Capitolo 19: avventure in parallelo

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Il giorno successivo Helèna si alzò di corsa e si poggiò al parapetto del vascello per vomitare.
«ahhhh mai presa una sbornia così!» diceva di malumore.
«e ora dov'è che stiamo?!» disse guardandosi intorno.
Diego si alzò sentendo le voci, aveva un mal di testa tremendo ed era confuso.
«perchè siamo su una nave? C'è qualcun'altro?» continuò Helèna poggiata al parapetto.

«perchè siamo su una nave? C'è qualcun'altro?» continuò Helèna poggiata al parapetto

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Diego si alzò per guardarsi intorno:
«no... Non c'è nessuno...»
Poi si girò verso il bancone davanti al timone e vide delle carte:
«siamo diretti....
A Kerma?
Ma...?»
«Fà vedere» disse Helèna avvicinandosi a lui.
«che mappa strana.... C'è la rotta fino a questo punto dell'oceano... E poi... Scompare... Non c'è più traccia di quest'isola... Se non il nome... Si può fare?» chiese Helèna a Diego con tono bizzarro e torcendo gli occhi.

«Kerma... Che volevamo farci ieri a Kerma?» provò a ricordare Diego.
«il rum mi ha annebbiato la mente» disse Helèna buttandosi sul ponte.
Poi arrivò la scimmia con delle carte in mano.
«cosa sono Jack?» chiese Diego aprendo le pergamene.
«il cuore di Zezura?» lesse sulla pergamena e poi ricordò.

Guardò Helèna imbarazzato e mise via quelle carte.
«oh...» disse intimidito.
«che c'è?» chiese Helèna.
«non ricordi nulla... Di ieri notte...?» disse Diego avvicinandosi.
«NO» rispose salda Helèna.
«sta bene... perché... ehm....
Si abbiamo deciso di trovare questo tesoro... quindi... siamo alla ricerca di quest'isola perduta» disse lui.

«ok da dove iniziamo?» si fidò Helèna avvicinandosi alle carte nautiche incomplete.
«iniziamo percorrendo la rotta miss» disse Diego ridendo.

Nel frattempo avevano non lontano da loro un'isolotta perduta

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Nel frattempo avevano non lontano da loro un'isolotta perduta.
Un'isola non tanto grande dove due ragazzi si sbracciavano chiedendo aiuto.
Erano rimasti bloccati su una baia, la nave li aveva mollati, e con l'aiuto di una piccola barchetta a remi trovata nei paraggi riuscirono a spingersi fino quell'isola perduta.

«AIUTATECI CI SENTITE!!?»
«No è inutile ormai ci hanno sorpassato... dovevamo accorgerci prima del loro passaggio...»
«bhe meglio qui che la baia delle anime desolate no? Almeno sembra c'è del cibo qui...»
«... e almeno qui non ci sono oggetti spettrali»

«Ahhh ma perché quella barchetta si è rotta!»
«perchè volevi attraversare l'atlantico con quella mezza cartuccia?»
«bhe no.... ma almeno non eravamo bloccati qui!»
«ringrazia che siamo naufragati qui vicino e non in mare aperto Eve!»

«dobbiamo prepararci per la notte.... esploriamo l'isola e raccogliamo della legna» Disse Addison prendendo Eve ed immergendosi nella foresta.
«come al solito noci di cocco.... e guarda!
altre noci di cocco!
Ci riempiremo solo di noci di cocco Addy» disse Eve ridendo dietro di lui.
«a prenderle fin lassù!» disse lui guardandosi intorno in cerca di qualcosa.
«costruiamo delle lance! Le useremo per colpirle e farle cadere!» disse Eve allontanandosi dal ragazzo.
«Eve devi aspettarmi!» gli corse dietro lui.

Raccolsero delle grandi canne e le legarono tra loro con delle robuste liane.
«ora dobbiamo affilare delle pietre»
Così cercarono pietre affilate, raccolsero un'po di legna e tornarono in spiaggia.

«prima accendiamo un fuoco» disse Addison togliendo via la camicia e iniziando a sfregare velocemente due bastoncini di legno.
Eve intanto lo guardava sott'occhio con un sorriso malizioso e Addison se ne accorse:«ora che c'è?» gli disse sorridendo con lei.
«è che sei tremendamente sexy anche mentre accendi un fuoco!» disse Eve ridendo.
«oh grazie miss... anche lei lo è... se solo sfregasse correttamente quelle pietre!» ribatté il ragazzo prendendola in giro.

«ma perché non mi aiuti allora!?» esclamò lei.
Addison fece un ultimo sforzo e velocemente si alzò una scintilla, posò il legnetto su erbe secche e si accese un grande fuoco.
«oh evvai capitano!» disse Eve alzando le braccia al cielo.
Addison sorrise.
«sta facendo sera... abbiamo fatto giusto in tempo» disse.
Infatti sull'isola si apriva un cielo arancio che dava inizio al tramonto.

Addison andò da Eve e si sedette dietro di lei, si avvicinò finché i loro corpi non si toccarono e le prese le mani abbracciandole da dietro.
«proviamoci insieme» disse.

E l'aiutò ad affilare le pietre, fino a che giunse la notte, quando in cielo sorsero delle brillanti stelle, e le due pietre apparvero affilate perfettamente.

«che faticaccia!» disse Eve.
«ne è valsa la pena... Ci serviranno per prendere qulcosa di meglio domani!» disse Addison:
«per ora accontentiamoci di questi molluschi presi direttamente da quelle scogliere lì e servite al suo tavolo a chilometro zero madame!» aggiunse Addison posando i molluschi su un tronco di legno.

Eve rise, i due mangiarono quel poco che avevano illuminati dal fuoco che li scaldava.

«guarda» disse Eve posizionando le due pietre affilate poco prima sul tronco di legno:«sono affilate talmente bene che insieme formano un cuore perfetto» disse la ragazza

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«guarda» disse Eve posizionando le due pietre affilate poco prima sul tronco di legno:
«sono affilate talmente bene che insieme formano un cuore perfetto» disse la ragazza.
«come il nostro» rispose Addison dietro di lui prendendo dolcemente il suo viso e portandolo alle sue labbra.

Ore dopo, durante la notte, il fuoco si spense, lasciando i due giovani dormienti accanto.
L'unica luce era quella chiara della luna e delle stelle, che si stendeva sui due ragazzi abbracciati per scaldarsi a vicenda, col calore del loro corpo e sentendosi al sicuro.

Pirati dei Caraibi - La maledizione dell'erede parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora