cap. 49 la pausa

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robin guardò da un'altra parte per un secondo, poi gli vennero gli occhi lucidi.
<<chi te l'ha mandata?!>> domandò cercando di tirarmi via il cellulare, ma ritrassi la mano.
<<cosa te ne importa?>> mi alzai dal divano.
<<amore...>> disse robin balbettando.
scossi la testa.
era ovvio, si stavano baciando.
feci per andarmene, ma robin mi fermò mettendosi davanti alla porta.
<<ti prego, lasciami spiegare>> mi implorò.
<<voglio andare via>> dissi io, spostandolo e aprendo la porta.
lui mi prese il polso e mi voltò verso di lui.
<<io ti amo, cazzo!>> disse lui a voce alta.
per sbaglio, con le mani fece un gesto che mi ricordò uno dei movimenti fatti dal rapitore mentre mi picchiava, così mi misi le mani davanti alla faccia e chiusi gli occhi per proteggermi.
robin si spostò immediatamente.
sapevo che non era una sua intenzione. sapevo che non voleva farmi del male, non aveva nemmeno per la testa di litigare. ma il trauma che mi era rimasto era più forte di qualsiasi altra cosa.
purtroppo, anche dell'amore che provavo per lui.
mise la braccia lungo i fianchi, dandomi le spalle.
<<non ho intenzione di farti male>> disse.
<<lo so>> risposi io, asciugandomi il viso dalle lacrime.
<<lasciami spiegare>> mormorò lui <<ti prego>>
<<voltati>> ordinai.
lo fece.
<<ti davo la schiena per farti sentire meglio, in modo che fossi sicura che non ti avrei fatto male>> si giustificò, tenendosi a distanza da me.
<<so che non mi farai del male>> dissi io avvicinandomi a lui.
poggiai le mie labbra sulle sue per qualche secondo, poi mi staccai <<ti amo...>>
fece un lieve sorriso dispiaciuto e avvicinò le nostre teste per continuare a baciarmi, ma io lo fermai.
<<...però è meglio se ci prendiamo una pausa>> annunciai aprendo la porta per andarmene.
<<perchè? io ti amo! non ti ho tradito con anna!>>
<<ah si?>> dissi ancora dandogli le spalle <<e quella foto?>>
lo sentì fare un respiro profondo.
<<io ti amo più di qualsiasi altra cosa, ma è meglio se te ne vai>>
a quelle parole, sentì qualcosa dentro di me spezzarsi.
è vero, ero stata io a dirgli che volevo tornare a casa mia, ma non pensavo che lui mi dicesse di farlo.
ma mi aveva tradita, ed era meglio così.

corsi subito nella stanza di vance, piena di lacrime.
lui era sdraiato sul suo letto col cellulare in mano, appena mi vide, disse <<ehi, cos'è successo?>> posandosi il telefono sul petto.
<<quello stronzo! ha baciato un'altra mentre io ero sparita!>>
venne vicino a me e mi abbracciò.
<<mi dispiace tanto...>> disse dandomi un bacio sulla fronte.
mi strinsi a lui mettendo la testa sulla sua spalla, poi insieme tronammo nel suo letto e lui tentò di consolarmi.
gli spiegai com'era successo e come lo avevo scoperto.
<<alla fine di chi era il numero?>> chiese lui.
<<era anna, perforza>>
<<glie l'hai chiesto?>>
<<no>>
<<allora fallo>>

"scusa, ma chi sei?"

scrissi a quel contatto su whatsapp, che mi rispose venti minuti dopo con il suo nome.

"anna smith"

<<te l'avevo detto che era lei>> dissi a mio cugino <<dio, mi fidavo di lui!>>
<<adesso basta!>> fece mio cugino dirigendosi verso la porta e andando in sala.
<<dove vai?>> chiesi raggiungendolo.
<<da quel figlio di puttana! non può assolutamente trattarti così>>
<<fermo>> gli presi il braccio <<non puoi farlo>>
<<invece, lo farò>>
uscì da casa nostra, erano circa le cinque e i suoi sarebbero tornati tardi quel giorno, quindi non doveva preoccuparsi.
<<ti prego, aspetta>> implorai <<non farlo>>
lui si fermò e mi guardò in faccia per qualche secondo.
<<va bene...>> si convinse <<per ora>>
ma durò meno di quanto pensassi.

<<brutto bastardo!>> sentì urlare il giorno dopo nei corridoi della scuola.
andai a vedere.
<<fermo, aspetta!>>

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