Capitolo 45 - Un luogo segreto

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La me di qualche mese fa non avrebbe mai creduto di trovarsi anche semplicemente fuori dalla sua stanza.

La me di qualche mese fa non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi catapultata in una vita completamente fuori dagli schemi.

Tante cose erano cambiate.

A cominciare da me, che avevo trovato la forza e il coraggio di andare contro a tutte le regole che mi erano state imposte. Avevo avuto prontamente l'istinto naturale di fuggire. Non che quell'istinto non ci fosse mai stato. Al contrario, per anni il desiderio di scappare mi aveva tenuta sveglia la notte, ma mai niente mi aveva spinta a raggiungere quel limite. Neanche il dolore.

Era cambiato il mio stile di vita perché per diciotto anni avevo vissuto in apparenza come una principessa. Avevo un castello a mia disposizione, ma non avevo la libertà di godermelo.

Ed erano cambiate le persone di cui mi circondavo.
Ero passata dal parlare solamente con Melisande al conoscere interi gruppi di persone nell'arco di poco tempo.

La me di qualche mese fa non avrebbe mai voluto arrivare fino a questo punto.

Avevo desiderato la libertà e l'avevo ottenuta, ma questa libertà mi era costata cara.

Avevo perso la mia casa, i miei genitori e Melisande.

E allora perché mi sentivo come se non avessi perduto, ma conquistato?

Forse perché mi piaceva la vita all'aria aperta.
Forse perché mi piaceva scegliere da sola.
Forse perché mi piaceva affrontare situazioni difficili e mettermi alla prova.
Forse perché mi piaceva il senso di potenza che provavo durante gli allenamenti.
Forse perché, finalmente, stavo scoprendo la vera me.

E adesso che davanti a me c'era il demone, la sensazione era esattamente questa: la sensazione di essere quella che devo essere, senza limiti e costrizioni. E non mi vergognavo di provare quell'eccitazione inumana perché era ciò che ero. Avevo capito da tempo ormai, che la sola presenza del demone mi faceva impazzire facendomi provare adrenalina allo stato puro.

Esserne coscienti, però, non significava accettarlo.

«Dunque?»

Incrociò le braccia e i muscoli guizzarono mettendo in risalto vene grosse e visibili che pompavano il sangue in quel cuore di ghiaccio.

Le parole erano sulla punta della lingua ma non ne volevano sapere di uscire, non con quei muscoli così esposti.

Mi maledissi mentalmente per essere così distratta, come se non avessi mai visto un maschio. Mi leccai istintivamente le labbra secche. Una bella caraffa di acqua fresca ci sarebbe voluta in questo momento. Non tanto per la sete, quanto per rinfrescarmi il viso.

Il demone si mosse di poco sedendosi su una sedia polverosa e incrociando le gambe all'altezza del ginocchio. Ancora una volta lo fissai come una maniaca. I miei occhi puntarono su un luogo poco consono a una principessa.

«Hai bisogno di diminuire lo stress, bestiolina?»

I miei occhi si sollevarono e incontrarono i suoi pieni di malizia. Aveva... aveva intuito la direzione dei miei pensieri.

Sollevò la mano e mi puntò un dito facendomi il gesto di andare verso di lui.

"Vieni qui", sembrava urlarmi con quegli occhi blu, e prima ancora che il mio cervello ordinasse l'azione i miei piedi si mossero decisi verso il suo corpo.

Deglutii e mi rassegnai all'idea di fermarmi. Non era quello che volevo, dopotutto. Proprio non ci riuscivo a stargli lontano.

Lo raggiunsi arrivando così vicino da sentirne il calore. Stavo per aprire bocca per dire qualcosa - qualsiasi cosa - ma con uno scatto mi cinse la vita facendomi così sedere sopra di lui.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora