capitolo 34: il litigio

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Arrivò sera anche sull'isola di Tortuga... E i pirati stavano ancora attendendo il ritorno di Evelyne, scappata via dopo un litigio col padre.

Angelica era fuori al balcone a fumare un sigaro, mentre all'interno dell'ala vi erano Jack, che camminava avanti e indietro preoccupato per la lite con la figlia,
E la famiglia Turner con Addison che da un momento all'altro stava per correre a cercarla.

«maledizione voglio proprio sapere dove si sia cacciata ora» si domandava Jack.
«bhe pensi piuttosto che a quest'ora sarebbe con noi se lei non l'avesse trattata così!» ribatté Addison faccia a faccia con lui.
«non alzare i toni con me signorino!» sbraitò Jack sfidando il ragazzo.
«oh lo faccio eccome! Amo sua figlia e non posso permettere che dopo tutto questo tempo sia fuori... Per di più nelle sue condizioni! Adesso vado a cercarla! C'è brutto tempo non voglio neanche per sogno che si trovi sotto una tempesta!» rispose lui prendendo i suoi effetti ed uscendo dalla grande ala sbattendo la porta.
«e che testardo! Un altro difetto di fabbrica vedo, vero signor Turner!?» disse Jack stuzzicando di nuovo l'uomo.

Nel mentre che Angelica era fuori, delle gocce di pioggia le bagnarono il viso: «come non detto... Viene a piovere Jack!» disse rientrando dentro, spegnando il sigaro sul tavolo.
Jack uscì fuori sul balcone e vide Addison andare via verso il molo con addosso un mantello, mentre il cielo era nero e tetro... Stava sicuramente arrivando una tempesta.
Tornò dentro a prendere i suoi effetti e uscì seguito da Angelica: «che hai intenzione di fare ora! Non vorrai mica irritarla il doppio!?» gli disse tirandolo dal braccio.
«vado solo a cercarla, la riporterò qui» disse lui irritato.

Nel mentre, in una grotta che si apriva sotto un alta scogliera in spiaggia, vi era Evelyne, che per la troppa stanchezza, e la rabbia in lei, si accasciò per poi addormentarsi lì vicino; ma non stava di certo facendo una buona dormita.

Nel sonno infatti la ragazza era scossa, agitata, pronunciava parole e sudava dalla fronte.... Aveva uno dei suoi soliti incubi.
Sembrava che la rabbia che aveva incanalato la stesse sfogando tutta in quel momento:
«eve.eve.» si sentiva chiamare nella sua testa.
Poi la pioggia che le bagnò il viso la svegliò.
Aprì piano gli occhi fino a spalancarli completamente guardando il mare.
Ecco che questi si ingrandirono e iniziarono a brillare di una luce verde fino a colorare completamente l'iride.
La sua pelle sembrò schiarirsi più del dovuto tanto che divenne pallida e fredda, mentre con un dito, si sfiorò le labbra rosate quando si scostò i capelli dal viso per concentrarsi su quel mare buio e tempestoso.

«la spada di tritone

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«la spada di tritone...» pronunciò con un filo di voce.
La ragazza, si alzò di colpo, era evidente non fosse in sé in quel momento.
Si avvicinò alla riva di quel vasto oceano e finì per camminare al largo entrando in quel mare agitato e freddo.
Si iniziò ad allontanare, con gli occhi verdi fissi puntanti all'orizzonte, mentre la mano con quella mostruosa cicatrice, che sembrò ravvivarsi di un nero tendente al verdastro, toccò le acque fino ad immergersi completamente.

Più si allontanava, più le onde si facevano grandi, e più cresceva in lei la voglia di prendere il largo senza sapere cosa la stesse spingendo così lontana dall'isola o con quale forza ci stesse riuscendo.

Fortunatamente Addison urlava il suo nome da quelle parti. Era buio e pioveva molto forte, non si vedeva granché, ma con la speranza di urlare più forte che poteva quel nome, Addison la cercava disperatamente.
«Ti prego Eve dove sei! È in arrivo una tempesta!»
Urlava camminando lungo il porto.
Sembrò abbattersi quando d'un tratto guardò al largo.
In un primo momento non vide niente.
Era buio e c'erano delle onde enormi...

Poi si ricordò di quando mesi orsono conobbe Eve, proprio quella volta la vide tuffarsi nelle acque gelide della notte durante un temporale.
Così urlò il suo nome verso il mare con la speranza di ricevere una risposta. Ma nulla... Se non quando improvvisamente una luce verde che illuminava quel buio lo accecò.
«ma che diavolo?» si chiese Addison coprendosi gli occhi.
In quel momento lo raggiunse Jack che stava cercando anch'egli la figlia da quelle parti.
«l'hai trovata Turner?» gli domandò avvicinandosi.
Ma Addison non gli ripose, era intento a guardare quel fascio verde che quando urlava il nome di Eve lo accecava.
«ma si certo!» esclamò d'un tratto lui scavalcando il muretto che lo separava dalla spiaggia.
«cosa! L'hai vista!?» urlò Jack seguendolo.
Poi vide Addison spogliarsi in spiaggia.
«Oh ma insomma ti sembra il momento mozzo!? Non c'è bisogno di sfoggiare i tuoi pettorali con me!» sbuffò Jack vedendo il ragazzo togliersi la camicia.
«Jack guarda là quella luce verde! Eve è in mare!»
«cos luce verde!? Cosa c'entra Eve!»
«sono i suoi occhi!» ribbattè Turner.
«mozzo tu non conosci neanche un po' mia figlia! Dico ti sei bevuto il cervello! I suoi occhi sono neri idiota!»
«idiota a te Jack! Se solo ti fossi lasciato spiegare! Tu non sai niente! Eve non è in se nell'ultimo tempo e dico che quelli sono i suoi occhi!» gli urlò Addison in faccia prima di scappare a tuffarsi in mare.
«Certo che non è in se! Ha nella pancia il tuo bipede come vuoi che debba sentirsi!!» gli urlò Jack dalla spiaggia mentre guardava allontanarsi il ragazzo.

Addison era arrivato a largo quando Jack lo chiamò: «ehi guarda che col cavolo vengo a salvarti! Io non ho visto niente!»

Ma Addison urlava il nome di Eve in mare.
«quello si è impazzito tutto insieme! Tz! Col cavolo gli faccio sposare Eve»

Ma in realtà Addison era veramente arrivato alla ragazza.
«Eve! Eve vieni qui!» disse tirandola a lui.
Lei era immobilizzata e fredda ma quando i suoi occhi verdi squadrarono quelli chiari di Addison sembrò riprendersi.
Iniziò a tremare mentre Addison la stava riportando indietro «A-Addison?» disse balbettando.
«resisti Eve! Ti porto in salvo...» le rispose il ragazzo nuotando più veloce che poteva.
Nel frattempo lampi e tuoni illuminavano l'oceano e una fitta pioggia faceva vedere a malapena la riva.

Jack ancora sulla spiaggia, poiché era in realtà preoccupato per il ragazzo, lo scorse in lontananza.
«è lui?» si chiese stringendo gli occhi come per focalizzarlo.

«Ragazzo torna qui!» lo chiamò.
Ma Addison era esausto, la corrente lo spingeva dall'altra parte.
Solo quando si avvicinò alla riva Jack riuscì a notare che portava qualcuno con lui.
«non posso credere ai miei occhi, quella è Eve!?» disse lasciando velocemente i suoi effetti e levando giacca e cappello.
Corse in acqua e nuotò per un po' prima di raggiungere i due.
Addison aveva un fiatone mentre Eve aveva perso i sensi.
«vieni qui ragazzo!» disse Jack allungandoli un braccio per tirare i due a se e prendendo dopo la figlia tra le braccia.
«ti serve una mano ragazzo ci riesci fino a riva? Manca poco!» disse Jack cercando di tirarlo per darli forza.
«si jack! Pensa a lei!» rispose lui.

E finalmente poco dopo arrivarono a riva, Addison si trascinò esausto sulla sabbia mentre Jack stese Eve girandola per cercare di svegliarla.
«Eve! figlia mia, ti prego aprì gli occhi!» urlò scuotendoli velocemente il volto.
Fortunatamente la ragazza si riprese subito: «padre...» disse silenziosamente cercando di alzarsi.
«aspetta Eve ti aiuto io! Dobbiamo filarcela via!» disse Jack prendendo in braccio la figlia mentre lei si strinse al suo petto.

«forza Addison vieni su» disse tirando il ragazzo.
Quello si alzò e pian piano tornarono alla locanda in mezzo a quella tremenda tempesta.

Pirati dei Caraibi - La maledizione dell'erede parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora