Capitolo 4 - Voci

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Passò circa mezz'ora da quando Melisande era stata uccisa davanti ai miei occhi e io ero rimasta lì a piangere, a crogiolarmi in me stessa, a disperarmi nel buio più totale, probabilmente circondata da ratti, insetti e chissà cos'altro.

Dove sarei potuta andare? Ero in pericolo ovunque, non potevo nascondermi per via del mio aspetto.
Come sarei sopravvissuta? Cosa avrei trovato oltre questo buio?

Nessuno mi aveva dato risposte, neanche lei aveva fatto in tempo prima di morire.

Lei, che era stata la mia unica amica, il mio unico appoggio nei momenti difficili, era stata uccisa crudelmente a causa mia.
Era tutta colpa mia. Le lacrime mi scendevano veloci sul viso e mi inzuppavano il vestito.

La la la la

Sentii una voce, anzi, più una presenza in quel buio infernale. Rabbrividii.

«Chi c'è?» chiesi con la voce smorzata.

Chi c'è chi c'è chi c'è

La stessa sinfonia che avevo percepito al castello durante tutto il giorno si attivò, anch'essa più una presenza che un suono vero e proprio.

Vai via da qui

Tutto di me, i muscoli, le ossa, la mente, ogni cellula mi diceva che dovevo andarmene da quel posto e ora sentivo persino le voci. Stavo impazzendo? Forse erano queste le conseguenze se vedevi una persona a te cara essere uccisa.

Mi mossi dalla posizione rannicchiata in cui ero e gattonai verso l'oscurità.

Melisande era morta per me, per farmi vivere.

"Ora devi vivere."
"Combatterai ma tu vivrai."

Erano state queste le sue ultime parole, piene di speranza e di significato, piene di affetto... per me.

Lei era morta per me ma io avrei vissuto per lei.
Glielo promisi alla sua anima, ovunque fosse.

L'oscurità mi avvolgeva e quasi mi stritolava, sembrava gravarmi sulla schiena e spingermi sempre più giù verso il pavimento impolverato.

Non saprei dire quanto passai dentro a quel tunnel, sapevo solo che non mi sarei fermata per nulla al mondo. Neanche per respirare.

I topi mi passavano sopra graffiandomi con i loro piccoli artigli. Ma continuai, e continuai, percorsi quella galleria per minuti, per ore, fino a quando il buio fu un po' meno buio e una lieve luce mi indicò la fine di quell'inferno.

La luce della luna non mi era mai sembrata tanto bella fino a quel momento, il vento freddo era liberatorio come se mi potesse togliere il peso che sentivo sul petto, l'erba sotto le mani e le ginocchia mi solleticava ed era carezze nella mia pelle.

Libera per la prima volta nella mia vita.

Tutto per me era nuovo, come fossi una bambina piccola che conosceva il mondo per la prima volta.

Il giorno della mia rinascita, pensai per la seconda volta in un giorno.

Il tunnel non mi aveva fatto uscire nel giardino del palazzo come pensavo, ma l'uscita si trovava in mezzo al bosco del Regno di Armarhal. Un bosco che a quest'ora era molto buio e pullulante di creature magiche e non magiche. Sempre meglio dei cavalieri reali che mi volevano tagliare la testa.

Mi tolsi il fango e qualsiasi altra sostanza, forse feci, che mi copriva il vestito. Ormai non era più bianco e la maggior parte della stoffa si era annerita, una parte della gonna si era persino scucita ma poco mi importava dell'estetica in questo momento.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora