34. Può distruggerci

184 9 0
                                    

In una stanza di un luogo imprecisato, da qualche parte negli Stati Uniti, un uomo se ne stava davanti ad una scrivania: a ben vedere qualcosa stonava, era una bella casa, luminosa, moderna, in sottofondo la voce di Nina Simone suonava da un giradischi, col brano "I Put A Spell On You", eppure due grossi schermi davanti a lui continuavano a sputare fuori dati su dati, sbilanciando l'atmosfera che lo circondava.

Un lento canticchiare accompagnava i "click" dei tasti che pigiava e di quelli del mouse.

Quando su uno degli schermi comparve la frase "file recuperato" si spostò ad osservare il risultato: sul suo volto comparì un mezzo sorriso, quello di chi ha appena fatto jackpot.

-Così però è davvero troppo facile...- disse tra sé e sé, salvando tutto in una chiavetta usb -Grazie per lo spunto tesoro.- estrasse il supporto, diede un bacio alla chiavetta e la mise in un piccolo blindato nella parete, ci avrebbe lavorato sopra più tardi.


Ci vollero due mesi per rendere sufficientemente sicuro l'ingresso nella miniera.

Non so neppure cosa trovarono e non volli saperlo, era stato abbastanza doloroso già così l'epilogo del rapimento.

In quel periodo tornai alla mia vita: Emily non mi mollava un attimo, non aveva tutti i dettagli ma aveva capito che Jake era sparito e che quello che era successo a Duskwood mi aveva segnata. Max era ancora "mediamente" furioso, ma sapevo che gli serviva del tempo, non potevo nemmeno dargli torto. Forse fu per questo che Emily gli propose di accompagnarmi al funerale. Sperava avremmo avuto del tempo per parlare e chiarire tutto.

Non pensai nemmeno che accettasse: credo che, più di tutto, non gli piacesse l'idea che tornassi lì.

Emily si raccomandò di stare attenti e di farle sapere quando saremmo arrivati.

Il viaggio in auto era lungo, se non ci fossimo rivolti la parola sarebbe stato un delirio...

I primi dieci chilometri passarono nel più completo silenzio, a quel punto presi la situazione in mano io:

-Mi perdonerai mai?-

-Ti importa?- rispose secco.

-Non fare la vittima, lo sai che mi importa. Non potevo raccontarti nulla, era una situazione delicata e non mi aspettavo che finisse con un'esplosione. Pensi mi ci sarei andata ad infilare volontariamente?-

-Ti avrò chiesto decine di volte se fossi in pericolo e mi hai sempre detto di no. Sempre. Eri coinvolta in cosa, in un rapimento? In un possibile omicidio? E nella ricerca di un hacker internazionale da parte dell' FBI, come puoi asserire che non fosse una situazione di pericolo?-

-E come potevo tirarti dentro ad una cosa del genere? E se ti avessero preso di mira? Te ed Emily? Vuoi scherzare? Mai e poi mai.-

-Ah, ma tanto avevi un taser...!-

-Sì, avevo un taser! E ora smettila di trattarmi così, altrimenti mollami alla prossima stazione e fammi andare a Duskwood in treno!-

Gli animi si placarono un attimo.

-Tu la vedi solo da tuo punto di vista... non provi nemmeno a metterti nei miei panni.- aggiunsi poco dopo.

-Mi hanno chiamato da un ospedale sperduto per dirmi che la mia migliore amica, una persona che ritengo letteralmente di famiglia, era rimasta vittima di un'esplosione. Hai idea di cosa ho passato? Emily era spaventatissima per lo stato in cui ero.- mi rispose con toni più calmi.

-Non sto dicendo che non sei stato male, né che non hai il diritto di avercela con me perché non ti ho detto nulla. Ma sono passati due mesi, non mi hai chiesto una volta come stavo.-

Duskwood - Hannah is goneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora