cap. 35 "so tutto, robin"

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parlai con la mia migliore amica tutto il resto della giornata riguardo a questo e la domenica passò molto velocemente.
poi arrivò il lunedì mattina.

<<ho provato a fargli dire qualcosa, ma sembra che la scommessa fosse davvero una scommessa>> disse finney con aria dispiaciuta, sedendosi al suo banco.
<<no, io ho scoperto di piacergli>>
<<cosa?!>>
annuì, ridendo di nuovo dalla felicitá <<si! ho trovato un profilo che lui mi aveva dedicato, così gli ho scritto in privato con un profilo finto su instagram...>> e partì a raccontargli tutto.
<<wow>> disse alla fine <<sei proprio una stolker!>>
<<finn...>>
<<wow, tu gli piaci...cosa pensi di fare?>>
scossi la testa <<non so, forse dovrei parlargli. cioè, io gli piaccio, lui mi piace...>>
<<è perfetto>>
<<lo è>>
a questo punto, non poteva più essere una falsa. era palesemente vero. robi era innamorato di me...

erano passate le ore di scuola ed io stavo uscendo dalla mia classe, entrando in bagno.
trovai emily, stava piangendo.
il suo mascara era tutto colato e si stava soffiando il naso con lo scottex.
<<emily...tutto bene?>> chiesi con finta preoccupazione
<<no! ed è tutta colpa tua cazzo!>> fece per mettermi le mani addosso, ma io la fermai e riuscì a buttarla a terra.
<<robin mi ha lasciato per colpa tua! ha detto che preferiva te!>>
<<cosa?!>>
<<cazzo! ha detto che mi ha solo usata per farti ingelosire! vaffanculo!>>
io uscì velocemente per evitare altri problemi.
ok, dovevo decisanente parlare con robin.
l'aveva lasciata per me...
anzi, stava con lei solo per farmi inglosire...

andai da lui, era insieme ai suoi amici.
<<robin>>
mi guardò per un secondo <<si?>>
<<dobbiamo parlare>>
<<parla>>
<<da soli.>>
ero così in ansia.
cosa avrei dovuto dirgli? forse avrei dovuto aspettare?
no. basta aspettare.
io gli piacevo e lui piaceva a me. finney aveva ragione. era perfetto.
<<ti dispiace se...se andiamo da me?>> chiesi mentre camminavano sulla strada.
<<non credo che vance voglia vedermi>>
<<oh, fidati non vede l'ora>>
<<sei sarcastica?>>
<<per niente>>
avevo voglia di baciarlo, già me lo immaginavo. questa volta, forse aiutava pensare, era utile. tanto sapevo che anche lui voleva farlo.
<<ascolta...>> fece per dire qualcosa per protesta, ma lo fermai, inventando una scusa.
tolsi velocemente uno dei due anelli che mi aveva regalato e lo misi nella tesca della mia felpa.
<<devo ridarti l'anello che mi hai regalato. lo avevo tolto ieri e mi sono scordata di rimetterlo questa mattina>>
fece un'aspressione delusa <<ah...potevi anche darmelo domani>>
in effetti...
<<si...ma ormai siamo qui>>
eravamo a pochi minuti da casa mia, che cosa lo frenava? lui non sapeva che io sapevo, quindi, di sicuro, non poteva avere paura di quello che avrei potuto fare a riguardo.
e, alla fine, io nemmeno lo sapevo.
ci pensai per tutto il resto del viaggio, senza mai aprire bocca per dire altro.
dio, e se avesse ragito in modo sbagliato?
io avrei voluto che iniziassimo a parlare e che lui mi cominciasse a spiegare tutto dall'inizio.
no, non prendiamoci in giro. desideravo solo sentire le nostre labbra toccarsi. nient'altro.

<<bene, ci siamo>> dissi, molto imbarazzata, appena arrivati a casa.
feci in modo che mi seguí nella mia camera.
<<gli anelli?>> chiese guardandosi attorno
<<era una scusa...>> confessai
<<allora perchè siamo qui?>>
<<beh...non so da dove iniziare...>>
<<dall'inizio?>>
<<si...sai, dovresti fare attenzione alle persone con cui ti scrivi su instagram, achille>>
qualche secondo dopo averlo chiamato col nome di mio padre, capì ogni cosa <<tu...>> balbettò
annuì <<so tutto, robin>>

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