Prologo

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Quando hai dieci anni non dovresti conoscere determinate situazioni, non dovresti aver provato così tanto dolore, non dovresti sentirti come se fossi spazzatura, non dovresti desiderare di non essere al mondo, o aver perso quasi del tutto la fiducia nel prossimo.
Si dovrebbe provare solo felicità, la spensieratezza, il desiderio di giocare e ridere con i propri compagni di scuola, sorridere per qualsiasi cosa con i propri amici.

Però per me non è così, ogni giorno da quando ho memoria, cerco di sopravvivere, cerco di stringere i denti e resistere, perché prima o poi riuscirò ad andarmene, riuscirò a scappare da qui, devo solo aspettare il LORO ritorno.
Hanno promesso che sarebbero tornati per me, e se qualcuno mantiene le promesse, sono loro, i miei Nonni paterni. Sono gli unici che cercano di tirarmi fuori da qui da quando hanno scoperto cosa mi fanno, i miei genitori Jacob e Cristine. Ma le vie legali sono lunghe, per cui devo resistere, DEVO FARCELA.

Poi ho lui, il mio miglior amico, se così posso definirlo, perché senza di lui forse non sarei così positiva a tutto questo schifo e mi sarei lasciata andare al dolore.

Già lui...Alexander, o come lo chiamo io Alex. Lui, come me sa cosa significa sopravvivere.
Nonostante abbia solo due anni in più di me, lui sa cosa si prova, SA che cosa vuol dire fare finta di niente davanti agli altri, che non capirebbero, e dover invece abbassare la testa tra le mura di casa, fare silenzio e non fiatare, sentirsi impotenti davanti a quello che ti dicono o ti fanno, perché anche solo con le parole riescono a farti sentire sbagliato. Però lui, riesce sempre a trovare un lato positivo, riesce con quel sorrisetto, che non dovrebbe avere alla sua età, a farti ridere e sorridere della merda che ci cade addosso.

Poi mi guarda come se non fossi un errore dovuto all'alcool, al contrario di Cristine che non smette mai di rinfacciarmelo. No, lui mi guarda come se fossi...giusta? o perfetta? non so come definire il suo sguardo: i suoi occhi così chiari e luminosi, di quell'azzurro quasi grigio, che ricorda i ghiacciai. anche se un po' tristi per le sue sofferenze, io ammetto...mi perdo nei suoi occhi.

Mi fa battere sempre il cuore e non so se sia un bene o un male, provare qualcosa di più della semplice amicizia per lui, non ho intenzione di rovinare il nostro legame, non posso rompere la linea che c'è tra noi, perché siamo due parti crepate, forse non compatibili anche se simili, che tentano a vicenda ti non rompersi del tutto, però lo provo, sarà una cotta, sarà che è l'unica persona che mi fa sentire giusta e apprezzata, sarà perché mi cerca sempre quando manco da scuola più di 1 giorno, ma lui è l'unico, oltre i miei nonni di cui riesco a fidarmi e a provare qualcosa che non sia odio, ribrezzo o collera.

Totalmente immersa nei miei pensieri, sto tornando a casa. Dopo un'altra giornata di scuola, mi sento agitata, sento che qualcosa non va, ho una brutta sensazione nel petto, cammino lentamente, così da non arrivare presto.

Alex oggi non è venuto a scuola, sarà successo qualcosa, forse è anche per questo che mi sento così: quando non lo vedo temo sempre che sia successo il peggio, e non riesco a tranquillizzarmi fino a che non ho la certezza che stia bene, per quanto possibile.

Alzo lo sguardo e guardo la mia casa, o meglio la mia prigione. Sembra perfetta da fuori, mura bianche immacolate, il tetto marrone spiovente, fiori rigogliosi nel giardino e sulle finestre, le 2 bandiere svolazzanti, quella americana e quella irlandese.
Perché Jacob sarà anche cresciuto qua ma le nostre origini irlandesi per lui sono, come per mio nonno, fondamentali un vero e proprio orgoglio.

Agli occhi di tutti i vicini, siamo la famiglia perfetta: benestante grazie al lavoro di Jacob, che, agli occhi degli altri è sempre stato il padre perfetto e gentile con tutti i vicini.
L'uomo ben voluto dalla comunità per il suo aiutare. Costantemente sorridente e solare, con il suo aspetto da tipico irlandese, capelli rossi e ricci, come i miei purtroppo, occhi celesti che sembrano due fari per la loro intensità e lentiggini che ormai gli ricoprono la faccia, e la barba, folta e rossa come i capelli.

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