CAPITOLO 49

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Oggi è il giorno.

Siamo in aula per il processo e sento l'ansia divorarmi ogni secondo di più. Mentre sono seduta con i miei amici e con i nonni sulle panche del tribunale, Alex è seduto vicino a Douglas davanti a noi come imputato e anche se sembra essere tranquillo, ho visto come il suo sguardo sia combattuto tra l'angoscia e la speranza.

Gli sono stata accanto in questi giorni più che mai, non sono mai andata a casa mia per più di un paio di ore per poter stare con lui. Ci siamo confortati e supportati a vicenda, godendo insieme del tempo che avevamo a disposizione e abbiamo parlato tanto di tutto ma non di quello che proviamo l'uno per l'altra.

Lui non ha voluto perché se deve dirmi quello che prova, ha detto che vuole farlo quando tutto questo sarà finito, questa cosa mi agita ancora di più perché se lui non dovesse vincere, come potrò dirgli quello che provo se metà della mia anima sarà chiusa dentro un carcere?

Mi mordo le labbra e stringo forte le mani di Liz e Will che sono seduti rispettivamente uno alla mia destra e uno alla mia sinistra, loro ricambiano forte e sento i loro sguardi addosso

-si risolverà tutto Rachey, vedrai-

Liz lo dice con convinzione e Dio, quanto voglio crederci

-sì raggio di sole andrà tutto bene, siamo tutti testimoni a suo favore, non potranno non tenerne conto, né il giudice né i giurati-

Osservo i miei amici, la mia famiglia e sono grata di averli al mio fianco, perché durante questo mese mi sono stati accanto, mi hanno aiutato e soprattutto si sono fatti avanti anche loro per supportare Alex, lo hanno fatto anche i miei nonni, nonostante loro figlio sia ancora in ospedale per le percosse di Alex.
Non potrò mai dimenticare cosa stanno facendo per lui.

Guardo I miei amici e annuisco prendendo un profondo respiro per poi tornare a guardare Alex che già aveva gli occhi fissi su di me, gli faccio un sorriso carico di speranza al quale lui non ricambia con la bocca ma con gli occhi, in modo che lo possa vedere solo io, quei suoi stupendi occhi che mi fanno perdere la testa nel mare di emozioni che nascondono e trasmettono allo stesso tempo e in questo preciso istante torno a pregare qualunque entità o destino perché lui non paghi al posto mio, venderei l'anima al diavolo pur di salvarlo.

I miei pensieri vengono interrotti dall'ingresso del giudice Martinez che va a sedersi sulla poltrona rialzata al centro del banco degli imputati, la sua figura sembra ci sovrasti dalla posizione più alta trasmettendo così tutto il suo potere.
È un uomo corpulento, con i tipici tratti ispanici, pelle colore cappuccino e occhi scuri, con un piccolo pizzetto a punta che mi fa pensare ad un satiro mentre saluta tutti e indossa dei piccoli occhiali tondi che sulla sua faccia gli danno un'aria ilare, la cosa mi farebbe ridere se non sentissi un'ansia così grande da togliermi la capacità di emettere qualunque suono

-bene, diamo inizio al processo. O'Connor contro Moore-

sentire il mio cognome posto a questo modo contro il suo mi dà un senso di nausea che non credevo possibile provare, che mi fa odiare ancora di più quel mostro di Jacob. Il giudice nota il cognome di Alex e fissa corrucciato l'avvocato Moore

-avvocato Moore non crede che ci sia un conflitto d'interessi? l'imputato è suo figlio o sbaglio? -

-non sbaglia vostro onore ma come lei sa, il mio rispetto della legge viene prima di tutto e se mio figlio ha infranto la legge, deve pagare per le sue azioni e sarò io stesso a far in modo che paghi per ogni accusa-

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