cap. 32 non dovevo soffrire

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<<cosa dobbiamo fare da moose?>> chiese finn con area preoccupata.
<<solo chiedergli un paio di cose, ma io non andrò da sola, con gwen sarebbe come fare tutto per i cazzi miei...con te penso cambierebbe qualcosa>>
<<non mi va, ma ok...>>

sapevo dove trovarlo, sotto al portico, come sempre, probabilmente a fumare con i suoi amici.
infatti...
<<moose>>
era girato e aveva una sigaretta in mano, che, voltandosi, si portò alla bocca.
<<cosa vuoi?>>
<<sapere perchè robin ti ha mandato in ospedale>>
strinsi leggermente il braccio di finney facendo attenzione a non farmi vedere.
una volta avevo visto un film e una ragazza aveva detto una frase che ni era rimasta impressa.
"gli uomini temono le donne che non li temono".
sperai avesse ragione.
<<sono cazzi nostri>> rispose secco
<<i cazzi vostri probabilmente riguardano me, però>> ribattei guardandolo dritto negli occhi <<che. cazzo. hai. fatto.>>
fece una smorfia <<me l'ha fatta pagare per averti importunata.>>
<<ah, per questo non mi stai facendo niente>> osai con un sorriso di sfida
<<sparisci>> fece lui
lo facemmo, sparimmo.
andammo ogniuno nella nostre case.
cazzo, robin l'aveva fatto per me...

finalmente era venerdì, peccato che stavamo facendo matematica...
<<hai notizie?>> chiede gwen
<<riguardo robin? non ancora, so solo che mi ha difeso con moose...>>
<lo sapevo!>> gridò lei
<<gwendoline>> la richiamò la professoressa.
<<gli è venuto un risultato>> cercai di difenderla
<<forse ho esultato troppo ad alta voce...>> fece lei
<<si, forse>> disse la prof.
<<io ho finito tutto>> dissi io <<che cosa faccio?>>
<<aiuta in giro>>
lo feci, mi alzai dal mio banco e cominciai a girare attorno agli altri a chiedere se avevano bisogno di aiuto.
prima andai da entrambe le mie migliori amiche, poi da finney, il quale non aveva voglia di fare gli esercizi, quindi mi costrinse a fare due chiacchiere con lui. infine robin mi chiamò e io dovetti aiutarlo.
<<bene...che cosa vuoi?>> chiesi, entusiasta di andare via
<<una mano>> rispose ironicamente
<<quello l'avevo capito, in cosa? cosa non riesci a fare?>>
<<questo>>
mi indicò quello che non riusciva a fare ed io lo aiutai.
feci per andarmene, ma mi fermò.
<<un secondo>> disse aspettando una risposta da me, che, però, non arrivò.
<<perchè sei andata da moose ieri?>> continuò
<<che fai, mi pedini?>>
<<no, eri con finney. il mio migliore amico.>>
<<e allora?>>
<<dimmi solo che cosa ci facevi lì>>
<<non sono affari tuoi>> sbottai, glie lo avrei detto se il motivo fosse stato diverso da quello che effettivamente era.
<<dimmi solo se ti ha fatto del male>>
scossi la testa <<ma non dovresti preoccuparti della tua fidanzata emily?>> chiesi con un po' di arroganza <<che, a proposito, è la stessa emily che tu hai detto di non volere nella tua vita>>
fece un mezzo sorrisetto <<sei gelosa?>>
<<no>> dissi schietta
ma si notava da un miglio che non era vero.
<<oddio, sei gelosa. non ci credo>>
<<io non sono gelosa>> ribattei
<<oh si che lo sei>> insistette lui
<<dovrei essere gelosa del ragazzo che ha finto di essere mio amico, facendomi stare di merda?>>
feci per andarmene, ma lui mi prese velocemente il braccio e mi tirò a se cercando di non farmi male.
<<non volevo farti soffrire>> sussurrò al mio orecchio.
io mi liberai con violenza <<hai finito con questo teatrino o no?>> ringhiai.
me ne andai via, risedendomi al mio banco, ma trovai un biglietto all'interno del mio astuccio:

"non è ora di scoprire chi sono?"

in effetti sì, era davvero l'ora.
ma l'unica cosa che avevo notato di diverso, e non pensavo fosse rilevante, era che la scritta era in rosso, al contrario delle altre volte, che era in nero.

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