CAPITOLO 37

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Il silenzio in aula è pesante mentre attendiamo il verdetto del giudice che prende in mano ancora una volta le foto delle prove

-prima di emettere il mio giudizio vorrei sentire le due parti in causa, signor O'Connor-

-Sì, vostro onore-

la sua voce così calma e pacata è come un coltello che ti sfiora, freddo e letale.

Punto lo sguardo su di lui stringendo le mani in grembo trattenendomi dal fare qualunque cosa

-lei vorrebbe dire qualcosa per far sì che la situazione cambi? -

-vostro onore, sono solo un padre, che era accecato dall'amore e dall'istinto protettivo verso una figlia che invece, di amore non ha mai voluto darmene e mi ha sempre e solo dato delusioni-

Il vomito per ogni sua parola mi sale sempre di più insieme alla bile, la faccia tosta con cui insinua certe cose è da premio Oscar, cazzo!
Come riesce a sembrare credile non lo so.

Vedo il giudice annuire e poi voltarsi verso di me

-signorina O'Connor, prego mi dica-

Con tono pacato mi incita a parlare e io mi alzo in piedi sentendo le gambe molli e tremanti ma uno sguardo al volo verso i miei familiari e i miei amici, uno sguardo veloce ad Alex che mi guarda sostenendomi sempre, mi danno la forza sufficiente per parlare

-vostro onore, quell'uomo che insulta quest'aula intera, me e lei anche dicendo quelle cose, non si è mai pentito di quello che ha fatto, non ha mai voluto amarmi e avermi.
Mi chiedo sempre perché lui e Cristine mi abbiano fatto nascere se poi hanno sempre ribadito che non sarebbe dovuto succedere, che gli ho rovinato la vita.
Non ricordo bene a che età sono iniziate le violenze ma so per certo che se anche avessi combinato qualche marachella non erano i pugni, i calci o le cinghiate la soluzione.
Quello non è amare una figlia che non ti dà amore e non ubbidisce, quello non è fare il padre, quello è essere un mostro!
Con il marcio dentro e se sono qua lo devo alle persone che sono sedute dietro di me, soprattutto i miei nonni e per me sono LORO i miei genitori, mio padre e mia madre, non Jacob né tanto meno Cristine-

Nel pronunciare le ultime parole l'ho guardato dritto negli occhi e ho visto come la rabbia dentro di lui montare.

Vorrebbe prendermi a pugni perché se c'era una cosa che lo imbestialiva come niente, era non chiamarlo papà ma con il suo nome in pubblico e questo effetto glielo fa ancora.

Soddisfatta e con le gambe sul punto di cedermi ringrazio il giudice e torno a sedermi

-bene... Ho ascoltato a sufficienza e forse anche troppo, vi chiedo gentilmente di uscire tutti dall'aula tranne gli avvocati, ho bisogno di parlare con loro prima di dare il verdetto-

Batte con il martello e ci alziamo tutti, Doug mi accompagna dagli altri prima di andare verso il giudice, io guardo poi verso Jacob che viene scortato fuori dai poliziotti che gli mettono di nuovo le manette.

La mano di Alex sulla mia schiena mi fa tornare a concentrarmi su di loro

-andiamo fuori-

mi dice e lo seguo annuendo, prendendogli la mano che mi porge.

Ci sediamo sulle panche in legno davanti l'aula

-senza offesa signori O'Connor ma io spero che vostro figlio non esca, non lo conosco ma quello che ha detto mi ha fatto accapponare la pelle, tutte le cazzate che ha sparato-

Dice Will rompendo il silenzio che si è creato, mio nonno che tiene la nonna sottobraccio sospira

-nostro figlio lo abbiamo perso tanto tempo fa ragazzo, quell'uomo non è il nostro Jacob-

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