CAPITOLO 9

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"tu sei quel maledetto e irraggiungibile arcobaleno e io. Io sono quell'idiota del leprecauno"

Le sue parole mi risuonano nel cervello, stordendomi, perché per me significano tanto, forse troppo e lui lo sa bene, mi batte fortissimo il cuore, anche se mi sento dilaniata, il conflitto che sento dentro di me mi offusca del tutto, perché vorrei credergli ma non ci riesco.

Sono ancora in braccio a lui, che mi tiene saldamente dalle gambe premuto contro il mio corpo, il suo viso è ancora contro il mio collo, e lo sento che respira a fondo il mio profumo, io con le mani lo stringo dalle spalle, chiudendo per qualche secondo gli occhi nel deglutire

-non scherzare su questo Alex...non riesco a crederti dopo...-

mormoro cercando di restare lucida, si muove con il volto seguendo la curva del mio collo con il naso

-pensi che stia scherzando? che vantaggio ne trarrei dopo tutto questo tempo? -

pronuncia ogni parola con tono basso contro la mia palle, le sue labbra sono come tizzoni ardenti, lasciano una scia di fuoco sul mio collo, facendomi aumentare la presa sulle sue spalle

-che cosa t'importa di me dopo tutto questo tempo? sei sparito per dieci anni Alex-

le sue mani dalle cosce salgono lentamente, sotto la gonna, segue la stoffa dei pantaloncini, la scarica d'eccitazione che mi percorre mi stordisce, facendomi aderire di più al suo corpo

-potrei dirti lo stesso Little Fairy-

mi stringe forte per i glutei facendomi mordere le labbra per trattenere un mugolio, non posso negare quello che dice, ma è lui che se ne è andato non io, forse sono infantile ma non riesco a mandarla giù questa cosa.

-sì, ma sei tu che sei andato via, non io-

piego il volto per poterlo guardare, lui solleva finalmente il viso e il battito del mio cuore sussulta nel vedere i suoi occhi, due pozze azzurre, come l'oceano, mi guardano come se volessero inghiottirmi, o leggermi dentro fin dentro le viscere, con una mano gli stringo la nuca, li socchiude leggermente per la stretta, mentre lui sale con le mani a sfiorarmi i fianchi, e li mi raggelo, non voglio senta quei segni maledetti, poggio la fronte alla sua spalla, per nascondergli la mia espressione

-non...toccarmi per favore-

la mia voce esce come un sussurro tremolante, lo sento che si ferma e gira il volto verso di me, stringendo sui glutei le mani, prima di ritirarle e tornare a prendermi per le cosce

-guardami Racheal-

mi chiama per nome e sento le scariche arrivare ad ogni estremità del mio corpo, perché il modo in cui lo ha pronunciato è sia una carezza che uno schiaffo, mi scalda da dentro e non posso non evitare di arrossire mentre alzo lo sguardo e incontro di nuovo il suo, mi mordo il labbro per trattenermi. Lui solleva la mano e mi sfiora le labbra per farmele lasciare, passandomi poi il dito lungo il labbro inferiore

-sono sparito per 10 anni si, ma la merda che avevamo addosso, la merda in cui ti ho lasciata da sola la ricordo, la ricordo fin troppo bene...-

assottiglia lo sguardo, lo vedo che si offusca, come una tempesta, e la sua presa diventa più ferma sul mio mento, ma non mi fa male, lo vedo dal suo sguardo che lo tormenta qualcosa, che sta ribollendo il lui la rabbia e il dolore, come in me

-...non ho mai voluto lasciarti in quello schifo, perché il mio schifo era come il tuo e tutt'ora devo farci i conti, ma sono tornato per un motivo, sai quale?-

mi domanda serio, nel suo tono cupo sento però la sua sincerità, scuoto piano la testa per dirgli no

-sono tornato perché quella merda voleva cancellare l'unica cosa buona che avevo, e non potevo permetterlo, per 10 anni ha fatto in modo di manipolarmi, di tenermi lontano da questa città, ma non posso più lasciarglielo fare-

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