Capitolo 48 - Codardi insieme

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Ero pazza e infantile e ne ero più che cosciente. Avrei potuto rimediare, ero ancora in tempo, invece scelsi di esagerare.

Non avevo avuto scelta.
Non potevo rimanere a guardare senza fare niente.
Non era possibile, per me, stare buona a subire.

Ero ferita e quella per me era una scusa più che giusta per le mie azioni. Non era una giustificazione, però. Era semplicemente un dato di fatto.

Non avrei dovuto sentirmi così. Avrei dovuto girare la faccia, pensare a festeggiare il mio compleanno o la festa della dea del fuoco. Non mi importava, ma avrei dovuto divertirmi. Eppure, i miei occhi lo cercavano insistenti e il mio corpo lo desiderava ardentemente.

Ubriaca fradicia, continuavo a bere per dimenticare il pudore e tutti i problemi che mi soccombevano addosso. Il mio cervello, ormai, non aveva più facoltà di pensiero, né di prendere decisioni, dunque seguii l'istinto e accettai la proposta di Zy.

Sentivo l'odore dolce del mutaforma dietro di me, un odore piacevole, ma non abbastanza forte, non abbastanza audace da farmi dimenticare del demone.

Ma io dovevo dimenticare.

Le sue mani grandi si appigliarono ai miei fianchi, il suo petto si adagiò sulla mia schiena e il suo naso affondò sull'incavo del mio collo.

È tutto una finzione, mi ripetevo. E questo mi spingeva a continuare la mia folle guerra. Contro chi fosse ancora dovevo scoprirlo, ma io stavo combattendo con le unghie e con i denti.

La musica aveva accelerato il ritmo ormai, ma io e Zy ne seguivamo uno personale, dettato dai nostri respiri soltanto. Le sue braccia mi avvolsero del tutto e mi ritrovai attaccata al suo corpo diventando un tutt'uno.

«Non posso...» gli sussurrai.

Sentivo la nausea crescere, forse per l'alcol, forse per l'azione disgustosa che stavo compiendo.

Non erano quelle le braccia che mi dovevano tenere stretta.
Non erano quelle le mani che dovevano accarezzarmi.
Non era quello il maschio che doveva farmi ballare come una pazza scatenata.

«Devi solo fingere. Sta funzionando.» mi rispose muovendosi dietro di me.

La curiosità ebbe il sopravvento. I miei occhi si aprirono in due fessure sottili per visionare ciò che Zy aveva detto.

Seduto al tavolo, ormai solo, c'era il demone. Davanti a lui un bicchiere di birra mezzo vuoto, un suo dito sfiorava il bordo di vetro in modo continuativo e circolare come se fosse assorto nei suoi pensieri. La femmina di prima era scomparsa nel nulla, di lei non c'era nessuna traccia, né nel locale, né su di lui.

Deglutii, vittoriosa, e il mio sguardo salì sul suo viso.

Merda.

I suoi occhi blu erano del colore del mare in tempesta. Un furia selvaggia brillava nelle sue pupille e sprigionava odio puro verso di me, verso quello che stavo facendo.

Finalmente avevo la sua attenzione.

Ma non mi fermai, non adesso che il gioco era iniziato, non adesso che stavo per toccare la cima del monte più alto.

Mi girai verso Zy e gli cinsi il collo con le braccia, gli feci un finto sorriso come se mi stessi divertendo davvero un mondo a ballare con lui. Le mani di Zy scesero sulla schiena, poi sempre più in basso e si fermarono al limite.

«Devi fare più di così per fargli perdere il controllo.» mi avvisò avvicinando la bocca al mio orecchio in modo lascivo.

Sentii il cuore battere a mille.
Sentii il suo sguardo bruciarmi ovunque si posasse.
E mi piaceva. Mi piaceva un sacco quella sensazione di potere.
E lui la doveva pagare, per tutto quanto.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora