57. Il sonno di chi s'ama

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Rimase tra le braccia di Diana finchè non riprese fiato, finchè il suo respiro non si stabilizzò abbastanza da poter andare verso le conseguenze che lo attendevano.

Perchè l'aveva combinata grossa, e lo sapeva bene.

Si staccò da lei, remissivo e pronto alla resa, i poliziotti fecero il loro dovere in un batter d'occhio ed eccolo lì, ammanettato e pronto ad essere condotto verso una delle volanti, mentre sentiva la voce di lei implorare Alan di non trattarlo come un criminale.

Cercava di salvarlo fino all'ultimo...

Si sedette in auto e il tonfo della portiera fu come il ciak finale.

Al posto di guida prese posto lo stesso poliziotto che lo aveva fatto sedere, che diede uno sguardo dallo specchietto retrovisore per un attimo:

-Ti portiamo in centrale per farti calmare per bene, ok?- gli disse comprensivo.

Jake annuì appena con la testa bassa.

-Tutto a posto?- gli chiese vedendolo quasi ripiegato su sè stesso.

Più nessuna risposta.

-Ehi! Stai male?-

A quel punto lo vide scivolare lentamente di lato ed accasciarsi sul sedile.

-Merda!- esclamò l'agente lanciandosi fuori dall'auto e chiedendo aiuto, mentre apriva la portiera dal lato in cui riversava la testa di Jake e tentava di sentirgli il battito alla giugulare.

-Ha perso i sensi, gli serve aria!- continuò.

Intanto Alan diede ordine ai colleghi di liberarlo dalle manette ed iniziarono a dargli schiaffetti sul viso cercando di farlo riprendere, ma non c'era verso.

Pochi minuti ed arrivarono i paramedici che intervennero immediatamente e, in contemporanea, anche Nathan, sconvolto dal vedere quel ragazzo, suo figlio, fatto sdraiare a terra e circondato dal personale medico che cercava di capire perchè non si svegliasse.

***

In ospedale non ci dicevano nulla.

Era un martirio.

Continuavamo a camminare avanti ed indietro come delle bestie in gabbia, torturandoci le mani, ci stavano mettendo un'eternità!

Io credetti seriamente di non riuscire più a togliermi dalla testa l'immagine di Jake tirato fuori a peso morto dalla volante, che non rispondeva a nessuno stimolo.

-Diana...- la voce di Alan, con un tono basso e pacato, mi fece sobbalzare in malo modo -Scusa. Ascolta, non vorresti farti dare un'occhiata? Dopo tutto quello che hai passato...-

-No. Sto bene. Anzi, starò bene quando ci faranno sapere qualcosa.- gli risposi stropicciandomi gli occhi, mi scoppiava la testa.

Mi mise una mano sulla spalla, comprensivo, quando ecco aprirsi la porta del pronto soccorso.

Tutti scattammo sull'attenti:

-C'è un parente con cui parlare?- chiese il medico.

Nathan si fece avanti, senza tentennare nemmeno per un istante:

-Io sono il padre.- e dirlo a voce alta gli smosse qualcosa dentro, lo commosse.

-Bene, il ragazzo si è svegliato. Crediamo che il suo collasso fosse solo legato al forte stress che ha subìto, tutti gli esami che abbiamo effettuato non hanno rilevato anomalie. Quindi... direi che dopo una notte tenuto in osservazione potrà tornare a casa. Al momento gli abbiamo somministrato degli ansiolitici ed un miorilassante, che lo aiuti a livello fisico a recuperare. Se volete vederlo potete, ma non più di due alla volta.-

Duskwood - Hannah is goneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora