Capitolo 17 - Lato malvagio

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Il buio mi avvolgeva completamente, i miei occhi cercavano uno spiraglio di luce ma tutto quello che potevano fare era abituarsi all'oscurità.

Era un'oscurità diversa, agghiacciante, fredda.
Ma non mi faceva del male, non come era successo le altre volte.

Sapevo che intorno a me c'era molto di più, sapevo che da qualche parte c'erano i soldati e che c'era il demone. Non li vedevo, ma li percepivo.

Un guizzo di elettricità mi accarezzò, un tocco leggero sulla guancia che mi fece sussultare dalla sorpresa.

Non sapevo bene come comportarmi ma non provai neanche a muovermi dal punto in cui mi trovavo, inginocchiata in mezzo al bosco, la pancia e il volto doloranti per i colpi.

Le ombre vorticavano e sembrava di stare dentro a un ciclone, l'aria era leggermente salata e secca.

Ci fu un risucchio improvviso, le ombre scivolarono via lentamente facendo scorgere delle piccole sfumature di altri colori. Piano piano il mondo si riappropriò di se stesso e io mi riappropriai di me stessa e delle mie facoltà.

La luce era accecante dopo tutta quella oscurità tanto da farmi strizzare gli occhi e costringermi a ripararmi con una mano.
Quando li riaprii tutto era normale.
Potevo vedere gli alberi verde scuro intorno a me, i cespugli, l'erba fresca. Potevo vedermi le mani e i piedi.

Ancora un po' confusa mi guardai attorno.

I soldati erano accasciati a terra inermi. I loro occhi ancora aperti da cui potevo leggere il terrore, i corpi posizionati in modo innaturale come se qualcuno avesse fracassato le ossa una ad una. Dalle orecchie, dagli occhi, dalla bocca rivoli di sangue scuro erano ancora freschi e colavano nel terreno.

Come se... come se si stessero prosciugando.
Come se le ombre fossero entrate dentro l'anima dei soldati e l'avessero prosciugata del tutto.
Un massacro.

Solo in quel momento mi resi conto del grande potere che il demone possedeva. Non avevo mai conosciuto qualcuno che andasse più in là di una magia di persuasione. La strega Blu, Melisande, ne era capace. Era capitato la usasse con i nemici di Gaius e Hanne.

Come per tutte le streghe, bastavano delle parole precise, incantesimi tramandati alla progenie sin dall'antichità, per far sì che qualcuno venisse manipolato con facilità.

Quando la magia aveva iniziato a dissolversi, tali incantesimi non erano più stati possibili. Le streghe si erano indebolite, gli incantesimi di persuasione erano troppo cari perché la magia, così come tutte le cose, pretendeva un equilibrio.

Ma questa magia, questo potere, non aveva regole, non aveva limiti.
Era disastro.
Era forza pura.
Era irremovibile.
Era inarrestabile.
Assolutamente letale.

Alzai gli occhi verso il demone che nel frattempo si era avvicinato. Ancora mi sconvolgeva il fatto che fosse così silenzioso.

Si era inchinato su di me, un pezzo di stoffa che aveva strappato dalla sua tuta tra le mani. Non potevo fare altro se non rimanere ferma e zitta, ero troppo scioccata.

Delicatamente mi pulì la guancia. Non mi ero accorta che ci fosse un taglio. Continuò a pulire la ferita e nonostante il dolore non mi lamentai.

Ero stranita da come quelle mani fossero capaci di uccidere, e ora, su di me, sembravano così pacate.

«Hai paura?»

Era già la seconda volta che me lo chiedeva. Come se fosse abituato al timore degli altri nei confronti del suo potere, delle sue abilità, del suo aspetto.

«Hai paura?» ripeté notando il mio stato di trance.

«Non ho paura di te.» sussurrai.

«E del mio potere?»

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora