46. Pelle d'oca

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Verso le dieci del mattino, dopo aver offerto una bella colazione ad una Jessy finalmente riposata, andammo a prendere tutto il necessario da portare alla casa al lago: come ogni vacanza che si rispetti esagerammo, oltre alle provviste, tovaglie, lenzuola, asciugamani e cose personali, l'auto si riempì di giochi da tavolo, palloni, racchettoni ed una valanga di cose inutili.

Continuo ad essere convinta che non avessimo bisogno dei cucchiaini da frappè, nè di un cestino portafrutta.

Jessy fece di tutto per rendere il viaggio verso la casa di villeggiatura più spensierato possibile, ma inutile dire che non riuscii a non pensare che avrei passato i prossimi giorni in un luogo pressoché isolato con Jake, col quale non avevo nemmeno ancora lontanamente sfiorato il discorso "noi" , nè quello "parentela scampata" e tanto meno quello "con chi sei andato a letto mentre cercavo disperatamente di salvarti?".

Soprattutto... perchè diavolo era andato da Max?

Continuava a restare un mistero per me quel ragazzo, alcune delle sue decisioni erano sempre e solo chiare a lui.

Lo era stato da quando ci conoscemmo tra una minaccia e qualche monosillaba buttata qua e là.

-Eccoci! La vacanza ha ufficialmente inizio!- esclamò Jessy appena scorse la casa al fondo della strada.

Mi parcheggiai nel piazzale della villa, era davvero un bel posto, immerso nei boschi, ma non isolata: a qualche centinaio di metri, tutto intorno a noi, c'erano altre abitazioni, tutte occupate da vacanzieri pronti a godersi la natura e, in particolare, il magnifico lago sul quale si affacciavano.

Il tempo di scendere ed arrivarono Cleo e Thomas a darci un mano a scaricare:

-Ehi, eccovi qua! Benvenute!- disse la ragazza venendoci a salutare per prima.

-Ciao!- le dissi – E ciao anche a te, Tommyboy!-

Ma una voce alle mie spalle mi rimproverò:

-Quella è la mia battuta! Solo io posso chiamarlo Tommyboy!- esclamò un in formissima Dan.

-Ma... Wow. Dan, stai una favola!- gli dissi ricambiando il suo abbraccio.

Ci aveva messo mesi a tornare a camminare, era stato un supplizio per lui, abituato a fare sport, ad andarsene in giro in moto e fare baldoria , si era ritrovato immobile su una sedia a rotelle.

Ma ora sembrava essere tornato lui al cento per cento, si vedeva che era andato in palestra, non solo per la riabilitazione, ma anche per rimettersi in forma.

-Hai visto piccola? Sono tornato il leone di una volta!- mi rispose mostrandomi orgoglioso un bicipite.

-Ragazze, eccovi qua!- Hannah venne a darci il benvenuto.

Con me era sempre un po' in imbarazzo dopo quello che era successo, nonostante le avessi ripetuto più volte che l'importante era aver risolto e che non volevo più pensarci.

Nonostante tutto quello che aveva scatenato.

-Ciao Hannah, ci serve decisamente una mano a svuotare l'auto: Jessy era fuori controllo...- le dissi strappandole un sorriso ed allentando un po' quella inutile tensione.

-Certo, vi aiuto subito!- esclamò lei unendosi a Thomas che aveva già fatto un giro dentro casa.

-E...piccola...- mi si avvicinò Dan parlando sottovoce -...stai tranquilla. Io sono con te.-

Non capivo a cosa si stesse riferendo: ma lui aveva sentito quel rombo di moto prima di me.

Quasi non finì di pronunciare quella frase che la motocicletta nera col suo centauro arrivò nel parcheggio. Calato il cavalletto scese e si tolse il casco dalla testa, si spettinò i capelli ed abbassò la lampo della giacca, prima di sfilarsela di dosso e posarla sulla sella.

Duskwood - Hannah is goneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora