cap. 18 attacco di panico

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vidi robin andare verso uno stanzino,
e ci entrai anche io. era totalmente vuoto
<<perfavore>> ansimò <<vattene>> disse dandomi le spalle
<<no>> risposi con fermezza, poi misi una mano sulla sua spalla, ma lui mi repinse
<<vai via!>> gridò
indietreggiai di qualche passo e, per un momento, pensai di andare via.

"che cosa avrebbe fatto tua madre?"

mi riavvicinai a lui con calma
<<robin>>
<<perfavore, vattene!>> mi implorò per l'ultima volta, sempre voltato dall'altra parte rispetto a me.
<<io non me ne vado finchè non saprò che tu stai bene>>
<<sto bene>> ansimò
lo abbracciai da dietro lo spalle, dopo qualche secondo si girò verso di me per poi abbracciarmi a sua volta.
ci mettemmo appoggiati ad un muro per poi sederci sul pavimento uno accanto all'altra. la sua testa sulla mia spalla e le sue mani erano attaccate alle mie braccia e le stringevano forte.
<<robin, sono qui>> sussurrai.
misi un mano nei suoi capelli e cominciai a fargli le coccole per far si che si tranquillizzasse. all'inizio non sembrava funzionare, ma poi la situazione migliorò.
<<sono qui, respira>> continuavo a sussurrargli all'orecchio.
non so se fosse così anche per lui, ma a me davano conforto le parole sussurrare all'orecchio...spesso, quando ero piccola e mi facevo male, vance veniva a soccorrermi, e, quando piangevo, mi sussurrava all'orecchio che era solo una botta e che tutto sarebbe andato bene.
per questo io mi sentivo al sicuro con quel gesto, e sperai che anche per robin fosse così.

<<va meglio ora?>> chiesi quando rob aveva smesso di piangere.
lui annuí col respiro ancora affannato <<cos'era?>> chiese riferendosi a quello che era appena successo.
non volevo dirgli che aveva avuto un attacco di panico, stava ancora male e non volevo che si preoccupasse ancora di più.
<<te lo spiego dopo, ok? adesso parliamo di qualcosa>>
gli accarezzai ancora i capelli e giocherellai col nodo della sua bandana.
<<di cosa?>> chiese lui
<<di qualsiasi cosa!>> dissi per temtare di distrarlo, ero abbastanza esperta di attacchi di panico <<sai che cosa non ti ho mai chiesto? non ti ho mai chiesto qual è il tuo colore preferito>>
<<scarlett, dobbiamo tornare in classe>> balbettó lui
<<in queste condizioni? non esiste. non usciremo da qui finchè io non sarò sicura che ti sia passato tutto. quindi, il tuo colore preferito?>> insistetti
<<il rosso>> rispose lui, poi fece un respiro profondo
<<bravo, respira>>
wow, il rosso era anche il mio colore preferito.
misi la mano che prima era sulla sua testa, sul suo braccio e cominciai a passare il pollice su di esso.
<<qualcosa che ti piace fare?>>
<<ehm...>> ansimò <<faccio>> un altro respiro affannato <<box>>
<<ecco perché sei così forte!>>
rise leggermente.
andava sempre meglio.
<<qualcosa che proprio non sopporti?>> continuai
<<ma perchè>> singhiozzò <<queste domande?>>
<<così ti calmi>> gli risposi <<quindi?>>
<<odio la matematica e storia...e odio leggere>>
ma come...?
<<ma io amo leggere...>> protestai
rise di nuovo leggermente
<<qual è il tuo libro preferito?>> domandò
<<non saprei...forse "it ends with us">>
alzò la testa dalla mia spalla, io gli misi una mano sul viso per asciugargli le lacrime.
<<grazie...>> disse infine
<<per qualsiasi cosa sono qui>>
<<ma quindi cos'era?>>
<<un attacco di panico, piccolo>>
annuì leggermente
<<sai dirmi a cos'è dovuto?>> chiesi con cautela <<forse a quello che ha detto la prof mentre ero in bagno...o, forse, qualcosa che sta succedendo in questi giorni o un po' di agitazione?>>
guardò da un'altra parte e io gli presi la mano per fargli capire che poteva fidarsi di me
<<la prof parla troppo>> disse soltanto
<<cioè?>> chiesi
<<gli ho risposto male e ha tirato fuori il discorso di mio padre...ha detto che era come me, ti ricordi le pagelle dell'anno scorso?>>
annuì.
<<ecco, è lì che si sono conosciuti, quando gli ha spiegato che avevo un brutto rendimento e che avrei dovuto sostenere dei buoni test d'ingresso quest'anno, a lui non è importato molto, cioè, sì, ma non l'ha dato a vedere...>>
<<è da quel momento che s'è l'è presa con te?>>
<<si...per l'estate mi ha anche dato compiti in più, più difficili. diceva che erano per "prepararmi alla terza media", ma io non li sapevo fare. ha detto che potevi aiutarmi tu, ma non te lo avrei mai chiesto, l'anno scorso. quindi ho chiesto a finney...però io c'ho provato, scarlett. te lo giuro, ci ho sempre provato>>
<<lo so>> lo consolai facendogli un piccolo sorrisetto <<posso chiederti una cosa?>>
annuì
<<com'è...no, lascia perdere>>
non era pronto, io non lo ero quando me lo aveva chiesto lui, e, nel mio caso, erano passati anni.
mi abbracciò di nuovo
<<grazie...>> disse con calma <<non voglio che succeda mai più. è stato come morire...sentivo come se stessi per morire>>
<<ti capisco, fidati, ma adesso ci sono io>>
la campanella suonò.
<<cazzo, ti ho fatto perdere l'ora!>> disse robin
<<l'hai persa anche tu>>
<<si, ma...tu mi hai seguito. non mi importa di me, ti ho fatto perdere l'ora di matematica, ti metterá una nota>>
<<tu stai bene?>> chiesi aprendo la porta.
<<si, però...>>
<<ciò che conta è questo per me>>
gli sorrisi e lui annuì con calma, poi tornammo in classe.

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