cap. 40 il rapitore

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era passata una settimana, tra me e robin andava tutto benissimo, tranne qualche presa in giro da parte di tutte le sue ex per me.
odiavo quelle prese in giro tanto quanto amavo rob, quindi cercavo di ignorarle il più possibile.
per quanto riguarda il rapitore, beh...la situazione era leggermente peggiorata. era sparito un altro ragazzo e la cosa mi preoccupava molto, così cercavo di rimanere in luoghi affollati e di andare a casa sempre insieme a qualcuno come vance o il mio ragazzo.
ma quel giorno, un normale pomeriggio, decisi di tornare da sola, visto che ero una persona indipendente e in grado di badare a me stessa.
ero quasi davanti alla mia porta, ancora solo qualche minuto.

"ehi amore, sono a casa" avevo scritto a robin, visto che lui stesso mi aveva ravcomandato di farlo.
peccato che non feci in tempo ad inviarglielo.
andai a sbattere contro un uomo e la busta della spesa che aveva in mano mi cadde.

<<oh, scusa, sono proprio sbadato!>> si scusò lui, chinandosi a raccogliere tutto.
<<no! è colpa mia, non ero attenta, mi scusi>> dissi io, tentando di aiutarlo.
<<puoi passarmi quella busta di pane?>> chiese lui, indicandola con un dito
<<certo>>
feci per passargliela, fu allora che vidi la sua faccia.
o meglio, non vidi. aveva una maschera addosso che gli copriva tutto il volto.
guardai alla mia destra, un furgone nero con la scriva "abracadabra" in azzurro.
<<qualcosa non va?>> domandò
<<ehm...no, no>> mi rialzai <<scusi, ma ora è meglio che torni a casa>>
<<che fretta c'è?>> chiese lui, alzandosi delicatamente e guardandomi dal basso verso l'alto <<vuoi vedere un trucco di magia?>>
scossì la testa, ingoiando la saliva <<devo andare. i miei genitori mi stanno aspettando>> mentì, sperando di intimidirlo in qualche modo.
ero sicura che se non me ne fossi andata, quello mi avrebbe fatto del male...
<<eddai, solo un minuto>> insistette
<<no>> feci per andare via e correre il più velocemente possibile <<arr...>>
mi prese da dietro le spalle, mettendomi sulla bocca un panno imbevuto di qualcosa, che presupposi fosse cloroformio, impedendomi di far sentire che stavo gridando, anche se urlare sarebbe stato inutile. in quella zona non c'era nessuno, era sempre vuoto per di la...

aprì gli occhi.
ci vedevo male, sfocato.
sotto di me c'era qualcosa di morbido, un vecchio materasso senza coperta.
faceva freddo, molto freddo.
<<oh, ti sei svegliata, vedo>> disse qualcuno dinnanzi a me, il rapitore.
mi spostai il più lontano possibile da lui.
<<non voglio farti del male>> disse lui.
<<allora perchè mi hai portata qui?>> chiesi con voce tremante e l'urto di vomito per via del freddo.
mi accarezzò i capelli <<voglio solo guardarti>>
sussultai.
<<niente di male, davvero>> insisteva
<<per favore, fammi uscire>> implorai, non riuscendo ancora a focalizzare il suo volto <<se mi lascia andare, non dirò nulla. te lo giuro. sará come se non fossi successo nulla>>
<<no>> rispose
<<per favore. per esserne sicuro, puoi riaddormentarmi e lasciarmi da qualche parte. me la caverò>> insistetti, sperando in un suo "sì", che, purtroppo e ovviamente non arrivò.
tolse la mano dai miei capelli, per poi metterla sul mio viso <<ci vedi?>> chiese
<<no>> risposi esitando.
<<tra poco ti tornerá la vista>> disse, poi aprì la porta e se ne andò.
mi alzi immediatamente, ascigandomi le lacrime che mi rigavano il viso per la paura.
<<non piangere, scarlett>> mi dissi <<robin stará di sicuro venendo a cercarti>>
feci qualche passo ma caddì a terra, la scarsa vista mi impediva di vedere il pavimento, così tornai a sdraiarmi.
sognai il vuoto, era una cosa che succedeva spesso e odiavo questa cosa.
sono sempre stata una ragazza piena di fantasia e amavo sognare, quindi, ogni volta che vedevo solo nero, ci rimanevo molto male...

mi svegliai per il freddo, la mia vista era a posto, ma nella stanza con me, c'era anche il rapitore.
<<che vuoi?>> domandai con quel filo di coraggio che avevo.
<<ti ho portato una coperta, ragazzina>>
in effeti, di fianco a me ce n'era una.
ma non lo ringraziai per questo, insomma, mi aveva rapito.
<<ti prego, fammi uscire da qua>> implorai di nuovo.
<<vuoi andare avanti ad insistere?!>> chiese lui avvicinandosi a me, con tono arrabbiato.
mi intimorì.
<<va bene...scusa.>> dissi <<ma, ti prego, non farmi nulla>>
<<oh, no. lo sai che non è mia intenzione>>
<<li hai uccisi tu?>>
piegò leggermente la testa <<chi?>>
<<gli altri ragazzi scomparsi>>
<<non ero io. era qualcun altro>>
<<appena te ne andrai, urlerò>> dichiarai
<<provaci pure, ma è initile. non ti sentirá nessuno, non in questa stanza. l'ho insonorizzata io stesso>>
guardai un attimo il pavimento, mentre lui se ne andava.
poi cominciai a gridare.
<<aiuto!>> urlai il più vicino alla porta ed ai muri <<aiuto! vi prego!>>.
ma, a quanto pareva, il rapitore aveva ragione, la stanza era davvero insonorizzata.
<<il mio telefono!>> dissi tra me e me, guardai nelle mie tasche, ma non era lì.
questo perchè, pochi attimi prima di essere presa dal rapitore, lo aveva tirato fuori per scrivere a robin, mi era, quindi, caduto per terra.
speravo con tutto il cuore che qualcuno lo trovasse, qualcuno di cui mi fidavo.

guardai bene attorno alla stanza, per cercarne qualcosa di utile.
vidi un telefono, nero, uno di quelli vecchi che si usava negli anni ottanta.
ma il filo era staccato, io non potevo comporre nessun numero...
senza perdere il controllo, continuai a cercare.
una finestra.
attaccata ad un muro, appena sopra di me.
tentai di arrivarci, ma era impossibile...
<<eddai, cazzo!>>



📞Rᴏʙɪɴ×Sᴄᴀʀʟᴇᴛᴛ📞  ❤️‍🔥𝐸𝑛𝑒𝑚𝑖𝑒𝑠 𝑇𝑜 𝐿𝑜𝑣𝑒𝑟𝑠❤️‍🔥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora