CAPITOLO 3

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È LUI!

È qui davanti a me, Alex o meglio Alexander Moore, mi sento il petto dilaniato dalla forza dell'odio e nervoso che mi sta ribollendo dentro, perché averlo qua davanti mi sta buttando addosso anni di dolore e rabbia, anni in cui pensare solo al suo nome tutta la sofferenza dovuta al suo abbandono mi faceva cadere nuovamente nel baratro.

Vedo Liz guardarmi e poi spostare gli occhi su di lui prima di riportare la sua attenzione su di me, spalanca i suoi occhi e impreca a bassa voce, so che ha capito, le ho raccontato di Alex, senza dirle il nome completo ma sa chi era per me.

Lui mi guarda fisso, non cambia espressione, anzi mi studia ancora di più, osservandolo con sguardo superficiale, sembrerebbe freddo e distaccato, ma posso notare il tremolio nei suoi occhi, come un lampo che glieli illumina quando capisce chi sono, non ha mai esternato nulla in pubblico ma lo conoscevo abbastanza bene per sapere che i suoi occhi mostrano più di quello che crede, per questo per capirlo bisogna guardare i piccoli dettagli, non quello che lui lascia vedere.
Io e lui ci guardiamo, non so quanto tempo passa prima che lui parli

-Racheal? -

sentirlo pronunciare il mio nome è come un pugno e una carezza insieme, il suo tono è calmo, caldo e freddo insieme, ma percepisco un pizzico di stupore, stringo le mani a pugno lungo i fianchi, trattenendo il tremolio, non posso mostrarmi così sconvolta, mentre lui invece non esterna nulla, come sempre ricorda una montagna immutabile contro il vento incessante, non posso dare di matto o dargli contro qui in mezzo alla folla, ma soprattutto non posso fargli vedere che gli do ancora importanza.

Sollevo il volto, indossando la mia maschera, quella da ragazza fredda, che vede tutto il resto della popolazione, so che il mio sguardo ricorda quello arcigno di Jacob quando metto questa espressione, dopo tutto sono pur sempre sua figlia.

-Già -

il mio tono è freddo, distaccato non voglio che percepisca nulla.

Lo vedo il guizzò della sua mascella al sentire il mio tono, il suo sguardo scurirsi, perché ha percepito tutto il mio distacco, come se lui non fosse che uno sconosciuto qualunque, ma non dice nulla.

Cosa potrebbe poi dire? neanche chiedere scusa servirebbe a riparare la frattura che ha creato tra noi, distolgo lo sguardo da lui, guardando Liz

-se stai bene e non devi lavorare possiamo andare? -

le chiedo mantenendo il tono freddo, lei mi guarda e prende la mia mano nella sua annuendo, guardando poi Alex al quale io ora do le spalle.

-grazie ancora per l'aiuto Alex, ci vediamo domani come solito, ringrazia anche Rolf e Mitchel -

Sicuramente si sta riferendo agli altri ragazzi, le tengo forte la mano, riuscendo così a mantenere la mia facciata distaccata, ci incamminiamo verso l'uscita, sento ancora i suoi occhi su di me, lo so perché il mio corpo è ancora pervaso da quelle scariche elettriche, ad ogni passo fino a che non siamo nascoste del tutto dalla folla di gente presente nel locale, lo sento che mi osserva, in ogni minimo movimento.

Quasi trattengo il respiro fino a che non superiamo la porta d'ingresso, Liz è al mio fianco che aspetta che sia io a essere pronta per parlare.

Arriviamo al parcheggio e la guardo finalmente negli occhi, lei mi osserva con aria preoccupata, come se fossi io quella che è stata quasi aggredita pochi minuti prima, le faccio un sorriso tirato.

-sei con la tua macchina? -

le chiedo prima di qualunque altra cosa, perché la sua sicurezza viene prima del resto

-no, mi hanno accompagnato i miei fratelli, la serata doveva concludersi con noi a fare baldoria, non con...-

gira gli occhi verso il locale per farmi intendere, e annuisco

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