cap. 23 le scarpe

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il giorno dopo, finita la scuola, insieme a gwen mi diressi immediatamente nel negozio del centro commerciale per comprargli le Jordan che tanto gli piacevano.
<<perchè vuoi fargli questo regalo? cos'ha fatto di tanto importante?>> chiese lei mentre entravamo
<<promettimi di non impazzire>> premisi
<<se mi dici così vuol dire che probabilmente impazzirò a prescindere, quindi...>>
<<si...hai ragione...ok, guarda>>
le mostrai gli anelli che avevo alle dita.
<<belli>> commentò lei <<anzi bellissimi, direi. ma cosa c'entra con...>> si fermò un secondo per riflettere <<oddio! te li ha regalati lui?!>> chiese con un tono di voce molto alto, tanto che alcune persone ci guardarono.
<<ti avevo detto di non impazzire. comunque...si...>>
<<cazzo, è fantastico! è lui il tuo Achille, per forza>>
<<gwen, dai! è solo un regalo!>>
<<che probabilmente vale più di 200 euro>>
in effetti aveva ragione, quel regalo gli sará costato così tanti soldi. non era un regalo che si fanno gli amici, ma non significava che fosse il mio Achille.
anche se, dall'affermazione detta dalla mia amica, qualche dubbio cominciò a salirmi nella mente, ma scacciai quasi subito quei pensieri.
<<possiamo solo prendere quelle scarpe?>> domandai, quasi implorandola
<<come vuoi...>>

<<salve, può farci vedere delle Jordan?>> chiesi entrando nel negozio e guardandomi un po' intorno
<<certo>> rispose il commesso. lessi il nome che aveva, a modi spilla, sulla maglietta: "max".
<<cercate un tipo in particolare?>>
<<si...>> gli descrissi tutti i dettagli che mi ricordavo, ma la sua risposta mi fece rimanere male, molto male.
ci disse che quei paia erano finiti.
<<ma siamo venuti qui solo ieri! sullo scaffale ne avevate ancora!>> si lamentò gwen
<<purtroppo è un tipo di paia che va via immediatamente...>> cercò di placarla max.
le strinsi leggermente il braccio per farle capire che non era necessario quello che stava facendo.
peccato che quello, però, era l'unico negozio di scarpe fidato nella mia cittá.
volevo bene a robin, ma non avrei fatto i chilometri per un paio di scarpe.
<<se volete posso consigliarvi un altro tipo>> ci propose il commesso
<<perfetto>> dissi
gwen si avvicinò a me <<sai che numero di scarpe ha robin?>> mi sussurrò all'orecchio.
<<penso abbia il 38...>> risposi

ci fece vedere diverse paia, ma io mi innamorai di uno solo.
erano rosse, bianche e nere.
mi ricordai che durante l'attacco di panico di robin, mi aveva detto che il rosso era il suo colore preferito...quindi pensai gli avesse fatto piacere.
<<quanto vengono?>> chiesi alla cassa
<<sono 135 euro>>
wow, anche meno della altre.
anche se, oggettivamente, erano molto più belle a parer mio.
<<arrivederci, e grazie>> disse dopo aver pagato.
<<arrivederci>> disse gwen

<<glie lo darai tu>> dissi diretta
<<cosa? non esiste!>> rispose lei con una risata <<le scarpe glie le hai prese tu, adesso sono cazzi tuoi>>
<<ti odio>> dissi dandole una spinta <<chiederò a finney, allora>>
<<ma perchè non vuoi darglielo tu stessa?>> chiese in tono un po' più serio, preneditando ci fosse un problema di base.
<<non lo so...mi vergogno>> risposi mettendomi una mano dietro la testa <<ho paura della sua reazione>>
<<è robin...il robin di sempre>>
<<appunto, è questo che mi convince poco>>
la guardai per un secondo, poi <<gwen>>
agitò la testa per farmi segno di parlare
<<hai presente le sensazioni che hai tu?>>
<<si...>>
<<sento che deve succedere qualcosa>> confessai.
con "qualcosa" non mi riferivo a robin arellano, non esclusivamente. non sapevo che cosa fosse, se bello o brutto, e nemmeno con chi. sapevo solo che sarebbe successo presto.
<<se sei sicura che accada...ti consiglio di stare attenta ai dettagli, ad ogni dettaglio. quando succede a me, cerco sempre di ficalizzarmi sulla situazione, sul momento. funziona, a volte>>
<<grazie...>> dissi con un filo di voce, poi mi diede un abbraccio che io trovai uno dei più confortanti della mia vita. infine tornammo a casa.

<<finney!>> chiamai raggiungendolo quando stava per entrare in classe
<<ehilá!>>
<<ciao, posso chiederti un favore?>>
<<certo>>
<<puoi dare questo a robin?>>
gli misi davanti agli occhi una borsa di plastica dove si poteva intravedere una scatola nera di scarpe.
finn non disse nulla, ma prima che potesse disapprovare, lo ringraziai e attraversai la porta per andare in classe.

<<robin, dopo dobbiamo vederci in bagno>> sentì sussurrare a finn.
feci un sorriso leggero.

la scuola finì ed io uscì dall'aula per dirigermi in cortile
<<tu dove pensi di andare?>> chiese qualcuno prendendomi per il cappuccio da dietro lo spalle.
mi fermai e mi voltai, per poi fare un sorriso: robin.
<<ciao!>> dissi
<<ciao a te, mi Amor>> rispose dandomi un abbraccio sincero.
appoggiai la fronte vicino al suo collo e il suo profumo mi invase le narici.
mi stringeva calmo, come se non ci parlassimo da molto tempo.
<<sai che non avresti dovuto prendermi le scarpe>> disse sempre stringendomi a lui <<costavano troppo, e non posso accettarle>>
<<sai, quando le ho comprate ho pensato solo a quanto saresti stato felice>>
sentì la sua risata e questo fece spuntare un lieve sorriso sulle mie labbra.
rimanemmo in quell'abbracciò per almeno un minuto, lui mi stringeva forte e non sembrava dell'idea di lasciarmi andare, e nemmeno io volevo staccarmi. mi sentivo al sicuro con lui, tra le sue braccia. protetta da qualsiasi tipo di male.
prima di lasciarmi mi diede un leggero bacio sulla guacia.
<<sei unica>> sussurrò al mio orecchio mentre l'abbraccio si divideva.
può sembrare strano, ma avrei voluto che quel momento di vicinanza tra noi fosse infinito, non mi importava delle persone attorno a noi che ci guardavano, ed ero certa che nemmeno a robin importasse, per me era come se, in quell'istante, fossimo solo io e lui in tutto l'universo.
e sarebbe stato un fantastico universo...
<<ti piacciono?>> chiesi
<<le amo!>> rispose, mi portò a sedere su una panchina che c'era vicino all'entrata <<perchè non me le hai date tu?>> chiese mettendomi un braccio attorno al collo
<<non lo so>> mentì
come avrebbe reagito se gli avessi detto che avevo paura della dua reazione?
<<non lo sai?>> chiese lui guardandomi negli occhi.
fu come...come se mi stesse guardando l'anima.
sapeva che c'era di più.
<<promettimi di non arrabbiarti>> dissi
<<arrabbiarmi con te? mai, mi Amor>>
sospirai <<avevo paura di quello che avresti potuto fare>>
fece una faccia strana, poi sorrise lievemente facendomi una cerezza sul viso <<come avrei potuto reagire?>>
<<non lo so, ho pensato che...>>
<<hai pensato?>> mi interruppe <<ancora con questo pensare?>> poggiai la mia testa sulla sua spalla e lui mi diede uno sguardo leggero, sempre accarezzandomi il viso <<facciamo un patto>>
<<quale?>>
<<quando sei con me, o devi fare qualcosa che mi riguarda, non pensare. fallo e basta. ok?>>
feci "si" con la testa.
<<andiamo a casa mia? voglio stare un po' con te, e ho bisogno di provarmi le scarpe nuove>>
<<d'accordo>>
ci alzammo dalla panchina, lui mi prese per mano e mi portò a casa sua.

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