44.Guerra dentro

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-Jake...- intervenne Jessy, arrivata in mio soccorso.

Per lo meno la sua voce che pronunciava quel nome mi fece ricordare di respirare.

-Ciao.- rispose staccando finalmente il suo sguardo da me.

Quegli occhi sembravano investirmi ogni volta che si buttavano nei miei.

Ma sarebbe dovuto essere diverso? Non avrei dovuto essere meno coinvolta dopo tutto quello che avevo sentito? Dopo come mi aveva trattata in quella stanza con gli altri hacker?

Ripensarci mi aiutò a recuperare un minimo di lucidità, sufficiente ad accorgermi di quello che stava accadendo attorno a me.

-Sei arrivato. Cioè, sei arrivato presto.- continuò ancora lei.

-Sì. Starò da Lilly per stanotte. Poi domani ho delle faccende da sbrigare, appena finito vi raggiungerò.- le spiegò brevemente.

-Ah.- Jessy era palesemente in imbarazzo, e scese il silenzio.

Jake tornò a guardarmi, sembrava sul punto di volermi dire qualcosa, ma pregai davvero che non lo facesse.

-Io sono Phill. Sei l'hacker?- si fece avanti nel silenzio generale.

-Sono l'hacker. E so chi sei.- non aveva mai provato grande simpatia per lui e, pur trovandoselo davanti, non lo nascondeva affatto.

In breve, furono scintille da subito.

-Beh, noi stavamo andando via, domani avremo una mattinata intensa e Diana ha fatto un viaggio bello lungo. E' proprio il caso di andare a farci una bella dormita.-

-Certo. Ci vediamo domani.- e l'ultima frase la disse tornando a guardarmi negli occhi.

Lo odiavo.

Ma non dell'odio giusto.

Uscimmo tutti dal locale, Jake era in moto, aveva un borsone fissato alla sella posteriore e niente di più. Si infilò il casco, accese e, dopo un cenno della mano, partì.

-Tsè, ha una moto. Che cavolo di clichè.- bofonchiò Phill mentre si accendeva una sigaretta.

-Giuro, è stato imbarazzantissimo!- mi disse Jessy appena scomparve dietro l'angolo.

Io continuavo a non riuscire a parlare: mi aveva destabilizzato il vederlo così, parte della vita reale, ora dovevo solo riuscire a farci i conti, con me stessa e con tutte quelle dannate emozioni.

-Jessy tu...- iniziai -...ti fermeresti a dormire da me?-

-Ma certo Diana, certo!- mi rispose prendendomi le mani.

-Ho il terrore che arrivi in piena notte per volermi parlare e ... non credo di essere pronta. Farei un casino.- le spiegai.

-Nessun problema! Ci sono io!-

Ci congedammo da Phill, che sentii raccomandarsi con la sorella di chiamarlo se ci fossero problemi, e tornammo finalmente in camera.

Ero esausta, mi lasciai cadere di schiena sul letto, nascondendomi la faccia tra le mani.

Buttai fuori un urletto frustrato.

-Ehi...stai bene?- mi domandò Jessy sedendosi sulla sedia al fondo del letto.

-No, maledizione. Devo fargli il culo! Come diavolo faccio se non riesco a pronunciare una sola parola?- risposi arrabbiata con me stessa.

-Diana, ti ha spiazzata, tutto qui. Ero spiazzata io che era la seconda volta che lo vedevo e che non ci ho nulla a che fare, figurati tu! Cosa pensavi che avresti fatto? Che gli avresti urlato in faccia?-

Duskwood - Hannah is goneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora