Andrea amava la domenica, e poi era una bella giornata d'inverno, c'era un pallido sole alto nel cielo.
"Maria , io esco" Andrea avvisó la donna, che stava armeggiando con mestoli e ciotole.
"Aspetta" la fermò" prendi dei biscotti, li ho appena sfornati" e le porse un contenitore pieno di biscotti.
"Credi che li possa mangiare tutti?" Domandò ironica.
"Sei troppo magra, devi nutrirti" Insistette.
" Ok, ok li prendo" disse arrendendosi per poi uscire di casa.
Si diresse al parco e si sedette su un'altalena.
Mentre si dondolava intravide tre bambini , i loro sguardi erano spaesati.
Lei amava i bambini, e aveva sempre sognato di averne molti, e avere quindi una famiglia. Ma sapeva che non ne avrebbe mai avuta una. Era una realtà che aveva accettato da anni.
Avere dei figli implicava avere un marito, o quantomeno un uomo. E ciò che aveva passato non le permetteva di realizzare un simile progetto.
Dall'età di sedici anni aveva iniziato a frequentare ragazzi nella speranza che uno di loro le facesse provare quelle sensazioni che tutte le ragazze parlavano con occhi luccicanti. Ma a lei non è mai successo, o meglio solo una volta o quasi. Lei vedeva dentro le persone, vedeva tutti i loro difetti , i loro pregi, e si allontanava da loro.
Aveva giurato a se stessa che non si sarebbe mai sposata. Aveva accettato la prospettiva di non avere un marito e una famiglia. Eppure tutto ciò non aveva diminuito il suo amore per i bambini.
Senza esitare si avvicinò a loro.
"Avete bisogno di aiuto?" Chiese dolcemente. Il più piccolo di loro si volse verso di lei in lacrime, e le circondò la gamba con le sue braccia.
"Non riusciamo più a trovare la mamma" singhizziò. Andrea si sentì un nodo allo stomaco.
"Come vi chiamate e quanti anni avete?"
"Io mi chiamo Paul e ho 5 anni" disse il bambino" io sono Beatrice e ho 6" rispose l'unica bambina.
"Io...io sono Charlie e sono il geme-mello di Bea" balbettò l'ultimo bambino."Tu-tu co-come ti chiami?"
"Il mio nome è Andrea , è un vero piacere conoscervi" sorrise calorosamente.
"Ma non è un nome da maschio?" Domandò ingenuamente Beatrice e Andrea rise.
"No no"
"Puoi aiutarci a cercare la nostra mamma?" Chiese, poi, supplichevole.
"Siete tutti fratelli?"
"Si" le spiegò la bambina.
"Va bene, andiamo insieme a cercarla" disse decisa. I due gemelli si misero davanti ad Andrea e Paul, che teneva per mano.
Andrea si sentì strattonare il cappotto e abbassò lo sguardo e incrociò gli occhi imploranti di Paul.
"Sono stanco" si lamentò " puoi prendermi in braccio?"
"Certo" Andrea si chinò per sollevarlo.
Paul le allacciò istintivamente le braccia al collo, e la ragazza pensò a quanto desiderasse un bambino suo, ma non poteva.
"Bambini" li richiamò "volete un pò di biscotti?" Andrea ringraziò Maria per averla costretta a prenderli.
"Sii" piccoli urletti di gioia riempirono le orecchie di Andrea.
Lì distribuì equamente e li guardò mangiare , sorridendo.
Andrea sentì urlare in lontananza, e si girò nella direzione di quella voce. Insieme a lei si voltò anche Paul, che iniziò subito a correre.
"Mamma ,mamma ! "Iniziò a gridare, quando le si avvicinò, le saltò addosso.
Andrea restò con gli altri due bambini.
"Non so come ringraziarti" la donna le strinse le mani.
"Non ho fatto niente di che, ho tenuto solo compagnia ai bambini" disse quasi arrosendo.
"Mamma possiamo restare con lei ?" Chiese Beatrice
"No amore , dobbiamo tornare a casa"i bambini iniziarono a lamentarsi in coro.
"Va bene va bene, potete restare con questa ragazza" si arrese. "Sempre se lei è d'accordo""Si ovviamente... ma perché si fida di me? Voglio dire lei non sa neanche il mio nome"chiese ad un tratto Andrea, facendo in modo che sentisse solo la donna.
"Nessuno può simulare un affetto che non prova,e nel modo in cui li guardavi c'era molto affetto. I bambini sono molto più sensibili di noi adulti, e credimi i miei figli non danno molta confidenza agli sconosciuti" le spiegò sorridendo.
"Sarai un'ottima mamma" le confidò dolcemente alla fine.
"Grazie" sussurrò flebile"le dò il mio numero di cellulare, così mi può chiamare quando li vuole venire a prendere" continuò poi con voce più sicura.
"Si, è un ottima idea..."
"Andrea, il mio nome è Andrea Gray " continuò per lei.
"Ok Andrea, questo invece è il mio numero e io mi chiamo Hope "
"Se vuole, possono pranzare da me" propose la ragazza.
"Non vorrei disturbarti ancora di più"
"Nessun disturbo, è un piacere per me" sorrise.
"Allora va bene, grazie ancora" poi si abbassò all'altezza dei figli"voi comportatevi bene con Andrea e non fatela arrabbiare" raccomandò loro.
"Si, mamma" dissero in coro, e la signora Hope si allontanò da loro.
"Allora piccolini, che ne dite di venire a casa mia a giocare?" Domandò battendo le mani per attirare la loro attenzione. I bambini acconsentirono felici, e insieme si incamminarono verso casa sua.
Se Maria fu sorpresa da quell'inattesa incursione, non lo dette a vedere. Diana fece subito amicizia con i tre bambini,soprattutto con Bea, invece Diego, all'inzio era un pò restio, ma dopo una ventina di minuti si lasciò andare.
Infatti mentre le bambine,giocavano con le bambole, i maschietti si lanciarono in un'accesa partita di calcio sul prato.
Le ore che passò con quelle tre piccole pesti, furono le piu intense che avesse mai vissuto.Ma era sinceramente dispiaciuta quando li dovette accompagnare di nuovo dalla loro mamma.
Paul le sarebbe mancato più di tutti.
Dopo la partita le era stato appiccicato tutto il tempo,giocando e parlando con lei, fino a quando si era addormentat e Andrea l'aveva adagiato sul letto della stanza degli ospiti.
Mentre Maria aiutava i gemelli a indossare i cappotti, Andrea andò a prendere Paul.
Lo svegliò dolcemente e lo portò giù dai suoi fratelli.
Diego e Diana abbracciarono i loro nuovi amici, e poi Rea li accompagnó al parco dove si erano incontrati quella mattina.
Hope era già lì ad aspettarli, e ringraziò ancora Andrea per la sua disponibilità.
Andrea prese in braccio Paul, per salutarlo.
"Ciao piccolino"gli disse con un pò di malinconia, gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte e gliela baciò teneramente.
I bambini continuarono a salutarla, agitando le manine ,mentre andavano via.
Andrea ricambiò con un cenno della mano, che lasciò ricadere lungo il fianco quando scomparvero dalla sua vista. Si sedette su una panchina , ma la sensazione di essere osservata, la fece voltare dietro di sé. Il fiato le si mozzò in gola alla vista di Axel Dunn.
Era come se lo ricordava, di una bellezza che avrebbe fatto cedere qualsiasi donna.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi neri come la pece che la fissavano avidi, o le sue labbra sensuali, che accennavano sempre un piccolo sorriso malizioso.
Un nodo le serrava lo stomaco e le mancava il respiro. Si stava sentendo male. La sua presenza le faceva rivivere ricordi che voleva dimenticare.
L'istinto le suggeriva di fuggire, ma di tutto ciò che aveva appreso nel corso degli anni, l'abilità a celare le proprie emozioni le poteva tornare utile in quel momento.
Il ragazzo dai capelli biondi, chiari quasi quanto i suoi, si accomodò accanto a lei e accavallò le gambe lunghe. Fece indugiare il suo sguardo sul petto di lei, che si alzava e si abbassava leggermente più velocemente del normale.
"Andrea" la salutò. Risentire quella voce così ammaliatrice le fece accapponare la pelle.
Ma se Axel ce la stava mettendo tutta a metterla a disagio, lei non gliela avrebbe data vinta.
"Axel" disse freddamente.
"Adoro il modo in cui pronunci il mio nome" cercò di accarezzarle il volto, ma lei si scostò prontamente.
"Non voglio che tu mi tocchi" sputò velenosa.
"È da tanto che non ci vediamo...mi sei mancata" disse con voce roca.
"Tu invece non mi sei mancato"
"Neanche un pochino? " le chiese Axel irritandola con un sorriso sghembo dipinto sul volto.
"No" replicò Andrea seccamente.
"Come mi hai trovata?" Domandò lei mantenendo la calma.
"Direi che non mi è mancara mancata molto la regina delle nevi" Scherzó Axel.
"La tua parte fredda e vendicativa, che tratta gli uomini con distacco, oh non mi è mancata per niente"
"Come mi hai trovata? " Ripeté lei, continuando a guardare davanti se.
"Direi che mi è mancata la tua parte calda e passionale " continuò lui, ignorando di nuovo la sua domanda.
"Rispondi " disse a denti stretti, per poi guardarlo dritto negli occhi.
"Che cosa volevi sapere?" Chiese lui con finta innocenza "La tua bellezza mi ha distratto, e ho domenicato ciò che mi hai chiesto "
"Sai benissimo cosa voglio sapere, Axel" Andrea odiava il modo in cui quel ragazzo sviava le sue domande, l'aveva sempre fatto, lo odiava quanto la sua sola presenza lì."Ah già, volevi sapere come ho fatto a trovarti... sai che ho molti amici in giro per Londra"
"Tra cui Logan Reed" Commentò con del risentimento nella voce.
"Ah Logan, è un mio caro amico e so anche che ti sta facendo la corte" disse divertito.
Andrea lo fissò ancora per un attimo negli occhi, senza nascondere il disprezzo che provava per lui, passando poi a osservare il suo abbigliamento. Sotto la giacca di pelle scamosciata, poco calda per quel periodo dell'anno, portava solo una sottile maglia bianca che metteva in risalto il suo fisico muscoloso. Era l'incarnazione perfetta del bello e dannato.
"Come se la cava? Ha scalfito un pò il tuo cuore di ghiaccio?"Domandò incuriosito.
"Non sono affari che ti riguardano" rispose risoluta.
"Hai ragione, non sono affari miei, almeno non più " disse malinconico.
"Da quanto mi seguivi Axel?"chiese sospirando Andrea.
"Tutta la giornata, sei stata brava con quei bambini, ti sono sempre piaciuti" disse con tono dolce.
"Sai che non è normale seguire la gente?"
"E da quando io sono normale?" Ribattè lui ridendo" Sei diventata ancora più bella rispetto all'ultima volta che ci siamo visti"
"Smettila di adularmi, sai che non funziona" Ringhiò lei.
"Ti ho sempre riempita di complimenti, non vedo il motivo di smettere ora" Alzò le spalle,quasi per giustificarsi.
"Perché ti sei fatto vivo adesso?"
"Una sera Logan mi ha parlato dell'ultima ragazza che aveva fatto colpo su di lui, e mi ha detto che si chiamava Andrea, poi mi ha descritto l'aspetto, ho fatto due più due e ho capito che eri tu" le spiegò.
"Come lo hai conosciuto? Vi ha fatto incontrare tuo fratello Cameron?"
"No, ci siano incontrati in un bar, tutte e due ubriachi per amore....io per te e lui per una certa Nina"
"Quando?" Domandò ancora.
" Due anni fa"
"Perché non me lo hai mai fatto conoscere?"
"Non volevo che anche lui fosse una tua vittima" sorrise, poi, amaramente" nonostante ciò, il destino vi ha fatto incontrare, ed è successo quel che temevo"
"Lui non è la mia vittima, sai che io non faccio più quelle cose" Controbattè.
"Forse non l'hai scelto tu, ma lui lo è diventato ugualmente " Appoggiò un gomito sulla spalliera della panchina, per guardarla meglio."Hai sempre avuto il potere di fare incatesimi sugli uomini, e non solo...pendono completamente dalle tue labbra"
"Tratte te ovviamente" gli rivolse un sorriso finto.
"Oh no, il tuo incantesimo su di me persiste, solo che ho un antidoto"
"E quale sarebbe questo antidoto?" Chiese ironica.
"Accettare di non avere più il controllo totale su proprio corpo, e non combattere ciò che provo, ho imparato a conviverci " quella risposta spiazzò Andrea, che si limitò ad annuire meccanicamente.
"Ti ricordi come ci siamo conosciuti?" Domandò d'un tratto lui.Buonaseraaaaaa!!!
Axel è apparso, Axel è apparso, Axel è apparso! !!!!!!
Yeahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
Ho avuto problemi con Internet gli ultimi giorni, ma oggi finalmente sono riuscita ad aggiornare! !!
However vi lovvo e vi ano
Al prossimo capitolo molto ma moolto interessante
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Black#Wattys2015
Teen FictionIl nero rappresenta il limite assoluto oltre il quale non c'è più nulla. È il "no" contrapposto al "si" . Il nero è la fine. Il nero quindi esprime negazione per la vita futura con conseguente rifiuto a lottare, negazione per la realtà in cui si viv...