guardai il braccio, lo mossi e non sentii un dolore acuto, ma soltanto un lieve fastidio. Tastai la spalla per cercare la ferita, ma non era rimasto niente se non una cicatrice circolare con il segno dei denti del Ringhiante.

«Mi hai curata.» dissi sollevando lo sguardo per rivolgerlo verso di Shaila.

La strega si alzò e mi guardò dall'alto con un cipiglio sul viso. «Tu mi hai salvata da quella bestia, io ho aiutato la tua ferita a guarire prima del previsto. Il mio debito è estinto.»

Mi alzai di scatto. Soltanto dopo mi resi conto dell'errore, perché la testa mi girava tremendamente.

«Io non ti ho salvato la vita per ricevere qualcosa in cambio.» dissi a denti stretti. «Ti ho salvata perché, nonostante i nostri disguidi, fai parte del gruppo tanto quanto me e io... ci tengo.»

Parlare così apertamente con Shaila non era mia abitudine, né sua. Avevamo caratteri contrastanti, incompatibili, e ci rivolgevamo la parola soltanto per litigare. Però era vero: non le avevo salvato la vita per ricevere altri favori in cambio. L'avevo salvata perché lei faceva parte del nostro gruppo, della nostra famiglia.

Lo sguardo della strega cambiò. Non sapevo cosa significasse, ma forse quell'odio che provava per me non era poi così radicato nel suo cuore. La vidi soffermarsi sul mio petto e poi deglutire con difficoltà.

«Mi dispiace...» sussurrò, «per quello che ti hanno fatto.»

I suoi occhi tornarono su di me e poi sul mio petto. Adesso capivo il suo comportamento. Mi aveva curato la ferita e per farlo aveva dovuto scostare la camicia. In quel modo aveva visto le mie cicatrici. Quelle orrende cicatrici...

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora