cap. 58 dove sei?

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ma dov'era?
insomma...aveva detto che andava in bagno...
forse aveva immaginato che lo avrei seguito, effettivamente era una cosa alla scarlett hopper.
e la pensata che lui aveva avuto era una cosa alla robin arellano.
pensai di tornarmene in classe, probabilmente, se aveva fatto quel che aveva fatto, non voleva vedermi.
feci per andarmene, ma poi:
<<sti cazzi>> mormorai.
l'avrei cercato?
ovvio che l'avrei cercato.
qualcuno entrò in bagno nell'esatto momento in cui io feci per uscire.
entrai in uno dei gabinetti, chiudendo la porta a chiave.
sentivo piangere ed ero preoccupata, volevo andare a vedere come stesse.
tirai l'acqua del water ed uscì, muovendomi verso il lavandino, sperando in una possibile conversazione.
<<cazzo>> dissi a voce bassa, molto bassa.
era anna smith.
caspita, era un mese che non la vedevo.
sicuramente mi aveva notata, ma non aveva detto niente.
nella stanza c'era talmente tanto silenzio che quasi avremmo potuto tagliere l'aria con una forbice, se l'avessimo avuta.
<<scusa>> mormorò lei.
<<mh?>>
"scusa"?
<<mi dispiace per aver cercato di baciare il tuo ragazzo. è stato un comportamento da puttana, e non lo sono>>
non parlai per qualche secondo, poi:
<<perchè stai piangendo?>> domandai senza curarmi delle sue scuse.
che, per me, non avevano valore.
<<matty mi ha lasciato>> confessò.
matty?
<<stavi con matty?>>
<<si, non lo sapevi?>>
scossi la testa.
<<da quanto?>>
<<due settimane>>
risi cercando di soffocarlo.
<<e stai piangendo per una relazione di due settimane?>>
<<si!>> disse lei, tornando a lacrimare.
<<perchè?>>
<<perchè io lo amavo, porca puttana!>>
presi un fazzoletto per asciugarmi le mani.
<<si, lo capisco, ma matty è sempre stato un po' stronzo. io e lui siamo nella stessa classe e lo conosco abbastanza bene. ti ha lasciato lui, o l'hai lasciato tu?>>
<<lui>>
<<ah...non pensarci, fidati di me>>
mi guardò.
<<perchè mi stai consolando?>> chiese lei asciugandosi le lacrime.
<<perchè ti sei scusata?>> chiesi io, rigirando la sua domanda.
<<perchè...matty ha baciato un'altra, per poi lasciarmi, ed io ho baciato robin per far si che voi due vi lasciaste. adesso che capisco quanto fa male, mi dispiace tanto per il mio comportamento. noi eravamo insieme da due settimane, ma voi due! cazzo, state ancora insieme?>>
<<si...credo>>
<<credi?>>
<<si, sono venuta qui per cercarlo, aveva chiesto alla prof se poteva andare in bagno, ma non è qui. non so dove possa essere>>
<<ma avete litigato?>>
<<non lo so, mi evita da tutto il giorno. senza motivo>>
cominciarono a tremarmi le mani, lievemente.
ci fu un piccolo silenzio che io interruppi.
<<sei davvero pentita?>>
ci pensò un secondo.
<<si...>> disse con sinceritá.
<<mi dispiace per i pugni>> feci io.
<<me li meritavo...>> fece anna abbassando la testa <<allora è tutto a posto tra noi?>>
annuì a fatica.
<<adesso torno a cercarlo>> annunciai dirigendomi alla porta e mettendo la mano sul pomello.
<<scarlett>> mi chiamò lei.
<<si?>>
<<l'ho visto andare dove ci sono i primini, prima, mentre uscivo dall'aula. prova a cercare lì>>
sorrisi.
<<grazie>>
e uscì, chiedendomi come fosse possibile che lei lo avesse visto, considerato che io ero entrata nel bagno prima di lei.
ma avevo altro a cui pensare.

<<vero, i primini>> ripetei.
intanto mi venne in mente che, verso la prima media, c'era la stanza in cui io e robin eravamo andati quando aveva avuto un attacco di panico, o quando mi aveva regalato gli anelli.
che, comunque, avevo ancora addosso.
andai nella stanzetta, e, come immaginavo, era lì.
almeno, credevo fosse così. aveva serrato la porta.
lo ammetto, mi chiesi dove avesse trovato la chiave.
bussai.
<<amore>> dissi <<sono io, apri>>
<<vattene>> rispose lui, perchè, si, era lui.
<<non ci penso neanche>> dissi piantandomi le mani sui fianchi <<e adesso apri questa porta>> ordinai.
<<scarlett, vai via>> ripetè con voce ferma ma tremante.
feci un respiro.
<<no.>>
lo sentì battere due pugni sulla porta, così indietreggai di qualche passo e di colpo mi venne in mente il rapitore.
le botte che mi aveva dato e le parole che mi aveva detto, le stavo ricollegando a quel momento.
ma robin non era il rapitore.
no.
era il mio cazzo di fidanzato.
ed io lo amavo.
<<robin, apri la porta>> gli ordinai, ancora, bussando alla porta ripetutamente.
<<perfavore!>> gridò lui <<vattene!>>
in quel momento sentì tutto il mondo crollarmi addosso.
dio, quella voce.
il suo tono.
feceva male, troppo male.
robin era in una stanza chiusa a chiave e stava piangendo.
ed io non potevo fare nulla...
avrei così tanto voluto entrare, avrei davvero voluto mettermi accanto a lui e consolarlo, ricordargli che lo amavo e che gli ero vicino.
invece me ne andai, tornando in classe.
era meglio così.
per il momento.

il pomeriggio, dopo avergli lasciato ancora un po' i suoi spazi, andai a casa sua.
citofonai, ma non c'era.
<<è a box>> mi spiegò sua madre <<puoi aspettarlo qui, entra pure>>
mi sedetti su una sedia della sua cucina.
<<da quando va a box il martedì? di solito ci va di domenica>> dissi io.
<<si, si allena, la domenica. ma oggi è una giornata un po'...particolare, tesoro>>
<<particolare?>>
<<robin non te lo ha detto?>>
scossi la testa.
<<diciamo che non abbiamo parlato molto>> dissi soltanto, per non dire "si è chiuso in uno stanzito e mi ha gridato di togliermi dai coglioni".
<<scusalo. è che lui è fatto così. si isola quando sta davvero male>> mi spiegò lei, porgendomi il bicchiere d'acqua che avevo accettato di bere dopo che lei mi aveva chiesto se ne volessi uno.
annuì per farle capire che la stavo ascoltando.
<<vorrei che ti dicesse lui come mai sta così...per il resto, tutto bene?>>
<<tra di noi o...in generale?>>
<<entrambi>>
<<tra di noi, va tutto benissimo. pensavo di essere io il problema del suo malessere di oggi, ma da quello che mi sta dicendo, posso intuire che non è così. quindi tra noi va tutto benissimo. e anche in generale va piuttosto bene. a voi? tutto bene, immagino>>
mi portai il bicchiere alla bocca e bevetti un sorso.
<<certo, tutto bene. apparte quel disguido. ma, davvero, non pensare di essere tu il problema. non lo sei. gli piaci tantissimo>>
tantissimo?
<<davvero?>>
<<si! non fa altro che parlare di te quando siamo a tavola o quando andiamo a fare la spesa o quando facciamo qualsiasi altra cosa!>>
<<devo tenermelo stretto uno così>> dissi io facendo una risata che fece sorridere allison.
<<si, e lui fa bene ad avere te. lo stai aiutando tanto. è molto più spensierato da quando vi conoscete. era da molto tempo che rob stava male, poi sei arrivata tu e...non lo so. tu lo rendi felice, scarlett>>
sorrisi.
quelle parole mi rimbalzavano nella testa.
"tu lo rendi felice, scarlett"
"tu lo rendi felice, scarlett"
"tu lo rendi felice, scarlett"
io lo rendevo felice.

dopo circa un'ora, arrivò a casa ed io lo stavo aspettando in cucina.
<<ciao ma'>> disse lui una volta entrato <<mi faccio una doccia e poi comincio i compiti>>
io lo chiamai, lui esitò, ma alla fine venne da me.
sorrise.
quelli non erano i suoi soliti occhi, e quello non era il suo solito sorriso.
<<ciao amore>> mi alzai e andai da lui <<come stai adesso?>>
<<sto bene>> rispose freddo.
<<puoi dirmi che cos'hai?>> domandai accarezzandogli il viso.
<<sto bene>> ripetè lui <<non preoccuparti>>
<<robin.>>
si intristì ancora, non volevo che succedesse, ma, forse, era un bene.
<<posso prima lavarmi?>> chiese lui, prima che una lacrima potesse scendergli dal viso <<fidati, non credo che tu voglia consolarmi se sono in questo stato>> tentò di scherzare.
gli diedi un bacio sulla guancia, gli asciugai la lacrima e lo abbracciai.
<<certo>> dissi premurosa.
lui ci andò ed io tornai ad aspettare.

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