Capitolo 85 - Collante

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Il demone.

Ero un collante.

Ecco che cosa ero, ecco qual era il mio dovere.
Il gruppo era a pezzi. Quando avevamo capito che Eileen e Shaila se ne erano andate e, soprattutto, avevamo capito la loro meta, si era diffuso il panico.

Ero scoppiato, totalmente. Avevo perso il controllo. Avevo dato via libera a quelle tenebre che, come amanti, sibilavano e stavano in allerta dentro di me. Avevano avuto il sopravvento, avevano approfittato della mia vulnerabilità, del vuoto mordace che mi dilaniava, e il mondo si era fatto oscuro. L'oscurità lo aveva invaso, aveva divorato ogni cosa, e un'emozione mai provata prima si era fatta strada nel mio petto fino a togliermi il fiato.

Poi era scoppiato il caos.

Namery aveva dato di matto e aveva quasi sventrato Rick che nel frattempo cercava di calmarla e tenerla buona. I suoi occhi assetati di sangue mi erano rimasti impressi nella mente, ma ero certo che i miei fossero rimasti impressi nella sua. Zy si era immobilizzato e, nonostante la calma apparente, potevo sentire il panico crescente che lo invadeva, il terrore di perdere l'unica amica che gli era rimasta. E Brianna... in anni e anni di conoscenza, non avevo mai visto la strega cadere in ginocchio e piangere dal dolore.

L'abbandono di Eileen ci aveva distrutti.
E io avevo imparato ad essere il collante di un gruppo a pezzi. Io, che nel profondo, ero nulla più di un cuore dilaniato.

Sapevo di coppie vincolate dal Nexus che impazzivano con l'andar degli anni. Quando si perdeva la propria compagna o il proprio compagno, si perdeva ogni nume della ragione. Si entrava in uno stato di depressione perenne, di dolore assoluto. Sapevo di coppie che non tolleravano la lontananza dalla propria metà.

Ma mai. Mai avrei creduto che tutto ciò potesse accadere a me.

Ero sempre stato diffidente, scostante, non mi affezionavo a nessuno. Sin da bambino ero solitario, attacca brighe e testardo come un mulo. Ma dopo quello che mi era successo era peggiorato tutto. Tutto ciò che avevo mi era stato portato via dai Reali. La mia famiglia. Amici. Mia nipote. E adesso Eileen. E con l'andar del tempo mi ero indurito, fino a diventare ghiaccio affilato, fino a quando tutto smetteva di importarmi, fino a quando dentro di me non c'era altro se non il demone, il capo dei sicari, il cattivo.

Eileen non mi aveva cambiato. Niente poteva farlo. Neanche il Nexus. Lei mi aveva semplicemente accettato. Aveva visto quello che era il mio potere, lo aveva provato sulla pelle, aveva visto quanto potessi essere letale, quanto potessi toccare il fondo. Aveva visto le mie cicatrici, quelle che mi infliggevo per conservare sulla mia pelle il diritto di togliere la vita ad ogni mia vittima e le aveva baciate e sfiorate con la più gentile delle carezze. Eileen aveva visto le tenebre dentro ai miei occhi e non aveva provato un briciolo di paura.

Perché lei, rinchiusa in una piccola cella fredda, aveva vissuto con quelle tenebre.

Era soltanto una bambina quando aveva iniziato ad averci a che fare, era così piccola quando aveva toccato il fondo, quando era stata martoriata...

Le avevo viste le sue cicatrici. Mi era bastata un'occhiata per capire che erano stati tagli profondi e dolorosi quelli che le erano stati inferti e che poi, subito dopo, erano stati curati da una magia rudimentale.

Sarebbe rimasta sfregiata a vita...

Non avevo mai conosciuto una creatura così coraggiosa.

Aveva visto il peggio del mondo e ancora non erano riusciti a cambiarla, a cambiare quel suo cuore grande. In compenso, però, le erano stati lasciati dei traumi indissolubili.

La regina della vita e della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora