Eravamo sfuggiti ai soldati per un soffio.
Due giorni. Due giorni passati a correre ed escogitare. Senza contare quelli dopo l'incendio. E tutto per salvare degli innocenti.
Ne valeva la pena, ma il mio corpo, e scommetto anche quello di tutti i sicari, aveva un tremendo bisogno di dormire e mangiare.
Tuttavia bisognava tenere duro, perché il nostro vantaggio era talmente ridotto da essere quasi nullo. Potevamo sentire il fiato dei soldati sul collo. Così, quando arrivava l'ora di dormire, noi continuavamo a camminare.
Già, camminare.
Avevo sellato i nostri quattro Mustang e qualche altro cavallo che era riuscito a salvarsi dall'incendio e che avevamo ritrovato in seguito nei dintorni del laghetto. Ma erano troppo pochi per trasportare tutta quella gente.
Così li avevamo caricati delle provviste e mentre io, Surya e gli spettri camminavamo, i bambini e gli anziani cavalcavano.Era un modo per non perdere tempo. Era un modo per andare più veloci.
Ma eravamo comunque in troppi e facevamo troppo rumore nel bosco.
Per questo motivo avevo stabilito la "regola dei sussurri".
Niente urla, solo e soltanto sussurri.Funzionava. Più o meno. Per i bambini era davvero difficile non ridere a squarciagola per tutto. Li stimavo. Li ammiravo. Perché avevano avuto la forza di superare le difficoltà e io questa forza non ce l'avevo mai avuta. La forza di sorridere in ogni caso.
Tutto ciò che mi riguardava era un mistero, persino per me stessa. Non sapevo chi ero, non sapevo il motivo della tragedia che avevo alle spalle.
E questo mi rendeva tremendamente spaesata.
Continuavo a fare la dura, a mostrare quel lato di me che era forte e indistruttibile. Il lato della medaglia coraggioso e impavido. Ma dentro? Dentro ero un fiume in piena, un oceano in burrasca. Ero svuotata, arida, fredda.
Guardavo i bambini e un senso di angoscia perenne mi avvolgeva e mi stritolava.
Non ero mai stata come loro.
Non ero mai stata come nessun altro.Avrei voluto, ma me lo avevano impedito. Mi avevano plasmato a loro piacimento come un artigiano con la propria argilla. Se non andavo bene? Potevano sempre modificarmi, modellarmi.
Mi avevano costretta a non pormi troppe domande su quelli che erano segni ovvi del loro odio per me.
Mi avevano inculcato l'idea di essere un mostro e io, con il tempo, lo ero diventata.
Mi avevano cresciuto in una gabbia con le sbarre d'oro e io avevo odiato così tanto quelle mura preziose. Avevo odiato il mio letto soffice con le lenzuola di seta e i cuscini di piume, così come avevo odiato il cibo succulento, speziato e ben impiattato che mi fornivano nella mia stanza.
Ma avevo odiato anche il buio della cella in cui mi tenevano rinchiusa a periodi. E poi, quel buio era diventato mio amico e lo avevo amato con tutta me stessa. Perché al buio nessuno poteva vedere il mostro che ero, io stessa potevo nascondermi e annullarmi e finalmente respirare libertà da quello che ero.
Odiavo quello che mi avevano fatto. E mi chiedevo se nel loro piano per manipolarmi avessero tenuto in considerazione che erano stati loro a farmi diventare così.
Un mostro.
E il mostro, quel buio che si era cibato di me per anni, quella paura e quella rabbia vive e vegete dentro il mio petto avrebbero potuto ritorcersi contro di loro.
E l'unica cosa che li separava dal mostro ero proprio io.
«Nuray?»
La voce di Surya era lontana anni luce come se fossi andata in un mondo tutto mio. Mi resi conto di essermi persa nei miei pensieri e che avevo camminato come un automa per svariati minuti.
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La regina della vita e della morte
FantasíaPrimo libro della saga Sanguis Ignis. Disponibile su Amazon in versione cartacea ed EPUB. ⚠️ La storia contiene contenuti espliciti e non adatti a persone sensibili. ------------------------- "E a me, e a lui, andava bene così. Perché in fin dei con...