CAPITOLO 41

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ALEX POV


Guardo lo schermo senza riuscire a respirare, quello che sto vedendo è il mio peggior incubo. Le sue urla e il sangue che non fa che aumentare sporcando le mattonelle bianche, è un qualcosa che non potrò mai dimenticare, l'impotenza e la rabbia che provo è talmente tanta che mi viene voglia di urlare a mia volta. Non riesco a spostare lo sguardo, pregando non so quale Dio o divinità che i poliziotti riescano a capire da dove arriva il segnale originale della trasmissione in streaming, nessuno di noi riesce a parlare, solo i singhiozzi di Liz e Rose rompono il suono delle urla e delle percosse che provengono dallo schermo.

La polizia cerca di rintracciarlo o di capire, da quello che si vede dallo schermo, dove possa averla portata ma ci sono decine di scuole e palestre abbandonate a Chicago, se pur andassero a perquisirle tutte non farebbero mai in tempo e lei...

Sbatto il pugno al muro travolto dalla frustrazione, non accetterò mai che lei mi venga portata via, sopratutto non così, in questo modo ignobile e immorale. Mi sento una nullità perché sono qui fermo senza poter fare nulla. Cerco con lo sguardo qualcosa in quelle maledette immagini che possa aiutarmi a capire dove sia.

La voce carica di paura e di rabbia di Racheal ci arriva forte dalle casse. Quando urla a quel fottuto stronzo che se vuole ammazzarla non glielo renderà facile, non so se essere felice della sua grinta e della sua forza o essere terrorizzato perché così facendo lo istiga a farle ancora più male e, Cristo! Quel bastardo deve pregare che prima di me arrivi la polizia da lui altrimenti può considerarsi morto, è decisamente morto se lo prendo io.

Non so cosa mi spinga a guardare verso mio padre, la curiosità di vedere se anche davanti a quell'orrore, il suo sadismo si manifesti mi fa alzare lo sguardo e puntarlo su di lui. Il suo sorrisetto calcolatore osserva la scena divertito, anche se cerca di mascherarlo. Questo suo atteggiamento mi fa intuire che lui c'entri qualcosa, che grandissimo bastardo, so che c'entra qualcosa

-dimmi dove l'ha portata prima che ti spacchi ancora di più il naso-

La mia voce esce tagliente e omicida mentre mi avvicino a lui che mi guarda con sufficienza, mentre veloce mette via il cellulare per non fare notare che lo stava usando, ma a me non è sfuggito

-non so assolutamente dove quell'uomo abbia portato sua figlia-

-tu lo sai, non dire cazzate e se ora non me lo dici, giuro che ti ammazzo! -

Dei poliziotti si frappongono tra me e lui, cercando di tenermi fermo

-lui lo sa porca puttana! Non può essere evaso da solo quell'infame, tu lo hai aiutato e sai dove la tiene! -

-ragazzo sono accuse pesanti queste, capiamo come ti senti ma l'avvocato Moore come può saperlo? -

dice uno dei poliziotti tenendomi stretto dalle braccia ma non lo ascolto e mi libero dalla presa e prendo mio padre sbattendolo al muro

-perché l'unico in grado di aiutarlo è lui, non ho le prove ma lo conosco abbastanza bene da sapere che è lui-

lo guardo negli occhi con tutto l'odio che provo sollevandolo da terra

-e se davvero non è lui, che ci mostri il telefono, se non ha nulla da nascondere non avrà problemi a farvelo vedere no? Padre? -

Gli dico sfoggiando il suo stesso sorrisetto calcolatore carico di promesse omicide

-il ragazzo ha ragione Moore se sei innocente e non c'entri nulla con quello che sta facendo il tuo ex assistito, non avrai problemi a mostrare agli agenti il tuo telefono-

Incalza anche Douglas che ringrazio per aver capito che sicuramente lui c'entri

-è violazione della privacy, se non avete un mandato non potete guardare nel mio telefono-

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