Il demone.
Era trascorsa una settimana e la situazione non era migliorata. Al contrario, più il tempo passava, più sembrava andar male.
Eileen non si alzava dal letto, non mangiava, non parlava e non si muoveva. Era viva, il suo cuore batteva forte, ma sembrava aver perso tutta la voglia di vivere che avevo sempre visto in ogni sua piccola azione.
Passavo le giornate in silenzio, nella mia stanza, seduto in una piccola sedia di legno che a stento sopportava il mio peso, la guardavo senza proferire parola perché ogni volta che si emetteva qualche suono, anche leggero, sembrava che la sofferenza di Eileen raddoppiasse.
Brianna l'aveva analizzata con la sua magia. Aveva sondato il suo corpo per verificare eventuali ferite interne. Noi non sapevamo in che modo si fosse attivato il suo potere, non sapevamo fino a che punto si fosse sviluppato e di conseguenza era difficile capirne il modo di agire. Poteva non averla guarita del tutto o poteva essersi persa all'interno di esso. Per questo era stato importante sondare ogni piccolo centimetro del suo corpo.
Tuttavia questo risultò una pratica impossibile perché la sua magia, che aveva fatto tremare la terra e incenerito dei corpi, si era del tutto assopita. Che fosse nascosta da qualche parte dentro Eileen?
Non potevamo saperlo, non fino a quando lei si dimostrava così indifferente.
Il malcontento del gruppo mi opprimeva sempre di più: i miei sicari temevano che i Reali potessero mandare un intero esercito a terminare ciò che avevano lasciato in sospeso. Era un timore lecito, io stesso ci pensavo notte e giorno, ma continuavo a posticipare la partenza.
Non potevo partire con Eileen in queste condizioni, i boschi erano pieni di pericoli e lei non era in grado di difendersi.
Rick aveva consigliato di tornare alla Città dei Sicari ma sia io che Thormes avevamo stabilito di non ricorrere subito a quella soluzione. Non volevamo mettere a repentaglio il nostro popolo, la nostra famiglia. All'interno delle mura di acciaio non c'erano soltanto sicari, ma anche persone comuni, anziani e bambini che non avevano colpa e non dovevano correre rischi inutilmente.
Il lupo mi aveva guardato accigliato ricordandomi con un ringhio che nessuno conosceva la posizione della Città, che era il luogo più difeso, che i nostri amici ci avrebbero difesi.
Non ne avevo dubbi, ma quella era la mia missione ed era una mia responsabilità portarla a termine.
Era ancora una missione?
Non ne ero tanto sicuro, ero stato pronto ad abbandonare tutto e lo ero ancora.
Mi ero concesso qualche minuto per mangiare del pane e un piatto di spezzatino di pecora preparato da Egor. Accanto a me Zy sgranocchiava una mela distrattamente, Shaila si affilava le unghie nere con fare noncurante e le gemelle pulivano i loro pugnali uncinati con un tovagliolo di stoffa.
Egor uscì dalla cucina e si sedette davanti a me lasciandosi ricadere su una sedia che aveva visto anni migliori. Si tolse uno strofinaccio dalla vita e lo stropicciò tra le mani per poi posarlo sul tavolo.
Quando incontrò il mio sguardo, chiese: «Oggi come va?»
Il mutaforma poneva la stessa domanda tutti i giorni. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, teneva a Eileen come se fosse parte degli spettri. L'aveva accolta, spesso e volentieri parlava con lei con disinvoltura e aveva piacere di insegnarle qualche ricetta nuova.
Feci per parlare, ma Zy rispose al posto mio: «Il solito. È più morta che viva.»
Un boccone mi andò di traverso a sentir quelle parole. Sapevo che Zy ed Eileen avevano stretto un legame profondo e che quella frase non era stata pronunciata per ferire. Lanciai un veloce sguardo al mutaforma e appurai quanto il suo viso fosse sconvolto per la situazione dell'amica.
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La regina della vita e della morte
FantasyPrimo libro della saga Sanguis Ignis. Disponibile su Amazon in versione cartacea ed EPUB. ⚠️ La storia contiene contenuti espliciti e non adatti a persone sensibili. ------------------------- "E a me, e a lui, andava bene così. Perché in fin dei con...