15) GABRIEL

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A volte la vita ti pone davanti a delle scelte: certe volte sono scelte semplici, per cui non serva scervellarsi per arrivare ad una risposta, altre, invece, sono scelte difficili, dolorose e per cui prendere una decisione comporta inevitabilmente a far soffrire qualcuno.

In realtà non mi sono mai posto il problema di recare dolore ad una persona: prendevo le mie decisioni in base a quella che più conveniva a me, senza pensare alle conseguenze nelle vite altrui.

Eppure, adesso, per la prima volta in vita mia, non sono convinto al cento per cento di quello che sto per fare.
Guardo, con la coda dell'occhio, la ragazzina che muove le mani nervosamente senza sapere a cosa stia andando incontro ed io posso quasi dire di sentirmi in colpa.

E cazzo, il sentirsi in colpa non è mai rientrato nelle mie capacità.

-Cosa dovrò fare?-
Mi chiede forse per la quinta volta ed io ancora non so bene come risponderle.
Cosa dovrei dirle? Che deve perdere la sua verginità con un arabo del cazzo a cui non importa niente del fatto che lei non abbia esperienza?
Sospiro, per poi accostare al margine della strada e trovare le parole giuste per dirglielo.
Mi giro verso di lei e posso giurare di vedere la paura che ha negli occhi.
-Quando hai deciso di fare domanda al Lux sapevi bene che, prima o poi, avresti dovuto scoparti qualcuno, giusto?-
Si irrigidisce all'istante, ma poi annuisce debolmente.
-È arrivato quel giorno, Cristy. Dovrai andare a letto con una persona molto importante e non dovrai fare casini.-
La guardo negli occhi, per farle capire che non stia scherzando, ma lei abbassa lo sguardo a terra.
Pensavo mi urlasse contro, che mi tirasse uno schiaffo o qualcosa di simile, ed invece rimane in silenzio ed appoggia il capo al finestrino.

Non sono sicuro del fatto che abbia capito cosa le abbia appena detto, ma poi si gira a guardarmi e l'unica cosa che leggo in quegli occhioni marroni è pura e semplice delusione.
-Pensavo che il grande Gabriel Ivokiv rispettasse la propria parola.- e me lo dice con così tanto disprezzo nella voce che quasi mi fa distogliere lo sguardo.
-A cosa ti riferisci?- la realtà, invece, è che so bene a cosa stia pensando.
-Non eri tu che mi dicevi che mi avresti insegnato a volare? Tu e solo tu?- l'occhiata che mi tira subito dopo mi colpisce come uno schiaffo in faccia.
-Era solo un gioco, Cristy. È vero...mi sarebbe piaciuto scoparti per primo, ma a me, che sia tu o un'altra, non importa molto.-
E, forse, la frase che ho appena detto ha colpito più me che lei. E cazzo..non avrebbe dovuto perché per me è veramente così, ma vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime non era previsto.
Rimane in silenzio, ma al mio occhio non scappano le sue mani che tremano.
Rimetto in moto l'auto e ritorno in strada.
L'hotel è sempre più vicino, eppure sto cercando di andare il più piano possibile.

-È molto dolce tua sorella.- ed è così che provo a dileguare un po' di tensione.
-Non osare nominarla, non ci provare nemmeno.- ringhia furiosa.
-Cristy, sapevi che prima o poi sarebbe successo. È inutile che adesso ti arrabbi.-
Ed ecco che mi fulmina un'altra volta con lo sguardo, ma poi la paura inonda nuovamente quegli occhietti.
-Ti prego, non farmi questo.- sussurra.
Altro pugno in faccia, che però non mi spiego.
Che cazzo mi prende?
Non le rispondo e parcheggio l'auto in uno dei posteggi davanti alla hall.
-Scendi.-
Rimane seduta al suo posto ed io sono costretto a fare il giro dell'auto e prenderla per il braccio.
Appena la tocco sussulta ed io ritraggo la mano come se mi fossi scottato.
Ed in parte è davvero così.
Non voglio che abbia paura di me. Io voglio che il mio tocco la faccia solo godere e non terrorizzare.

Entriamo in questo enorme hotel e lei, per fortuna, evita di gridare o cose simili, perché sa bene che non servirebbe a nulla.
L'arabo di merda è già seduto in una poltroncina a lato ed è proprio lì che mi dirigo, trascinando con me questa piccola ragazza.
-Ivokiv, ma che onore rivederti. Vedo che mi hai portato un regalino.-
E l'occhiata maliziosa che le rivolge la fa tremare sotto al mio braccio.
-Il piacere è tutto tuo.- ringhio di rimando.
Mi sorride furbo, ma poi passo subito in secondo piano nel momento in cui si avvicina a Cristy.
Passa il dito sul profilo del suo braccio e ridacchia ai brividi di terrore a cui risponde la sua pelle.
Con me rabbrividisce di piacere e non di paura.
Ma questa consapevolezza mi riporta a sentirmi ancora più in colpa.
-Vogliamo salire?- le chiede e lei si gira un'altra volta verso di me.
Non la guardo, perché sono troppo impegnato a fulminare quella cazzo di mano che adesso si è fermata sul suo fianco.
È così necessario che la tocchi? Insomma, non si rende conto che ha paura?

S'incamminano verso l'ascensore e, senza neanche accorgermene, mi ritrovo a infilarmici dentro prima che le porte si chiudano.
-Aspetterò fuori dalla porta.- replico in tono così duro che perfino lui evita di ribattere.
O così credevo, almeno.
-Meglio, sentirai le sue urla.- ammicca in direzione di Cristy.
Ed ecco che mi cristallizzo sul posto senza neanche rendermene conto.
La manina della ragazzina si intrufola nella mia e stringe così forte che quasi sento dolore.
Ma non dolore fisico, potrei quasi dire di sentire una stretta al cuore.

Le tengo la mano finché non arriviamo a quel maledetto piano e poi me la vedo portare via, oltre la porta che subito richiude.
Mi schiaccio con la schiena al muro e guardo l'orologio.
Le ventidue e tre minuti.
Lo sento bisbigliare qualcosa che però non riesco a capire e questo mi provoca ancora più fastidio.
Stringo i pugni e mi avvicino ancora di più alla porta, fino a starci praticamente attaccato con l'orecchio.
Guardo un'altra volta l'orologio e poi di nuovo quella porta che vorrei avere il potere di sfondare con lo sguardo.

Le ventidue e quattro.

Le ventidue e cinque.

Non sento niente, assolutamente niente.
Poi, però, odo un piccolo urlo strozzato e una corsa verso la porta.
-Stai ferma!- gli urla lui e poi sento un altro urlo.
-Gabriel! Gabriel, ti prego!-
-Ti ho detto di stare ferma!- poi il rumore di uno schiaffo ed è in quel momento che agisco senza neanche capire quello che stia facendo.
Apro quella maledetta porta e trovo Cristy rannicchiata in un angolo e quel bastardo che prova a toccarla.
-Allontanati da lei!-
Mi fiondo su di lui ed il mio pugno si va a schiantare sulla sua faccia.
-È stupro questo, bastardo maniaco!-

Mi inginocchio all'altezza di Cristy, che sta piangendo in un modo incontrollato, la tocco, ma si ritrae e piange ancora più forte.
-Cristy, sono io, sono Gabriel.-
Apre gli occhi e mi guarda.
-Giuro che non ti farò mai più una cosa simile, mi dispiace, mi dispiace tanto.-
Non riconosco nemmeno io la mia voce, sto tremando ed è una cosa che non ho mai fatto.
Piange ancora più forte, ma poi mi si fionda in braccio e mi stringe forte.
-Sei uno stronzo...un ba-bastardo!-
Mi urla contro mentre mi abbraccia ed a me va bene così.

-Andiamocene via.-
Mi alzo e stringo a me la ragazzina che ancora non ha smesso di tremare.
-Pessima mossa, Ivokiv.- risponde l'arabo, che sta cercando di fermare il flusso di sangue dal suo naso.
-Stai zitto.- sputo.
-Sarà lei quella che urlerà.-
La minaccia nascosta dietro queste parole mi fa provare un'altra stretta al cuore, che cerco di calmare una volta entrato in macchina.
Cristy è piegata su se stessa e si tiene le ginocchia strette al petto, trema come una foglia e sono sicuro che la causa non sia il freddo.
Mi levo comunque la giacca e la poso sulle sue spalle.
-Come ti senti?-
Non mi risponde e sono sicuro che, appena si riprenderà, mi salterà addosso e non di certo per scopare.

L'immagine di questa piccola bambina che prova a prendermi a pugni mi fa spuntare il sorriso, che subito sparisce appena mi lancia una occhiata lapidaria.
-Ti porto a casa mia. Siamo più vicini.-
Ancora una volta non mi risponde ed io sospiro pesantemente.
Passiamo il resto del viaggio in silenzio e, appena parcheggio l'auto, mi giro verso di lei.
Non so bene cosa dirle, ma non ho scusanti per il mio comportamento.
Non è da me fare una cosa simile, ma ancora meno avere ripensamenti.
È stata una pessima mossa dare l'impressione all'arabo di tenere a questa ragazza ed adesso ho paura che non sia al sicuro come lo era prima.
La minaccia ne è la prova.
-Voglio andare a casa.-
-È meglio che, per stanotte, tu resti qua. Dormirai nella stanza degli ospiti.-
-Ho detto che voglio andare a casa.-
Comincio ad innervosirmi e così mi avvicino pericolosamente a lei.
-Ed io, invece, ho detto che resterai qui.-
Sbuffa, per poi scendere dall'auto e sbattere la portiera talmente forte da farla tremare.

Chiudo gli occhi e trattengo con tutte le mie forze una imprecazione.
Stupida bambina del cazzo.
Scendo anche io e la guardo mentre corre verso la porta sbagliata.
-È di qua.- le urlo dietro e la vedo bloccarsi per poi girarsi e sorpassarmi con una spallata.
La mia pazienza è davvero finita e sto cercando di fare di tutto per non mettermi ad urlare.
Chiama l'ascensore e ci si fionda dentro appena le porte si aprono.
-Aspettami!-
Ma appena mi vede correrle incontro mi fa un sorrisino da stronza e preme il bottone per farle richiudere.
-Stronza.-
Prendo le scale e salgo fino al mio piano. Sono proprio curioso di sapere dove arriverà.
Non può sapere né il piano né, tantomeno, quale appartamento sia il mio.
Ma rimango a bocca aperta nel momento in cui la trovo ad aspettare davanti alla mia porta.
-Come cazzo fai a sapere dove..-
Mi sventola le chiavi davanti e poi sblocca la serratura elettronica.
Mi tasto le tasche dei pantaloni e, trovandole vuote, mi ritrovo a pensare che, questa piccola bambina, non smetterà mai di stupirmi.

Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora