Capitolo 88 - Libertà

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I soldati stavano arrivando.

Erano proprio in fondo, oltre la stanza circolare dove avevo drogato la guardia. E noi eravamo alla fine della prigione, senza via d'uscita, senza possibilità di fuga.

Inspirai ampiamente ed esalai un sospiro. Dovevamo muoverci, alla svelta.

Mi voltai dalla ragazza e iniziai a impartire ordini. «Adesso apro la cella. Quando ti dico di scappare, tu inizia a correre verso quella stanza laggiù.» le indicai la stanza, mentre con mani ferme maneggiavo la serratura della cella. Le chiavi erano così tante...
«Raggiungi le scale e inizia a salire. Veloce come un fulmine, non ti fermare. Se mi prendono, tu corri. Ci sarà una strega rossa ad aspettarti fuori.»

Aprii la cella e la ragazza si fiondò fuori. I passi dei soldati erano sempre più vicini, potevo sentire le loro voci, i loro odori.

«E se mi catturano?» chiese la ragazza guardandomi gli occhi bianchi come se non li avesse notati prima.

«Se ti prendono...» presi il mio pugnale, quello con il Diamante di Drago, e glielo posai sul palmo della mano. Le sue dita chiare lo strinsero. «...uccidili.»

La ragazza annuì. Sperai avesse capito che rischiava la vita. Non mi permisi di concludere il pensiero e mi concentrai sui rumori sempre più vicini. La agguantai per un gomito e la trascinai con me verso una rientranza buia. Mi seguì senza lamentarsi e la spinsi contro la parete. Si sarebbe mimetizzata. Quanto a me... tirai su il cappuccio.

Li vidi arrivare subito dopo. Indossavano l'armatura scintillante con il logo di Comdor. La mia mente iniziò a stilare una lista di dettagli importantissimi. Erano in tre. Maschi. Allenati. In allerta. Armati.

«Ho sentito un odore strano. Era come se qualcosa stesse bruciando...» disse uno di loro, continuando a camminare verso la stanza circolare.

«Già, pensavamo provenisse dalla superficie ma non abbiamo trovato nulla.» continuò il secondo.

Capii immediatamente di chi si trattava. Dei due soldati che avevo incrociato nelle scale. Maledizione... avrei dovuto ucciderli subito.

Lanciai uno sguardo alla ragazza che aveva gli occhi sgranati e il respiro accelerato. Doveva darsi una calmata o ci avrebbe fatto scoprire. Le strinsi di più il braccio e i suoi occhi incrociarono i miei. Poi, in conferma, annuì nuovamente.

Il terzo soldato, forse un capitano o una guardia di grado superiore, scrutò entrambi i maschi in completo silenzio. «Stupidi imbecilli. Se stesse bruciando qualcosa ci sarebbe il fuo...»

Da una cella più avanti la vecchia strega iniziò a parlare: «Ciao ciao ciao bestie del Re crudele! Siete arrivati ​​troppo tardi...»

Strinsi i denti e mi irrigidii.

Quello che sembrava il capitano si incamminò verso la cella della strega e sbattè sulle sbarre una mano provocando un gran fracasso. Tutti i prigionieri sussultarono come se sapessero che di lì a poco ci sarebbero stati guai. «'Sta zitta vecchiaccia o ti levo la cena per una settimana!»

La strega sibilò e riprese a farneticare: «La ragazza dal sangue di fuoco è arrivata e vi brucerà vivi per quello che avete fatto! Voi e il vostro Re bastardo!»

Ci fu un lampo di luce. Il soldato sguainò la sua spada e la infilzò nel corpo della strega. Non vidi il colpo andare a segno ma scorsi il sangue che schizzava, sentii un tonfo di un corpo che cadeva a terra e poi il silenzio dopo la morte. Accanto a me la ragazza si mosse, pronta ad andare incontro a quei soldati, ma la spinsi contro la parete provocando un leggero rumore.

Il soldato si girò verso la nostra direzione. Non poteva vederci. Non nel buio totale di quella prigione e non nella rientranza in cui ci trovavamo. Poi si voltò verso i suoi compagni e fece il segno di seguirlo. Trattenni a stento una parolaccia e lanciai un'occhiataccia alla ragazza.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora