29) GABRIEL

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Non posso dire di esser rimasto pienamente soddisfatto dall'incontro con l'arabo. Abbiamo parlato per molto tempo, è vero, ma non lo ho visto sicuro e convinto come, invece, avrei voluto. Mi ha spiegato come, dove e quando voglia colpire suo padre ed adesso sono io a dover riunire i miei soci, nella seconda riunione nel giro di pochi giorni, e se loro approvano e decidono di affiancarmi in questo colpo porteremo avanti l'accordo.

È mattino ed io sono già qui ad aspettare che il nostro solito tavolo si riempia dei miei colleghi. Oggi ho pure in programma di parlare col padre di Estreya, è strano il fatto che ancora non mi abbia fatto nessuna scenata per il modo in cui io abbia trattato la figlia, ma, per il momento, lei rappresenta uno dei problemi minori.
-Buongiorno, signor Ivokiv.- il capo mafioso del Marocco si siede in una delle sedie ed io ricambio il saluto con un cenno del capo. Una dietro l'altra, le altre si riempiono e, appena un quarto d'ora dopo, la riunione inizia.
-Grazie a tutti per essere venuti oggi. L'argomento che affronteremo sarà il piano con cui agiremo contro la famiglia Stvar. Ieri sera ho parlato con il figlio e mi ha detto che tra qualche settimana ci sarà un'importante cena d'affari che il padre ha organizzato in un edificio qui a Mosca. È la nostra occasione per colpire. Non vogliamo fare vittime inutili, per cui troveremo un modo per attiralo lontano dalla gente e lo uccideremo. Sarà una cosa rapida ed indolore, il tutto dovrà avvenire nel giro di tre minuti d'orologio. Ogni uomo avrà il suo compito e, se lo eseguirà, andrà tutto per il meglio. Ovviamente più avanti vi darò i dettagli, ma per adesso mi basta sapere se siete ancora dalla mia parte o se qualcuno di voi voglia tirarsi indietro. Ora o mai più.- fulmino con gli occhi tutti i presenti in questo tavolo e rilasso le spalle contro lo schienale quando restano tutti in silenzio.

-Non sarà di certo una cosa facile, potrebbero accadere mille imprevisti e quell'uomo è protetto da centinaia di uomini, ma quella sarà una cena importante e, da qual che ho capito, avrà ospiti di molta rilevanza. Sarà facile imbucarsi all'interno della festa e tenere gli altri avvisati sugli spostamenti che avverranno nella sala. Alla fine della cena ci sarà un'asta e tutti saranno impegnati su quella, i suoi uomini compresi perché avranno il compito di far rispettare le regole e mantenere l'ordine. In quel momento interverrà Hassan, che si avvicinerà a suo padre con la scusa di voler chiarire con lui per poter cominciare l'anno nuovo al meglio e gli chiederà di uscire per scambiare qualche parola. Sarà proprio in quel momento che entreremo in gioco noi e, nel giro di tre minuti, lo zar arabo sarà morto.- concludo il mio discorso e sorrido sadicamente nel momento in cui i miei uomini mi guardano con un ghigno stampato in faccia.

-Ci sono domande?-
-Come facciamo ad essere sicuri che esca da solo?-
-Se ne occuperà Hassan, ma comunque, anche se dovesse uscire accompagnato da qualche guardia, non avranno nessuna chance contro tutti noi.-
Annuiscono tutti e passiamo un'altra mezz'ora a parlare del piano.

-Perfetto, ci teniamo aggiornati.- mi alzo in piedi e comincio a raccogliere i documenti sparsi sul tavolo, per poi richiuderli nella cartellina.
Saluto i miei ospiti che iniziando ad uscire, ma poi noto Richard appostato nell'angolo vicino alla porta. Alzo gli occhi al cielo e mi preparo mentalmente a non perdere le staffe per il discorso inutile e senza senso che stiamo per affrontare.
-Risparmia il fiato: sai bene che io ed Estreya non saremmo durati e, ad essere sincero, mi sta proprio sul cazzo quella ragazza.-
Suo padre stringe i pugni e si avvicina minaccioso a me. Avevo capito che fosse arrabbiato già da quando, circa un'ora fa, sia entrato qui dentro.
-Non ti permetto di parlarmi così e, soprattutto, non ti permetto di parlare così di mia figlia.- ringhia ed io sorrido beffardo.
-Richard...non prendertela, ma tua figlia è proprio una perfettina del cazzo e, se devo essere onesto...- mi avvicino con la bocca al suo orecchio -...anche una gran troia.-

Diventa rosso dalla rabbia e prova a tirarmi un pugno che io subito intercetto e blocco.
-Se esci immediatamente da questa stanza farò finta che tutto questo non sia mai successo, ma, se invece non lo farai, non saranno molto piacevoli le conseguenze.- sto perdendo la pazienza e lui sembra notarlo. Sghignazza e si appoggia con la schiena al muro, incrociando le braccia.
-Sai, Gabriel, io ti conosco da quando eri molto piccolo e ti rispetto per quello che sei riuscito a portare avanti alla tua così giovane età, ma c'è una cosa che ancora non hai capito: mai spifferare tutti i tuoi piani ad una persona a cui hai appena fatto un torto.- ghigna.

Per una attimo vacillo e mi rendo conto del fatto che, se volesse, potrebbe rovinare tutto quello a cui stiamo lavorando.
Lui mi guarda ed annuisce, come se mi avesse letto nel pensiero. -Esattamente, potrei farlo. Ma ho deciso che, per ora, starò zitto siccome tenevo molto a tuo padre, ma stai attento a quello che fai, grande Ivokiv.- questa volta è lui a sorridere beffardo.  -Sarai molto importante e pieno fino ai capelli di soldi, ma sei pur sempre ancora un ragazzino senza esperienza che ha ancora tanto da imparare.-

-Questo ragazzino, se solo volesse, potrebbe riempirti la testa di proiettili in un solo secondo.-
-Oh, lo so bene. Ma so anche che non lo farai, tu non sei fatto così e questa cosa ti fa onore.-
Si gira e comincia ad incamminarsi verso la porta, ma, appena prima di uscire, si gira verso di me. -Nessun passo falso, Ivokiv.- e si sbatte la porta alle spalle.

Tiro un pugno potentissimo al muro ed un ringhio frustrato esce dalle mie labbra. Ho voglia di spaccare tutto. Sono molto agitato e nevoso ed adesso l'unica cosa che sarebbe in grado di calmarmi sarebbe una scopata. Scendo le scale in cerca di una delle ragazze, ma, appena vedo Serena girata di spalle, due occhioni marroni mi riempiono la mente. Cazzo, la verità è che vorrei solamente andare da lei e perdermi in quelle iridi che luccicano nel momento in cui si lascia andare a me. Credo sia la prima volta in cui io faccia attenzione anche all'altra persona durante un rapporto. Solitamente me ne sbattevo, ponendo me al primo posto, ritenendo il sesso come una valvola di sfogo che mi permetteva di rilassare i nervi, ma adesso mi piace vederla tremare per merito mio. Solo ed unicamente per merito mio. Guardo l'orologio, sono le undici passate ed immagino che a quest'ora sia a scuola, ho tempo, quindi, di passare a casa e farmi una doccia.

***

Esco dal box, asciugandomi velocemente e iniziandomi a vestire. Decido di rimare sul casual, indossando un jeans nero strappato ed una maglietta dello stesso colore. Ai piedi, invece, lascio le converse nere e mi ritrovo a sorridere al pensiero che quasi sicuramente le avrà anche lei.
Mi piace questa cosa, anche se non voglio ammetterlo a me stesso. Prendo le chiavi di una delle mie Mercedes e mi avvio verso la scuola, accostando al lato della strada ed uscendo dalla vettura appoggiandomi poi  alla portiera con la schiena. Il suono della campanella mi fa alzare la testa verso l'uscita e cerco di individuarla tra la folla di studenti che si lanciano fuori dalla porta. Credevo che sarebbe stato molto più difficile e invece i miei occhi individuano subito il biondo dorato dei suoi capelli ed agito la mano per farmi notare. La vedo spalancare la bocca ed iniziare a camminarmi incontro, mentre qualche sua compagna mi squadra con sguardo malizioso e ridacchia con le amiche. Quando, però, vedono Cristy fermarsi esattamente davanti a me e le mie mani trovare i suoi fianchi, la guardano male e con espressione sorpresa. Lei non le bada nemmeno ed io decido di fare lo stesso, portando il suo piccolo corpo ad incastrarsi tra le mie gambe. Abbasso gli occhi sulle nostre scarpe uguali e la faccio girare di schiena, facendola appoggiare al mio petto.
-Guarda.- indico con il dito i nostri piedi, i suoi due volte più piccoli incastrati tra i miei.
Lei sorride ed annuisce.
Non so perché mi piaccia così tanto, è una cosa stupida, eppure mi fa impazzire.

-Perché sei qui?-
-Passavo da questa parte per caso ed ho deciso di fermarmi visto che stavi per uscire.- ovviamente non le dico la verità, ma lei comunque non riesce a trattenere il sorriso.
-Hai fame?- mi chiede ed io annuisco. -Ho appena finito una  riunione, non ho nemmeno avuto il tempo di passare a casa.- altra bugia, in verità non avevo voglia di mangiare da solo.
-Possiamo andare a casa. Mia zia non c'è.-
-Ma guarda che sfacciata che è diventata la piccola Cristy.- sorrido malizioso e le faccio cenno di salire in macchina. Ovviamente arrossisce all'istante e farnetica qualcosa sottovoce che, però, non riesco a capire.

Arriviamo a casa sua e lei comincia a cercare nello zaino le chiavi.
-Dopo devo andare da mia sorella: me la lasciano vedere solo in determinati momenti, ma se fosse per me starei sempre lì.- i suoi occhi sono diventati improvvisamente pieni di tristezza e così le accarezzo una guancia per riprendere la sua attenzione.
-Tua sorella sa perfettamente il bene che le vuoi, basta vedervi insieme per capire del legame che vi unisce.-
Annuisce accennando un sorriso ed io prendo il mazzo di chiavi dalle sue mani che, a causa del tremore, non riusciva ad infilare nella toppa. Entriamo in casa e lei corre in cucina per nascondere le lacrime, sospiro e la seguo per poi prenderla per il polso e farla girare verso di me.
-Non devi sentirti in colpa.-
-Mi sembra di non fare nulla per lei, di non poterla aiutare come, invece, dovrei fare.- la sua voce si spezza e i suoi occhi lucidi sono un pugno nello stomaco.
-Hey, ragazzina, stai facendo tutto quello che puoi...- addolcisco la voce, appoggiandomi alla penisola.
Si appoggia a sua volta al mio petto, ma vederla soffrire così tanto non mi piace per nulla. Così faccio l'unica cosa che io conosca per provare a distrarla: le faccio alzare il viso allineandolo al mio ed unisco le nostre labbra.

Mi hai stravolto la vita (Mafia romance)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora