28.Vicini

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Non mi aspettavo che sarebbe successo, non così presto.

In effetti non era presto affatto, ma in cuor mio, in fondo in fondo, non avevo mai creduto che ci saremo incontrati un giorno.

Ok, forse un giorno, ma molto più in là nel tempo.

Mentivo ancora...

La verità? Avevo sempre pensato che finita quella storia Jake sarebbe sparito, continuando la sua fuga, schivando la vita com'era stato costretto a fare fino a quel momento, fino a dimenticarsi di me, in un fluire naturale degli eventi.

Sentii aprirsi una delle porte dei vicini e, senza pensarci troppo, lo tirai dentro l'appartamento.

Ci furono lunghi, lunghissimi, istanti di silenzio, il mio era sicuramente imbarazzo, ma davvero non sapevo cosa dirgli. E dire che c'erano un sacco di cose che avrei voluto chiedergli, da sempre, ed anche un sacco di rimproveri da fargli, visti gli ultimi sviluppi.

Eppure non mi usciva una sola parola.

Ancora con il cappuccio tirato su, lo vidi abbassare il capo a fissare la mano in cui tenevo il taser:

-Lo hai preso davvero?- ruppe il silenzio.

Anche solo sentire la sua voce mi turbava, tutto mi sembrava sorprendente a quel punto!

-Già. E tu non hai la voce elettronica...- fu la prima e la più stupida cosa che mi venne da dire.

Da sotto il cappuccio intravidi formarsi un sorriso, quello me lo ero sempre immaginato esattamente così.

-Non credi sia stato avventato venire fino a qui?- dissi di getto, posando il taser sul tavolo e il telefono in tasca.

-Sono d'accordo.- iniziò - Volevo andare alla miniera diretto, ma... ho pensato che, beh, poteva essere l'unica occasione di incontrati.- il suo tono era calmo.

-Piuttosto tragico.- risposi con un groppo in gola, mascherandolo col mio solito sarcasmo.

-Vuoi chiedermi qualcosa?- mi domandò.

Lo fissai per un po':

-Possiamo abbassare il cappuccio? Voglio dire... visti tutti i "precedenti" potresti concedermelo.-

Senza dire una parola, lentamente, si portò una mano in testa e lo tirò giù, rivelando i suoi capelli neri e degli occhi azzurri, così famigliari: mi ricordava molto Hannah.

E non sembrava affatto il nerd sfigato e brufoloso con due fondi di bottiglia come occhiali in cui quasi speravo. Affatto.

Mi ritrovai inevitabilmente a studiarlo, aveva il sapore di qualcuno di famigliare nonostante tutto, e ci misi qualche istante ad accorgermi di qualcos'altro: mi avvicinai a lui e gli presi la mano, portandola col palmo verso l'alto, sentii la sua calma vacillare, non so se avesse capito o per l'essere così vicini:

-Cosa ti è successo?- gli domandai passando il mio sguardo dalla cicatrice sulla sua mano dritto nei suoi occhi, calma, senza tradire alcunché.

-Durante una fuga.- rispose sostenendo il mio sguardo ma serrando la mascella.

-Sul serio? Perché sembra più una ferita da... "ti ho investito con la bicicletta"!!-

Tentò di chiudere la mano ma capì che era del tutto inutile negare, arrivati a quel punto.

-Eri tu? Ma... che diavolo ci facevi lì? E perché non me lo hai detto!?- sbottai.

-Perché è stata una cosa stupida. C'era stata quella discussione tra noi, sul fatto di essere la mia "pistola puntata alla testa", continuavi ad essere minacciata, non lo so... ed avevo sempre più chiaro cosa mi stesse succedendo.- fece una pausa -Ho deviato dal mio percorso e mi sono ritrovato vicino a casa tua, senza nemmeno sapere bene cosa fare. Nel migliore dei casi ho pensato che ti avrei vista di sfuggita.-

Duskwood - Hannah is goneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora