CAPITOLO 34

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Siamo in ospedale e sto aspettando l'arrivo dei medici. Sono seduta sul lettino con indosso solo intimo e sopra la tipica vestaglietta sterile aperta dietro. Alex è accanto a me, poggia una mano sulla mia gamba mentre sta seduto su uno sgabello, fuori dalla stanza ci sono Douglas e l'avvocato Moore, io sfogo il mio nervosismo muovendo incessantemente un piede, l'attesa mi sta logorando dentro.

Alex mi guarda e accarezza in modo circolare il ginocchio avvicinandosi di più a me, devo ringraziare che lui sia potuto venire o già avrei dato di testa

-finirà subito-

Afferma serio, senza smettere di accarezzarmi e con il suo sorrisetto beffardo. Raggiunge con l'altra mano il mio viso e con delicatezza porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio

-penso saranno concentrati più a contare quanti succhiotti e morsi ti ho lasciato addosso che sul resto-

Nello spostarmi la ciocca mi sfiora la clavicola dove si intravede uno dei tanti segni che mi ha lasciato, il suo tocco mi fa rabbrividire con un piccolo sorrisetto tra il nervoso e il divertito, porto la mano sulla sua, quella che tiene sul ginocchio, stringendogliela forte

-che cosa scandalosa abbiamo fatto-

rispondo sarcastica e lui mi fa l'occhiolino

-indecente little fairy-

intreccia le dita alle mie e si sporge per parlarmi all'orecchio

-talmente tanto che non vedo l'ora di farlo nuovamente-

Rido in modo malizioso e stranamente più rilassato di prima. So cosa sta cercando di fare, cerca di distrarmi dall'oblio della mia mente e non chiedo altro da lui se non questo perché la tensione altrimenti mi soffocherebbe

-hai lasciato dei punti liberi a cui dovresti rimediare-

Mi copro con le dita libere le labbra per nascondere una piccola risata e lui si porta la lingua tra i denti con quel sorriso maledetto, il mio cuore palpita come un cavallo imbizzarrito, amo troppo quando fa così. I suoi occhi sono su di me e il suo sguardo vispo e malizioso, con i colori del mare in tempesta, mi leva il fiato.

Noto che sta per dire qualcosa ma la porta si apre ed entrano due medici uomini, uno dei due al collo ha una macchinetta fotografica che mi fa storcere la bocca, ma sapevo Moore senior avrebbe fatto di tutto per farmi sentire una merda

-scusi l'attesa signorina. O'Connor, siamo pronti per visitarla io sono il Dottor Steel e lui è il mio collega, il Dottor Holdon-

parla il medico con il camice bianco e la divisa bordeaux sotto, ha una barba folta e curata nera, avrà circa una quarantina d'anni, il Dottor Steel, che mi guarda e poi porta l'attenzione su Alex al mio fianco

-lei è? –

chiede con tono educato, sento Alex stringermi la mano ma prima che possa dire qualcosa rispondo io per lui

-il mio ragazzo, vorrei fosse presente alla visita per favore-

Sento il suo sguardo su di me e la sua mano immobilizzarsi per qualche secondo nella mia, prima di tornare a stringermi forte.

Le mie parole lo hanno sorpreso perché non abbiamo parlato più di questo, non so quando la percezione di noi due sia cambiata è successo e basta! Voglio solo lui al mio fianco, con cui condividere a pieno ogni momento della mia vita.

-non sarebbe permesso ma- dice sempre il Dottor Steel che guarda me e poi le nostre mani unite e infine guarda Alex che in questo momento non distoglie lo sguardo serioso da lui. A questo punto, un po' intimorito, il medico guarda il suo collega che annuisce

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